Letture al gabinetto di Fabio Lotti – Luglio

OLYMPUS DIGITAL CAMERAQuesta volta non ho portato libri al gabinetto. E non ho portato neppure la mia solita ironia goliardica toscana. Ho portato qualche ricordo. Qualche flash, qualche lampo della mia vita. Lo sguardo preoccupato della mia mamma che mi ha lasciato da ragazzetto imberbe, quello cupo del mio babbo dal quale avrei voluto almeno un abbraccio. Altri tempi. Chissà, forse oggi…
Ho ripensato ai miei figli, Riccardo e Claudia, cresciuti così in fretta… Stavo per rimuginare sui miei errori nei loro confronti ed entrare in quel labirinto patetico tipico dei vecchietti con il sospiro lamentoso che voleva uscire dal petto, quando mi sono ricordato di avere due nipotini e posso recuperare. E vai!!! (So tutto sulla Pimpa, su Peppa Pig, Spider Man ecc…).

Spiluzzicature:

Le indagini di Dante di Giulio Leoni, Oscar Mondadori 2013.
Bella forza! dirà qualcuno. Facile spiluzzicare un libro così di un autore affermato. Tra l’altro quattro storie raccolte in quasi novecento pagine per quindici euro sono una manna dal cielo in questo momento (solo un momento?) di crisi. È vero. È stato facile. Ma sono un pigrone del Toro e allora potete capirmi. Questa volta sono andato sul sicuro avendo già letto a suo tempo qualche indagine.

Sempre per restare nell’ambito del giallo storico e degli Oscar Mondadori ho spiluzzicato qualche libro di Danila Comastri Montanari fra cui uno in particolare dove vengono fuori dei “latruncoli”, praticamente gli scacchi romani, antenati del gioco moderno (fissazione). Vi ho dato un indizio. Trovate il libro e mi sa che non vi pentirete.

In casa mi sono messo a rileggere in qua e là Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II di Fernand Braudel (più di 1500 pagine, li mortacci!) che mi era servito per un esame di laurea con Giorgio Spini e mi è venuto un groppetto in gola nel ricordare il grande Maestro e lo sforzo disperato sul malloppone storico (bello, in verità).

E a proposito di mallopponi, dopo quelli scandinavi che tanta leppa hanno creato nei nostri affabulator di cose turche (nel senso di scatafasci mortuari), ecco che arrivano (sono arrivati) anche i cinesi a rompere le uova nel paniere. Dappertutto come il prezzemolo. D’altra parte il giallo sta bene con il giallo (una stronzata me la dovete sempre passare).

Il detective storico va a gonfie vele. Non c’è niente da fare. In qualsiasi periodo tu voglia mettere il naso giallastro (forse manca il paleolitico ma non ne sono sicuro) eccolo lì pronto a districarsi tra morti ammazzati. Che poi nella storia vera, la sua vissuta voglio dire, abbia fatto tutt’altro importa assai. Basta che sia un personaggio importante, di nome, che attiri subito l’attenzione dei lettori. Per il resto ci pensa lo scrittore ad affibbiargli una qualche abilità investigativa (testo del sottoscritto). Vedi Dante, per esempio, strizzato da tutte le parti (non solo dal citato Leoni). Chi vuole saperne di più qui.

Aldo Busi è uscito fuori dallo Strega. Ecchisenefrega! (tanto per fare una rima).

Tutti nella rete! Tutti in massa, tutti pigiati, tutti a strillacchiare di qua e di là. Un casino tremendo. Ma un momentino in silenzio con noi stessi, no? (vale anche per me).

E sempre a proposito di rete mai mi sarei immaginato (mio limite) che ci si sarebbero fatti anche i partiti, pardon i movimenti. Non ditemi che ci si potranno fare anche i bambini perché non ci credo (o sì?).

Perché nessuno stupra la Kyenge? (Dolores Valandro). Perché nessuno dà una martellata (vera) in testa alla leghista? (Fabio Lotti).

