Letture al gabinetto di Fabio Lotti – Marzo

fabioenipoteQuesta volta vado a braccio con i pensieri che mi sgorgano spontanei qui sulla tazza. Ho un blocchetto in mano, prendo appunti e poi me li infiocchetto al computer. Non chiedetemi come faccio a stare in equilibrio perché non vi rispondo.

Amore fraterno. È arrivata una bella nipotina. Si chiama Jessica e succhia il latte come un’idrovora. Mentre la tengo in collo dico a Jonathan “E ora cosa faccio?”- “Buttala in aria, nonno”.
Parto dal paese che affonda nella merda ed essere al gabinetto è già un bel punto di osservazione. Non so se ce la faremo ad uscirne e guardo con infinita speranza a questi miei due pargoletti. Forse quando saranno grandi…

Passeggiando in internet tra blog più o meno culturali. Letteratura bassa, letteratura alta, il romanzo rosa e il romanzo rosa spento, il romance, le sfumature di ogni tipo e di ogni colore (sembra di essere dal barbiere), si legge per imparare, si legge per divertirsi e qui e là e sotto e sopra. O mamma mia bella, leggete e scrivete come vi pare e non fatevi tante seghe mentali.
Tutti addosso a Umberto Eco che paragonò Cassola a Liala, dando così un senso dispregiativo a entrambi. Io non ce l’ho con Liala. Ma nemmeno con Umberto Eco.

“Di mamma ce n’è una sola”, si diceva una volta. Di mamma ce n’è più d’una ribatte Loredana Lipperini nel suo ultimo libro pubblicato da Feltrinelli. Vedete un po’ voi (nel senso leggetelo e fatevi un’idea).

Vanno di moda i racconti. Una marea, un esercito di racconti stanno invadendo le librerie. Vecchi, nuovi, nuovissimi, di tutte le razze, di tutte le specie. Belli e brutti, lunghi e corti. È la rivincita dell’Antologia, del gruppo sull’individuo. Una trenata di scrittori e pseudo scrittori tutti insieme pigiati come sardine sul tram. E se il libro va male la colpa è sempre di quello accanto che, tra l’altro, non si è lavato le ascelle e puzza come un topo di fogna.

Tagliente come una lama, da leggersi tutto d’un fiato, non vi farà dormire ecc… Se trovate questi commenti (e li trovate) ad un libro non leggetelo. Tra l’altro se mi devo tagliare, finire il malloppo in un attimo e passare le notti in bianco chi me lo fa fare di spendere dei soldi?

Scrittori ribelli sul web. Quelli dell’Art Li o giù di lì. Contro l’editoria tradizionale. Spazio ad una letteratura innovativa che non rientri nei soliti schemi e nei soliti generi. Si va contro tutto e si spacca tutto. Poi arriveranno altri scrittori ribelli che spaccheranno tutto quello che hanno costruito i precedenti scrittori ribelli. Io sono sempre più pervicacemente convinto dell’anno sabbatico. Calci in culo, mazzolate nelle palle e tutti (compreso il sottoscritto) a lavorare nei campi. Vedresti come salirebbe il pil!

Copertine di spalle. Voglio dire copertine con persone, donne, uomini, bambine e bambini, visti di spalle. Mentre scendono le scale o vanno lungo una strada isolata che di solito porta ad un bosco. Un trucchetto per creare mistero e paura, ancora prima di leggere la storia, che nella maggior parte dei casi fa solo cascare le braccia (a dire la verità avevo in mente un altro tipo di caduta).
Sulle copertine, poi, dove ci sono volti e occhi sgranati di bambini non dico nulla perché mi pare diventata una moda un pochettino vigliacca (l’ho detto).

Indagano tutti. Nella letteratura poliziesca. Non c’è classe sociale o tipo di lavoro che non ne siano investiti. Tra poco, per trovare qualcosa di diverso, toccherà pure alla mia suocera con l’alzheimer.

