“La resistenza del maschio” di Elisabetta Bucciarelli – Appunti di lettura

La resistenza del maschioÈ appena uscito La resistenza del maschio (NN Edizioni, collana ViceVersa), ultima fatica – la definizione non è casuale – di Elisabetta Bucciarelli.

Una premessa – Sono molto legata al percorso professionale di Elisabetta, che ho avuto la fortuna di incrociare con Femmina de Luxe nel lontano 2008 e che da allora ho seguito con attenzione e crescente stima. Per questo motivo, e non solo, sono stata tra i primi lettori della Resistenza del maschio. Ne ho seguito l’evoluzione, il cambiamento di registro rispetto ai lavori precedenti, le impercettibili eppur significative modifiche che lo hanno portato a diventare lo straordinario romanzo che oggi inizia il suo cammino.

La resistenza del maschio è un romanzo sui rapporti Uomo-Donna. Una riflessione scomoda ma necessaria che nasce, non a caso, in un momento di crisi e si impone di fronte al crollo dei modelli tradizionali. Venuti meno i cardini, occorre ripensare le relazioni cercando una strategia non dico vincente, ma almeno in grado di arginare i “disastri emotivi” di cui siamo quotidianamente testimoni.

I personaggi – Principali: un Uomo, tre Donne (ma anche un Marito e una Moglie). Secondari: un Amico, una prostituta, una terapeuta. Altri.

Le tre Donne si incontrano nella sala d’aspetto di un medico. Ognuna ha una Storia, la sua storia. Si trovano in fasi della vita molto differenti, hanno bisogni ed esigenze diversi. Durante la lunga attesa arrivano anche a scontrarsi verbalmente, ciascuna arroccata sulle proprie ragioni. Parlano, come accade spesso anche tra donne che non si conoscono, di uomini. Uomini che le hanno abbandonate, che hanno disatteso le loro aspettative, che sono fuggiti. Uomini che non sono uomini, ma maschi (perché maschi si nasce, ma uomini si diventa).
In breve: Marta, la donna che vuole un figlio ad ogni costo, anche contro i desideri del compagno, è quella che ho faticato di più ad accettare, pur sapendo che si tratta di un modello diffuso. Marta è la donna dell'”Io ti cambierò”, destinata a fallire e tuttavia determinata a raggiungere l’obiettivo, costi quel che costi.
Chiara è la donna ordinaria, normale. Intrappolata in una spirale amorosa che non comprende fino in fondo, tuttavia ha un suo equilibrio, conquistato a fatica dopo il fallimento matrimoniale.
Silvia è – purtroppo – la figura in cui è più facile riconoscersi. Prende ciò che il mercato offre ma, se potesse disegnare un mondo a sua somiglianza, farebbe – forse – scelte diverse. Lei ripara, in senso reale e figurato, ma nessuno “ripara” lei.

L’Uomo misura. Fin dall’incipit del libro, l’Uomo si rapporta con il mondo circostante attraverso altezze, distanze, numeri. È il suo modo di conoscere la realtà.
L’Uomo è in realtà un maschio, anzi «La specie in mutazione dei maschi che resistono, quella che si sottrae, che non fa il suo dovere, non protegge, non mantiene, non fa figli, non fa un beato cavolo di niente». La donna – in particolare quella che parla, a voi scoprirne il nome – vorrebbe invece un Uomo “senza non”, un Uomo di pieni e non di vuoti.

L’Uomo – che per comodità chiameremo Emme, dall’iniziale del nome – ha come cifra costante la negazione. È un uomo realizzato con l’istinto del seduttore seriale: gli piace piacere ma, una volta raggiunto l’obiettivo, Emme si nega. Lo fa con le donne che frequenta, ma anche con le studentesse all’Università, con le ascoltatrici alle conferenze, con le artiste che aspirano ad eleggerlo curatore di una mostra.
Emme è perfettamente egoriferito, consapevole dei propri bisogni, incapace di progettare. Emme ha l’obiettivo – più o meno consapevole – di impedire l’appagamento (fisico, emotivo, mentale) delle donne che incontra.
Emme si nutre di mancanza, di assenza, di desiderio altrui. E di presente, qui e ora.
Forse vorrebbe anche altro, chissà. O forse questa è la pia illusione di noi lettrici: che in questo universo esista una Donna capace di entrare in risonanza con lui o, più realisticamente, che in un universo parallelo esista un Emme capace di impegnarsi con una Donna.

Emme è una costante: nella vita di ogni donna c’è stato, c’è o ci sarà almeno un Emme.

blu kleinCitazioni – Varie e colte le citazioni artistiche. Piero della Francesca, Flagellazione e Vera Croce. Francisco Hayez, Il bacio. Yves Klein e il suo Blu. John Everett Millais. Silvia Levenson.
Ma ci sono anche film, poesie, canzoni e rimandi a precedenti opere della Bucciarelli.
Un gioco nel gioco, riuscire a trovarne il più possibile.