Ancora donne massacrate dal maschio di turno. Ero perplesso sul termine “negazionista” da affibbiare a chi non considerava il fenomeno un femminicidio. Ora lo sono parecchio meno.

Ho letto da qualche parte che si può fare anche il trapianto della testa. Vi è venuta in mente la mia stessa idea?

Mi permetto una previsione (seria) sul debuttante Carlo Parri (che non conosco), autore di Il metodo Cardosa, già segnalato. A mio parere avrà un bel successo sulle orme di De Giovanni e Pandiani.
Vanno di moda le trilogie. Dopo le famose sfumature ecco Io ti guardo, Io ti sento, Io ti voglio di Irene Cao… E chi dice niente?

Sul giallo classico andate qui e qui. Per l’avventura, invece, qui (un saluto a Omar, Piero e Stefano). Spero, prima o poi, in qualche loro contributo.

Abbiamo un campione italiano di scacchi nei primi tre al mondo, Fabiano Caruana, e noi stiamo a parlare di morti ammazzati? Roba da pazzi!

Una gardenia per il boia di Zelda Popkin, Mondadori 2013.
“La mano destra di Swayzey, che cercava la valigia di pelle a tastoni nell’oscurità del cubicolo, si era fermata di scatto. Adesso era rigida, percorsa da un lieve tremito. Un brivido di paura gli attraversò il corpo. Le dita, invece di toccare il cuoio della valigia, avevano tastato una mano fredda e inerte”. Praticamente quella di un morto. Più precisamente di un morto ammazzato. Siamo in un grande magazzino di New York, il corpo privo di vita appartiene ad Andrew McAndrew (stringe in pugno una gardenia), responsabile del credito clienti, e le dita che lo hanno toccato appartengono, invece, a Joe Swayzey, ladro di professione che aveva infilato nella valigia scomparsa un bel po’ di roba sgraffignata.
Da qui inizia la ricerca dell’assassino da parte della polizia che si avvale dell’opera di Mary Carner, investigatrice privata, elegante, graziosa e snella. Ma la cosa non è semplice. Intanto c’è la segretaria Evelyn che se la intendeva con il defunto, ora incinta, e la moglie ne era pure al corrente. Poi c’è Bill Smith, amico di Swayzey, con il quale faceva affari poco chiari che sparisce, in seguito viene fuori un certo Chase…e insomma i sospettati non sono pochi anche perché la sera del ritrovamento del cadavere c’era una grande festa con relativa confusione e “non c’è dubbio che alcuni clienti avessero più di un motivo per non vedere McAndrew di buon occhio”, osserva la nostra investigatrice.
Al momento giusto, dopo i relativi dubbi e i relativi ponzamenti, ecco che arriva l’illuminazione. Racconto fresco, di gradevole lettura.

Per Savage calibro 300 di Ed McBain, Mondadori 2013, e Destini fatali di Thomas H. Cook, Mondadori 2013, ci sentiamo alla prossima. Intanto prendeteli.