Con Patricia Cornwell ritornano le ossa. Ultimo titolo Letto di ossa. Altri sparsi in qua e là: Il collezionista di ossa di Jeffery Deaver, La città delle ossa di Michael Connelly, Il silenzio delle ossa di Michael Baden e Linda Kenney, Carne e ossa di Kathy Reichs, Le ossa del diavolo sempre della stessa, Ossa nel deserto di Sergio Gonzáles, Scritto nelle ossa di Jefferson Bass, L’angelo delle ossa di John Connolly e perfino Le ossa di Dio di Leonardo Gori ecc… [Mi permetto di aggiungere L’osso di Dio di Cristina Zagaria, n.d.b.]

E allora un grido mi sorge spontaneo dal cuore Dateci la ciccia!

I G.M. sono sempre in primo piano. Pochi sghei, ottimi prodotti. Una mano santa in questi chiari di luna. Già avevo letto (con qualche distinguo, ad essere sincero) Doppia indagine di Marzia Musneci, Mondadori 2011, per cui non ho avuto alcun problema a beccarmi anche questo Lune di sangue, Mondadori 2013,  della stessa autrice.

Un morto trafitto da molte coltellate, nudo, le mani mozze, trovato in una grotta dove si svolgono notturni riti di magia da parte di sette più o meno sataniche. Questo l’aspetto più importante. L’altro punto è che l’investigatore Matteo Montesi deve ritrovare il ritratto di una donna bellissima di valore affettivo per Arianna Caldoni (dice lei) a cui è stato rubato. Le due cose sembrano staccate fra loro, senonché pare che in qualche modo la nostra Arianna sia coinvolta in certe faccende degli adepti del Bosco Sacro che frequentano le famose grotte.

Ad aiutare Matteo nelle ricerche le due “spalle”, Massimo Calamandrei e Luca Persichetti (Yorich), sua compagna di vita Cristiana Perla, agente di polizia con la quale mantiene una relazione senza coabitare che per lei convivenza e matrimonio sono tomba dell’amore (però vuole un figlio), amico fraterno Edoardo, micione casalingo che prodiga coccole e consolazione.

Indaga il commissario Felice Santarelli (un litro di caffè al giorno), amico di Massimo con il quale si trova talvolta in contrasto. Il tutto si complica con l’assassinio di un’altra vittima che presenta le stesse modalità (nuda con le mani mozzate) e il tentativo fallito di far fuori un giornalista impiccione.

Storia abbastanza complessa, bene organizzata. Di mezzo pure una banda di malfattori, il clan Carrera (estorsione, droga, prostituzione), che crea scompiglio nella vicenda e qualcuno che vuole uscire, invece, dal giro del malaffare. Al centro il nostro “eroe” con il suo lavoro (anche traduttore), la sua storia sentimentale, le sue passeggiate, i momenti di crisi con sensazione di cappa pesante e accerchiamento e momenti di ripresa. Finale movimentato.

Scrittura lenta o veloce (frasette puntute) secondo la necessità intrisa di humour e ironia inserita in giusta dose. Un sentito omaggio alla forza delle donne “Le donne ce la fanno sempre”. E di fronte a quello che sta accadendo oggi (ma anche ieri) a loro danno mi sento di condividere in pieno.

Sì, ce la faranno. Anzi, ce la faremo.

Non la tiro per le lunghe su Il bandito invisibile di Edgar Wallace. Storia  incasinata il giusto (e infatti non la presento nemmeno) secondo lo stile di Wallace, ricca di colpi di scena, di movimento, di personaggi che appaiono e scompaiono all’improvviso. Scrittura veloce che non lascia spazio agli approfondimenti (personaggi scarnificati), buttata giù di getto, senza troppa cura, senza una rielaborazione, come se fosse da riprendere e sistemare in un successivo momento (ma per lui andava bene così e anche ai suoi innumerevoli lettori).

Un libro che non mi sconfinfera un granché anche se ne capisco l’importanza nella evoluzione storica del romanzo poliziesco. Ma voi leggetelo lo stesso che i neuroni rimasti sono ormai in caduta libera.

Bello In un vicolo cieco di Anne Perry con il suo inseparabile Thomas Pitt (quando non c’è William Monk) dei Servizi di Sicurezza. Siamo a Londra alla fine dell’Ottocento. Un attentato dinamitardo da parte degli anarchici e ci rimane stecchito il capo del gruppo ucciso, però, non dall’esplosione ma da una mano misteriosa. Racconto svolto con la solita maestria stilistica capace di creare personaggi che rimangono impressi nella memoria (oltre all’atmosfera del tempo). Straordinari quelli femminili.

