Vanni Sbragia
Un po’ meno di niente
Fernandel, 2021
Recensione di Patrizia Debicke
Uno pseudonimo, Vanni Sbragia. Una storia, il solito giallo-noir-thriller. E invece il libro si rivela ben altra cosa. Un giallo, sì, forse, l’impalcatura c’è, il percorso d’indagine anche, con la logica svolta finale e la scoperta del colpevole da manuale. Ma Un po’ meno di niente è soprattutto un attacco pieno di ironia, in cui non tralascia una “sportiva” autocritica, all’ambiente letterario, che Vanni Sbragia ha imparato a conoscere.
Vanni Sbragia cita tutti senza risparmiare scrittori, aspiranti tali, blogger e giornalisti, senza lesinare critiche al vistoso carosello dei premi letterari. E, da uomo intelligente qual è, ha scelto il metodo scherzoso che gli è più congeniale: scrivere un romanzo con lo sfondo di una trama gialla, un omicidio e, come palcoscenico più allargato, un’indagine legata ai libri in genere.
Diciamo subito che lo pseudonimo Vanni Sbragia, per chi conosce l’autore, regge per poche pagine; per di più l’autore è qualcuno che apprezzo sia come scrittore (pubblica e con successo da anni), sia come collega e amico. L’ho scritto anche quando ho recensito i suoi libri. Ma ha fatto bene a usare uno pseudonimo per parlare dell’ambiente editoriale e del troppo spesso isterico microcosmo degli autori di ogni genere, in troppi e, salvo rare eccezioni, sempre pronti a battersi e azzannarsi per lo stesso scarno osso. E a plateale dimostrazione non mi perito di citare le parole caustiche che utilizza per inquadrarci il sistema: “Teniamo presente che in Italia vengono pubblicati quasi duecento libri al giorno fra editoria vera, editoria a pagamento e autopubblicazione. Oltre l’ottanta per cento di quei libri non arriva a vendere cento copie e il novantasei per cento non ne vende mille. Molti (tutti?) degli autori che rientrano in quella percentuale si atteggiano sui social a scrittori, si inventano tour di presentazioni in giro per l’Italia (portandosi dietro le copie del loro merdoso libro che non avrà mai distribuzione), millantano posizioni di tutto rispetto in classifiche parziali di siti di vendita online (che ti sparano fra i primi dieci se hai venduto una ventina di copie), partecipano a fiere, rassegne, presentazioni di autori veri, entrano nel giro dei premi fasulli inventati di sana pianta da sfigati come loro e per sfigati come loro… Insomma fingono. Di far parte di qualcosa, di essere qualcosa”.
E, per arrivare a dire questo, Vanni Sbragia introduce il suo personaggio Vanni Sbragia in un’esperienza di emancipazione, in un’operazione liberatoria che si diverte a demitizzare la fama dello scrittore, a suo dire “gloria da stronzi”. Quella piccola “gloria” di tanti che scrivono e magari non male, ma sono costretti a fare a gomitate in un ambito dove le copie vendute diventano sempre meno, i guadagni sono ridicoli e la fama è confinata a quattro gatti magari social o a pochi fedeli amici. E solo per avvicinarla spesso bisogna accettare tanti piccoli compromessi. Anche perché, volere o volare, si vuole farlo. Meglio riderci sopra, allora, e scriverne con spirito, soprattutto per divertirsi.
Per non parlare di sesso come merce di scambio. Triste realtà in tanti ambiti lavorativi. Anche in questo romanzo si conferma che si fa sesso per poi scrivere e pubblicare libri… il mondo dell’editoria non sfugge a questa squallida routine. Ma da mondo di pasticcioni qual è, spesso la faccenda non funziona. Magari qualcuno cede e si concede con la “speranza/sogno” di pubblicare… e poi non pubblica affatto.
Vanni Sbragia è diverso? In un certo senso, sì. Vive, in una bella casa di Milano, una doppia vita: una solida carriera di dirigente, con famiglia (moglie e figlia adolescente) e la passione per la scrittura che gli ha dato la soddisfazione di pubblicare libri di un certo successo. È un bell’uomo. Il successo, offrendogli visibilità e gratificandolo, gli ha dato anche modo di sfogare fuori casa i suoi sfrenati appetiti sessuali, barcamenandosi tra moglie e amanti e magari intrattenendo contemporaneamente più relazioni.
Ma tutto il suo bel castello di carte da egoista, fedifrago e opportunista crollerà quando Vittoria Ravaglia, una delle sue donne, una bella torinese, viene ritrovata uccisa da quindici coltellate. La Ravaglia era anche la direttrice di una delle più importanti case editrici italiane. E gli ultimi messaggi hot del suo cellulare sono indirizzati proprio a Sbragia. La polizia, nella fattispecie l’ispettore Grappasonno, lo interroga. Per fortuna il nostro ha un alibi decisamente solido. Il problema è che una blogger agguerrita (con all’attivo romanzi da neanche 500 copie vendute), una delle sue tante conquiste poi liquidata senza complimenti, ha degli agganci nella omicidi e ha saputo della sua convocazione in Fatebenefratelli e il perché. Per vendicarsi, ma soprattutto per sfruttare lo scoop, lo ricatta: o Sbragia le racconterà un po’ di gossip ad alto tasso erotico dell’ambiente giallo-noir oppure la donna farà trapelare il motivo della convocazione in polizia. Vanni, nella speranza di riuscire ad arginare le sue richieste, cede e le spiattella una serie di scottanti e compromettenti indiscrezioni su scrittori famosi che conosce bene. Ma, come temeva, la voglia di scoop e di vendetta della blogger non ha freni.
La mattina dopo, infatti, lo strillo di anteprima recita a caratteri cubitali: “Tutti scopano con tutti”. Poi, più in piccolo: “L’amante segreto di Vittoria Ravaglia svela i torbidi intrighi del mondo dell’editoria italiana.” E i particolari che dà sull’amante segreto lo tradiscono smaccatamente.
A questo punto la vita di Vanni Sbragia entra in stallo. Nel mondo letterario tutti gli voltano le spalle; con la moglie, dopo una vita di tradimenti e bugie, ci sarà una dolorosa separazione; incomprensioni anche con la figlia. E tuttavia il suo nome, che ha fatto notizia, stranamente paga. La faccenda gira a suo favore… Un suo vecchio testo, in lista d’attesa ma dal contenuto decisamente hot, viene pubblicato e funziona alla grande. La risonanza mediatica della storia con la Ravaglia lo sbatte in primo piano ovunque e gli regala grande successo. Però, nonostante gli eventi letterari (imperdibile ed esilarante la descrizione di un Gran premio di poesia in provincia di Lodi) e una girandola di nuove conquiste, Vanni si sentirà coinvolto emotivamente e finirà col mettersi sulle tracce dell’assassino. L’indagine sul delitto, suggerita anche dalla polizia, lo porterà sulle tracce del manoscritto di un’aspirante scrittrice di appena vent’anni, rifiutato anni prima dall’editrice assassinata. La ragazza, l’autrice si era suicidata…
Riuscirà il nostro cialtronesco antieroe a trovare un attimo di pace, a rimettere in sesto la sua vita cinica e sgangherata, a trovare il vero assassino e a fargliela pagare? E infine, ciliegina sulla torta, riuscirà finalmente a scalare le vette delle classifiche di questa sarabanda infernale da morti di fame?
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