ombre sul lagoOmbre sul lago di Cocco e Magella, Guanda 2013 (anche in ebook).
Cernobbio, lago di Como. Resti umani sulle montagne, giovane morto ammazzato con due colpi di pistola, gamba destra rotta, una catenina, un mezzo medaglione, la sigla K.D. ritrovata su un portasigarette d’argento. Preposta a risolvere il mistero il commissario Stefania Valenti, 45 anni, separata da Guido, figlia Camilla di 11 anni, Ron il gatto rosso.
Doppia indagine sul passato della seconda guerra mondiale e sul presente seguendo un po’ la scia di Massobrio (Occhi chiusi), Pandiani (Pessime scuse per un massacro) e Pasini (Venti corpi nella neve), ognuno con le sue peculiarità.
Bisogna muoversi con discrezione perché incombe il senatore Cappelletti, la cui Villa Regina al tempo della guerra era stata trasformata in ospedale dai tedeschi. Tutto ruota intorno a questa villa e alle sue vicende familiari che sembrano siano in stretto rapporto con il morto. E tutto ruota intorno a Stefania, personaggio principale con i suoi momenti di forza (“Non sappiamo nulla di te, ragazzo, ma ci arriviamo, stai tranquillo”), e di crisi che, comunque, continua imperterrita l’indagine anche quando questa viene archiviata (un classico fin troppo ripetitivo). Aggiungo lettura di Camilleri, boccate di Muratti Lights, la solita citazione della Christie e un “Elementare Watson” che se non ci sono il lettore si sente male.
Attorno alla protagonista gli immancabili personaggi della polizia, ognuno con le proprie caratteristiche, tra cui il solito capo criticone “Stai conducendo una indagine, non stai inventando una trama di un romanzo”, la giornalista che l’aiuta nello svelamento del mistero e uno in particolare, l’ambientalista Luca Valli, con il quale sembra nascere qualche fremito stuzzicarello: difficoltà ad essere disinvolta con lui, mani che si sfiorano, mano sulla spalla, profumo di dopobarba, cuore che batte e insomma il brividino che si fa largo nella corazza dei sentimenti senza quegli assatanati salti sul letto che si trovano ormai dappertutto.
Scrittura semplice e pulita, racconto affidato per molta parte (forse troppa) alle rievocazioni di alcuni personaggi, ricerche d’archivio, microfilm, esame particolare di una fotografia che può riservare sorprese, spunti di vita lavorativa, spunti di vita familiare, Camilla e la sua amica, la mamma, le zie, il paesaggio del lago e della montagna ad affascinare la mente e il cuore della protagonista e del lettore. Profumino culinario con il lavarello in salsa verde e una telefonata che promette un seguito.
Buona lettura senza urletti di gioia.
Però Giovanni Cocco in altro blog alla mia rece precisa A completare le informazioni riguardanti “Ombre sul lago” (Guanda): asta per acquisire i diritti in Italia tra 3 case editrici tra le più grandi. Diritti venduti in 9 paesi, 3 continenti. Case editrici di livello mondiale tipo Rowohlt Verlag (Germania) e Ambo Anthos (Paesi Bassi) che di italiani pubblicano solo Eco e Calvino. E uno degli autori ha appena vinto il Premio Selezione Campiello con un altro romanzo (La Caduta, Nutrimenti), pubblicato in contemporanea. Tra qualche mese il terzo, con Feltrinelli. La mi’ nonna! Averlo saputo prima avrei cambiato il giudizio. Da Buona lettura senza urletti di gioia ad Eccellente lettura con urla tarzanesche!

l'enigma di leonardoL’enigma di Leonardo di Claudio Paglieri, Piemme 2013.
Villa Moncalvo nella Riviera Ligure. Estate pazzesca. Il conte Guinigi sta per terminare la sua esistenza. Bisogna salvare un ritratto importante dalle mani voraci della badante polacca Agnieszka (Agnese) che arraffa quello che può. A portare via la roba migliore, sotto pagamento alla suddetta, il rigattiere Pesce e il suo aiutante Roberto (il dottor Giulio, medico del conte, si è accontentato di una collezione di pipe).
Intanto a Camogli c’è il commissario della polizia di Genova Marco Luciani alle prese con il bambino Alessandro abbandonato in una cesta davanti alla sua casa. Un dubbio. Non sarà mica di Sofia Lami, la ragazza che l’ha lasciato? Deve ritrovarla ad ogni costo, anche attraverso Facebook. Aggiungo un tarlo nel suo petto: qualche tempo prima un uomo affidato alla sua custodia “aveva trovato una morte orribile” e ora qualcuno lo vuole vendicare.
Tutto si complica con l’arrivo di una vecchia amicizia di Luciani, Fiammetta (ci scapperà qualcosa?), ora sposata e contattata dal conte per l’attribuzione del ritratto. Che sembra addirittura essere l’autoritratto di Leonardo da Vinci (efficace ricostruzione storico-tecnica). Dunque alla sua ricerca con i morti ammazzati che arrivano veloci e il nostro commissario sempre più in difficoltà. Accanto a questa vicenda scorre la storia dell’ispettore Calabrò e di sua moglie, la fine di un amore, il matrimonio che si sgretola, le vere pulsioni del marito.
Diversi flash back, i soliti scontri fra colleghi, il poliziotto macchietta dalle battute esilaranti, gli inevitabili salti sul letto, il classico tema della vendetta, di sghimbescio qualche puntatina sui problemi di oggi, gli uomini che non accettano di essere lasciati dalle loro mogli o compagne, i modelli sbagliati proposti dalla TV, dal cinema e dalla pubblicità e così via.
Alcuni spunti interessanti ma parecchio raccontino banale, non sempre credibile, scritto in prosa tranquilla e pulitina. Un tentativo velleitario, seppur fatto con passione, di mettere tanta carne al fuoco. Troppa. E lo stesso autore si trova in difficoltà anche nel solo riepilogo dei fatti (pag. 364-65).
Per essere corretto in prima di copertina Aldo Cazzullo Presto Paglieri sarà riconosciuto per quel che è: il miglior giallista italiano. E Marco Ansaldo su “Repubblica” Chi lo definisce “il miglior giallista italiano” ha probabilmente ragione. Il mondo è bello perché vario.