Passo a La bella di Buenos Aires di Manuel Vázquez Montalbán, Feltrinelli 2013.

Biscuter a Carvalho “Lei, capo, manca di modernità”. Unico mezzo tecnico presente nell’ufficio il telefono. Immobilismo. Bisogna stare al passo coi tempi. Occorre almeno un fax per la ditta “Carvalho & Biscuter, detective associati” (intanto ci si tira su con “spaghetti alla genovese e blanquette d’agnello al curry”).

Subito la magia del fax con la richiesta di un consulto. Sparita una ragazza che avrebbe potuto essere l’Emanuelle argentina (chi non ricorda Sylvia Kristel?). Bisogna cercarla. Trovata morta come barbona assassinata da una serie di pugnalate, l’ultima al cuore. Nome Barbara Helga Singer, Palita “per i suoi colleghi di miserie”. Una ragazza che sognava di diventare una star, sfruttata e rimasta incinta. Indagine della polizia, di Carvalho e Biscuter. Nel mondo del teatro, fra i barboni che hanno la merda come corazza “sul corpo e sull’anima”.

Altri morti ammazzati, un po’ di sesso (Biscuter montato da una Pepita sbracata) anche per Carvalho dimentico di come sia fatta una donna, la buona cucina che ritorna ogni tanto (vedi l’agnello in salsa di capperi), la fissazione di bruciare i libri che non insegnano a vivere ma solo a mascherarci.

Ma chi è l’assassino? La Storia, la guerra sporca, il passato? O si tratta di uno spunto individuale? Una brutta vicenda che scopre una società  ipocrita, fatta di compromessi, raggiri e violenza (di mezzo pure un corpo operativo speciale) delineata con un sorriso ironico leggero (soprattutto se si parla del “moderno” Biscuter, ex ladro di macchine costose) e spesso malinconico, con un buon finale da colpo di teatro.

Montalbán è Montalbán.

Un libro da tenere sul comodino. Parlo di Noir – Istruzioni per l’uso di Luca Crovi, Garzanti 2013. Un impasto di storie, aneddoti, spunti di vario tipo su grandi autori di noir con le loro confessioni dirette, i loro metodi di lavoro, le loro idiosincrasie. Una lettura colta e gradevole nello stesso tempo espressa in uno stile affabulatorio che ti spinge ad andare avanti in maniera istintiva.

Vi consiglio, sempre dello stesso autore, Tutti i colori del giallo, Marsilio 2002, poi i tre volumi di C’era una volta il giallo di Gianfranco Orsi e Lia Volpatti, alacran edizioni 2005/06/07. Accanto metteteci il Dizionario atipico del giallo 2009 e 2010 di Maurizio Testa (c’è anche la nostra Buccherina!) delle edizioni Cooper e per finire il Dizionoir a cura di Mauro Smocovich, Delosbooks 2006 (ce ne sarebbero tanti altri ma dopo un po’ ci si spalla).

Altro libro da leggere Il caso sbagliato, Einaudi Stile Libero 2008 (anche in ebook), di James Crumley. Lo cito per citare pure il blog di Omar Di Monopoli e qui la rece del sottoscritto. Fateci una capatina che ce n’è di roba buona.

Ecco cosa ci manda la nostra inossidabile Patrizia Debicke (Debicche)

“Stavolta mi sono portata in bagno, e ho fatto bene, Cosa combini commissario Hunkeler? di Hansjörg Schneider, scrittore e drammaturgo svizzero.

Il suo personaggio, Peter Hunkeler, commissario in servizio alla  polizia criminale di Basilea, presenta  alcuni tratti autobiografici del suo autore, è nato in Aarau come lui, vive a Basilea nel Ring quartier e frequenta gli stessi locali di Schneider. Weiter teilen sie auch ihre linksliberale Gesinnung und einen ausgeprägten Hang zum genauen Beobachten und Beschreiben. E come lui è  antinconformista, liberale e osservatore.