Ironia – Se state pensando a un romanzo pesante, siete fuori strada. C’è molta ironia, nella Resistenza (nota: so che in questi giorni, a Mantova, il libro è stato rinominato “Il Maschio”, ma qui ci piace chiamarlo “La Resistenza”, se proprio dobbiamo sintetizzarne il nome).
C’è movimento. Succedono cose. Un incidente, un acquisto, un furto, un atto vandalico, un ritrovamento. Cose anche divertenti e un filo inquietanti, nel finale.

La resistenza del maschio si presta a essere letto, dal punto di vista delle donne, come un diario personale. Un’esperienza condivisa, unica eppure corale. Solidale e antagonista. Le storie di Chiara, Silvia e Marta sono individuali e paradigmatiche. Chi non è mai stata tradita? Chi non ha mai incontrato un uomo sfuggente? Chi non ha mai ceduto alla seduzione di un Narciso? Chi non ha mai condiviso una canzone? Chi non ha mai lanciato un piatto? Chi non ha mai desiderato un figlio?

Ma loro, gli Uomini, che pensano? Ecco, sarebbe interessante se gli uomini lo leggessero e da questa lettura nascesse un confronto leale. Se riuscissimo a trovare le parole per andare nella stessa direzione, invece che allontanarci, di spalle, in direzioni opposte.

La resistenza del maschio è una lettura obbligata, un punto di partenza.
Iniziamo a parlarne?

19 Comments

  1. Ale, se convieni che le stesse domande si potrebbero mutuare al maschile (Chi non è mai stata tradito? Chi non ha mai incontrato una donna sfuggente?…) lo leggo.

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    1. Ciao Vito,
      rispondo per me, per la lettura che ne ho dato io. Sì, certo, potrebbe essere letto al contrario, ma non è la storia del libro.
      “La resistenza del maschio” descrive diversi modelli, sia di uomo che di donna, e posso assicurarti che anche i modelli femminili sono difficili da digerire.
      Avrei altre cose da aggiungere, ma non posso farlo qua perché dovrei svelare troppo del contenuto del libro.
      Però leggilo. Ha meno partigianeria sessista di quanto la mia recensione lasci intendere 🙂

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      1. Hai colto in pieno. So che Elisabetta è brava, ma ero perplesso perché temevo di finire dietro una barricata vetero-femminista che in genere mi irrita.

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      2. Ho letto. Non so che dire. O meglio , troppo da dire e non sono capace di racchiudere in una sintesi.

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      3. Però una cosa è doveroso che la dica. Elisabetta e brava, colta ( anche troppo, ma questo è un mio limite) e ha creato una buona architettura. Brava.

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  2. Proviamo a cominciare da una battuta: I protagonisti, maschi e femmine, più che di un ginecologo avrebbero necessitato di uno psichiatra. M, più di tutti, mi è parso geneticamente difettato, tanto che, se avessi scoperto alla fine della lettura che si trattava di un alieno, non mi sarei stupito.

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    1. Tu sei fatto di una “sostanza” diversa, lo so. Ma il mondo, oggi, è pieno di Emme. Non sono difettosi, sono “nuovi”. E noi Effe non sappiamo come entrare in relazione con loro.
      (Quanto allo psichiatra, serve, eccome se serve…)

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      1. Nella saggezza popolare c’era un detto dialettale: Chi è fess’ u ciucc’ o chi u tir’? Vale a dire che certi M, che tu chiami nuovi e io chiamo difettati, non sono i soli M a popolare questa terra. In attesa che qualcuno trovi il modo di curarli, sarebbe meglio che certe F, se non vogliono “difettarsi” insieme a loro, li lasciassero cuocere nel loro brodo da soli.

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      2. Sì, ho capito il senso (se vuoi edito il commento).
        Gli Emme sono tantissimi. Elisabetta potrà confermarti che, durante le presentazioni che sta facendo, raccoglie storie simili a quelle del libro.
        Io stessa ne ho vissute e ne conosco per sentito dire dalle amiche.
        Insomma, questa è la realtà con cui facciamo i conti…

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  3. Non ho dubbi sul fatto che esista un numero considerevole M, che siano molti o moltissimi poco cambia. Il punto che mi premeva sottolineare è che F commette l’errore, a mio avviso, di dargli corda. Quel tipo di M del libro è un pazzo scatenato, e le F che l’hanno incontrate sono state anche troppo fortunate (nel senso che l’autrice le ha risparmiate da derive violente).
    Il romanzo, comunque, sollecita altre riflessioni e potremmo parlarne per giorni.
    P.S. Edita pure.

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      1. Tralasciando i protagonisti del romanzo e parlando più in generale, e se fosse tutto legato a un assenza di progetto?

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  4. Penso che sia un discorso di paure, di noi maschi, nel doversi confrontare con modelli doversi, nei rapporti uomo-donna.
    Ci si nasconde nel proprio “habitat” dove tutto è più chiaro e sicuro: la casa, il lavoro, le abitudini. E si usano le chat, perché non si deve fare lo sforzo di parlare guardando in faccia le persone ..
    Ma ho bisogno di rifletterci ancora sopra.
    Bella recensione e bel libro.
    Aldo

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      1. Titti abbiamo paura, guai se non fosse così, il problema è la gestione della paura

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