la donna di troppoLa donna di troppo di Enrico Pandiani, Rizzoli 2013 (anche in ebook).
Zara Bosdaves, investigatrice privata a Torino, diciannove anni nella polizia di stato, divorziata, figlia giovincella a Londra, compagna di un bel fusto nero, François, che gestisce il locale “Le Cosmopolite”. Aggiungo capelli biondi, corpo snello, sensuale, gambe lunghe e muscolose e pure bel culo secondo un occhio esterno, ora di ginnastica aikido per tenersi in forma, videogioco Call of Duty per scaricare i nervi, difficile rapporto con il padre anzianotto e farfallone (madre morta ripetutamente tradita) a cui non piace François. Segretario dell’agenzia investigativa Pietro Bona, laureato in Giurisprudenza ma, visto i tempi che corrono (sono quelli della crisi europea e italiana), meglio di niente.
Agenzia con poco lavoro, qualche adulterio, una faccenda di spionaggio industriale fino a quando muore in un incidente poco chiaro Leone Dalmazzo, il numero uno della Global Medica, e l’ex moglie Lucrezia chiede alla nostra di ritrovare il figlio Francesco (al centro di tutta la vicenda insieme ai misteri della sua famiglia). L’ispettore capo Michele Ferruglio (razzista il giusto), la sconsiglia. Troppo pericoloso, ma vai a convincerla.
Due sciamannati delinquenti che la seguono, uno (il duro) fissato con i romanzi di Saramago e uno alle prese con la difficile preparazione di sigarette (macchiette). Di mezzo pure il fratello di Leone invischiato in faccende sporche e un magnate russo, spaccio di droga, morti ammazzati e la stessa Zara in costante pericolo.
Personaggi credibili (ce ne sono diversi), vivi, concreti, movimento, spari e botte ma anche pause di riflessione e commozione, colpi di scena a go-go, belle canzoni, Pinguino da slurp, lesbismo (accenno), sesso il giusto senza strafare, squarci di città bella e torbida. Il tutto amalgamato con una prosa forte e scattante, lieve al momento giusto, quando non infiorettata in qua e là di una sorridente ironia. Un inno pure alla diversità che l’amore non conosce confini e manda al diavolo tutte le cazzate razziali.
Ancora un colpo ben riuscito del vecchio Panda (passatemela).