Con l’aiuto di  un commissario agli antipodi dei  moderni e quasi semidei tecnologicizzati eroi, che da un bel po’ invadono gli schermi televisivi e le librerie, Schneider mi ha coinvolta in una storia che sembra  scritta con la stessa macchina da scrivere che usava Simenon. Ma Peter Hunkeler, un ultracinquantenne flemmatico e disincantato, è molto diverso dal pantofolaio Maigret. Gli piace far tardi sbevazzando nei localacci del quartiere, battuti dalla stessa teppa che prima o dopo dovrà spedire in galera. Tollera a fatica  il confronto giornaliero con la spocchiosa incompetenza di superiori, colleghi e sottoposti, che viene dell’ottusità sociale della maggioranza silenziosa del suo paese, più che della stupidità individuale, e vive con un certo disagio il suo dovere, sempre a cavallo tra la voglia di mandare tutto al diavolo e l’impulso incontenibile invece ad andare avanti per scoprire il colpevole, fregandosene di lacci, laccioli e regole. Altrettanto il bravo commissario ha due certezze. La sua donna: Hedwig, una maestra d’asilo aperta, scopaiola, solare, comprensiva e sempre pronta a ridimensionare tutto con una battuta. E il suo paese, la Svizzera, con le sue abitudini millenarie, la sua posizione geografica (Basilea confina con l’Alsazia, la Francia), i suoi paesaggi, la sua natura spesso incontaminata e la sua cucina. Sulla trama non dico nulla. Prendetelo e portatelo al gabinetto!”.

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Aggiungo, infine, il bel contributo della lettrice Rosanna Margiotta. “Ho imparato a leggere a cinque anni. All’epoca, e per molti anni successivi, i miei genitori mi mandavano a trascorrere le vacanze dai nonni nel profondo Sud, con mia somma gioia perché questo significava campagna e libertà sfrenata. La campagna significava anche un bagno senza acqua corrente, un bagno pienamente ottocentesco, con il catino, la brocca ed il secchio ed un mucchio di vecchissime copie della Domenica del Corriere, quelle con le splendide copertine disegnate dal Beltrame, dove ho imparato cosa fosse “un’opulenta circassa” e come ottenere una postura del didietro apprezzabile come quella delle circasse originali, chi era il ras Menelik e dove fosse Giarabub. Da allora non ho più smesso, né di leggere né di essere una cultrice delle letture del gabinetto.
Come libro da sobbalzo sulla tazza propongo un John Fante d’annata, scoperta per me recente, e in particolare  A ovest di Roma che è stato il primo che ho letto. Forse meno noto di altri, da Chiedi alla polvere a quelli incentrati sulla saga dei Bandini. Del libro raccomando il primo racconto in cui Fante ha descritto con umanità, umorismo e coraggio la realtà umana, così umana di un uomo ormai ben più che maturo, con quattro figli che rappresentano l’espressione del fallimento delle sue aspirazioni, in piena parabola finale anche professionale, solo nell’impossibile aspirazione verso un’Italia vista come origine, lontana e romantica, incapace di partire ma anche di restare nella casa che detesta come luogo fisico e dove ormai anche la moglie, l’unico fedele appoggio, dubita della sua sanità mentale e del suo equilibrio. E tutto questo sfacelo è descritto con grazia, umorismo e risoluta onestà, lasciando il lettore che magari per età si sente o è prossimo alla stessa fase della vita dell’autore con un sorriso altrettanto malinconico e con un senso di umoristica rassegnazione – oltre ad essere conquistato dalla maestria dei dialoghi e dalla capacità di gestire e rappresentare il nodo aggrovigliato delle dinamiche familiari”.

Con i proventi dei miei libri sulla falsariga delle famose sfumature Il batacchio infernale, Edizioni Sottoachitocca 2012, Il randello dell’avvocato, Edizioni Checidòchecidòchecidò 2012 e Il nespolo assassino, Edizioni Mammamiaquant’ègrosso! 2013, ho acquistato una villa al mare per organizzare dei bunga bunga al bacio (di nascosto alla mogliera). Solo che ad un certo punto, quando mi ritrovo solo con una pupazzola dalle forme rotonde, non mi ricordo cosa fare. Comunque, nell’attesa che riacquisti la memoria, ho già buttato giù il canovaccio (quando scrivo, invece, guarda un po’, mi ricordo di tutto) de La farfallina birichina per le Edizioni Miposodappertuttosenzafapagàuncentesimo e spero ancora nella benevolenza dei lettori.