cronaca di un suicidioCronaca di un suicidio di Gianni Biondillo, Guanda 2013 (anche in ebook).
Ostia, agosto. Una barca alla deriva, un paio di scarpe, pantaloni, camicia, giacca, biancheria intima, un portafogli, un foglio scritto a mano sulla prua. Ecco che cosa trova l’ispettore Ferraro in vacanza con la figlia Giulia. Tutto questo e il suddetto foglio con la scritta “Perdono a tutti e a tutti chiedo perdono. Non fate troppi pettegolezzi”. Praticamente l’ultimo addio di Cesare Pavese.
Proprietario di tutto Giovanni Tolusso, nato in Svizzera, residente a Roma, professione sceneggiatore. Inizia la storia. Il passato di Tolusso, il presente di Ferraro. Il passato del primo è semplice e devastante o semplicemente devastante. Figlio di un muratore emigrato in Germania che ha fatto ogni tipo di sacrificio per farlo studiare, ora sceneggiatore apprezzato di fiction. Ma c’è la crisi, il lavoro latita e arriva la cartella esattoriale. Tanti soldi da pagare e l’amico Marco, il commercialista, che sparisce. I tormenti per trovarli “Ad ogni passo si aggiungeva un pensiero, una mossa da fare sulla scacchiera”, addirittura vendere tutto ciò che ha.
Al presente la storia del nostro ispettore, lasciato dalla moglie, il suo rapporto con la giovane figlia, gli anni che passano, il tempo che vola via e se si mangia troppo sono problemi. Ci vuole una tisana alla verbena, rilassante, digestiva e ci scappa pure un rutto liberatorio. Ma questo Pavese che gli ronza nella testa (spunto involontario di Giulia), ma no…, possibile? Meglio lasciar perdere, meglio dormire.
C’è l’angoscia del momento attuale in questo bel racconto, l’orgoglio di essere arrivati e la disperazione di perdere tutto, la fiducia e il tradimento, il distacco per amore (vedi Barbara, la moglie di Tolusso), con qualche stoccatina ai giallisti nordici e spunti su Milano dove tutti si odiano (automobilisti, ciclisti, pedoni).
Racconto kafkiano, stile asciutto, concreto, il sociale che entra disperato, l’impotenza e la rabbia, una sottile malinconia a braccetto per tutta la vicenda.
E a fine lettura la domanda che sorge spontanea “Nella nostra esistenza può esserci uno scatto improvviso, un qualcosa che possa far cambiare l’inevitabile, una specie di nemesi a favore?”. “O si deve schiantare sotto la sfiga degli eventi?”.

spirito noir collectionSpirito Noir Collection di AA. VV., Salani 2013.
Non sto a farla lunga. Lo dico subito. Sei racconti. Belli, che suscitano interrogativi e a volte commuovono. Prefazione di Piero Colaprico dove ogni notte noir sa come muoversi ma non sono adatte a tutti, alcuni “si sentono superiori al sangue e alle pallottole”, altri trepidano, invece, al primo apparire delle ombre.
Butto giù a braccio. Un tu per tu dello scrittore con se stesso, “l’Io e l’Altro Me”, uniti all’inizio, in sintonia con l’illusione di cambiare il mondo, poi il distacco quando arriva il successo – i ricordi di un boia, la scia di sangue e di morte, l’ultimo atto della sua vita inutile – uno scrittore, il suo racconto spedito ad un concorso, la storia di un omicidio, troppo vera, troppo particolareggiata per essere frutto di fantasia… – insonnia, difficile dormire, una situazione drammatica, madre abbandonata con il figlio sfruttato dal caporalato (ah, se fosse ricco! continuo ritornello), una rapina, però, può mettere le cose a posto, se non ci fosse l’incontro con una prostituta… – il dubbio dell’ispettore, sarà stata la figlia ad uccidere quel tizio?, gli indizi lo dimostrerebbero, arriva la crisi… – tutto è stato studiato alla perfezione, l’orario, il percorso, basta seguirlo per far fuori il bastardo, ma la notte, la notte può riservare sorprese.
La notte, dunque, il sogno, lo spunto sociale del momento, uno sguardo al passato e la domanda che è sempre la stessa sulla fine della vita, l’imprevisto che stravolge il piano costruito, le due anime che convivono in noi, le mostruosità dell’assassino, quello che sembra e quello che è, il dubbio che assilla. La scrittura che scivola via pulita ed efficace senza tante smancerie.