Grazie, grazie di cuore.

Fabio, Jonathan e Jessica Lotti

 

17 Comments

  1. Eccellente, come sempre. Spassoso. Mi vien voglia di “farmi leggere” da uno come lui, sul cesso! Sempre se accetta manoscritti, s’intende….. Spero proprio li accetti!
    Salut!

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  2. Caro Eddie
    non leggo manoscritti ma leggerei volentieri un tuo intervento nella mia rubrica come dico a tutti i lettori. Se vuoi spedisci ad Alessandra un piccolo intervento su un libro che ti ha fatto saltare sulla tazza del water che poi me lo gira.

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    1. Peccato, davvero un peccato! Le avrei inviato volentieri un mio manoscritto! Va bene, adesso sto leggendo una raccolta di racconti di Anton Cechov… vedrò.
      Salutissimi!

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  3. Ottimo, Fabio!
    Ma dico io, proprio tu che sei il nonno, tu che come me (e un pezzo davanti a me) hai ragiunto la pace dei sensi, conduci teco quelle due creture, anime pure, in queste scurrili (seppur goliardiche) dissertazioni letterarie, in questo trivio allusivo ( e nemmeno tanto) dei peccaminosi piaceri (e dispiaceri) carnali? Attento che se ti becca la figlia ti stacca la connessione 🙂

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    1. Fabio, io faccio i fatti. Il mio contributo l’ho già mandato al centro ispettivo del CVNI… preoccupati.

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      1. Aspettavo un commento di Fabio per rispondere al tua domanda, ma vedo che latita (se la sta facendo sotto dalla paura), ma l’intervento di Rosanna, che addirittura gli vuole affidare i figli, m’impone di chiarire. Il CVNI è il Comitato Ispettivo Nonni Inaffidabili.
        Il Comitato, verificata l’inaffidabilità, gli affiancherà un nonno di sostegno, il quale, armato di randello (in questo caso rigorosamente di legno), vigilirà che, in presenza dei nipoti, non faccia uso di doppi sensi volgari ed esplicitamente sessuali.
        Il nonno di sostegno, inoltre, curerà che Fabio si avvii a un processo di riabilitazione lessicale e gli farà scrivere centinaia di volte sulla lavagna frasi del tipo: il batacchio è il battaglio della campana o della porta di casa; il randello è un grosso bastone usato per infliggere percosse.
        Fabio, se ci sei, batti un colpo… col batacchio 😉

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  4. Cielo, Fabio, il sovraccarico di lavoro mi stava facendo perdere un capolavoro di ironia, sottigliezza ed originalità. Mi piacerebbe vederti all’opera con i pupi, grande e piccola, che sicuramente ti apprezzano come il miglior nonno del mondo ma non hanno ancora capito che fortuna che hanno … Sarei disposta ad assumerti come nonno a progetto per la mia figliolanza, fai tu le condizioni.

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  5. Infatti ero in pensiero e stai a vedere che Rosanna mi ha lasciato. Vivo questa ultima parte della vita con un certo distacco e dunque mi viene spontaneo il tratto ironico. Grazie per il tuo contributo.
    Sono in apprensione per il centro ispettivo di Vito… 🙂

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    1. E fai bene a essere in apprensione, leggi cosa ho risposto ad Alessandra mentre tu facevi questo commento!

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      1. e insomma, si tratta di pargoli toscani, non vorrai potargli la naturale propensione alla loquacità e sanguignità!!!

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      2. Ah, dimenticavo, nel programma di rieducazione è previsto anche che dedichi 2 ore al giorno a dar da mangiare alle papere davanti al laghetto, e, con la pettorina gialla, vada all’ingresso e uscita dei bambini da scuola (ogni mattina, compresi i giorni in cui la scuola è chiusa) per farli attraversare sulle strisce, il tutto al solo scopo di tenerlo lontano dal gabinetto e dal pc :-]

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  6. Purtroppo il gabinetto è diventato una droga e saranno vani tutti i tentativi di disintossicazione. Sul prossimo numero avremo anche una riunione di gabinetto condominiale… 🙂

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    1. a questo punto meglio certi gadget che ho visto qui a Roma che consentono di giocare a golf sul gabinetto o a basket, con tatno di mini campo o di cesto ad altezza tazza …:-)

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