Chiudo con il contributo della nostra incommensurabile Patrizia Debicke (la Debicche)
L’ultimo Hacker di Giovanni Ziccardi, Marsilio 2012

l'ultimo hackerIl primo romanzo di Giovanni Ziccardi, professore d’Informatica giuridica alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano e quindi noto finora solo per i suoi dotti e brillanti saggi da docente universitario, risulta un legal-hacker-thriller scorrevole e avvincente che fin dalle prime pagine immerge il lettore in un mondo dai tratti fantascientifici, ma rendendoglielo subito subdolamente consueto.
Ritroviamo nel protagonista, Alessandro Correnti, un hacker ed esperto legale per molti anni della vita in giro per il mondo, riciclatosi ad avvocato penalista milanese, diversi spunti autobiografici dell’autore: la professione, le sue lotte, l’affetto per il cane e la passione per le moto d’epoca che gli regalano una personalità precisa, dalle tante sfaccettature, un po’ guascona e infinitamente sognante, forse utopistica, di sicuro romantica, ma che ben si adatta alla storia.
E infatti tutti i compagni di avventura di Correnti sono o vittime tormentate di abusi esecrabili o i suoi principali interlocutori e interfaccia, paladini di intense cause civili, uniti per fronteggiare un’attualità impazzita che si nasconde dentro un mondo feroce che assomiglia ogni giorno di più a una moderna giungla criminale.
Romanzo stuzzicante, caratterizzato da una serie di avvenimenti e indagini complicate, talvolta surreali, che si intrecciano fra loro e che Alessandro Correnti, grazie all’aiuto di una tecnologia di investigazioni digitali futuristiche, dovrà affrontare.
Intensa la figura sofferta e appena accennata della cliente, singolare il giudice in pensione, tenera e appassionata l’avvocatessa romana, straordinariamente reale il vecchio capo americano vittima da manuale dell’omicidio, un comprimario di prima classe l’amico, ‘il sacerdote della privacy’ e un bel cammeo l’apparizione del poliziotto Iaccarino. Senza dimenticare l’importante partecipazione canina del beagle viaggiatore Bonanza.
Fatti i conti, dopo aver girato l’ultima pagina, il vero protagonista della storia risulta il diritto alla libertà, intesa sia come pensiero, concetto d’espressione o conoscenza.
Un diritto talvolta difficile da tutelare, troppo spesso abusato e raramente scontato.

Un caro saluto da…
Fabio, Jonathan e Jessica Lotti

6 Comments

  1. Dopo settimane di latitanza da “qui” mi affaccio per salutare Fabio, i suoi nipoti e la sua malinconia e la padrona di casa.
    Solo una parola sul femminicidio: concordo è una vera piaga sociale, ma sono convinto che la strada imboccata per combattere il fenomeno non porti da nessuna parte, neologismo compreso. Non credo che invocare una articolo specifico del codice penali sposti di una virgola il problema (tanto per citare una delle proposte). Ciononostante apprezzo chi si sforza di fare qualcosa, magari sbagliando, sempre meglio di chi fa finta che il problema non ci sia.

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  2. Bentornato, Vito!
    Un po’ di malinconia ogni tanto mi prende ma poi mi ributterò nel goliardico dal prossimo numero.. Sul “femminicidio” non oso dibattere tanto è alto il problema. Annoto con dolorosa tristezza l’aumento spaventoso delle uccisioni di donne da parte dei cosidetti “uomini”.

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  3. Un saluto a Fabio e alla sua malinconia che gli permette di essere così “spelndidamente” gogliardico.
    Il “femminicidio” è un argomento troppo importante per essere affrontato in questa sede e con i caratteri limitati di un commento. Credo, comunque, che ogni donna che si trovi di fronte alla violenza, verbale o fisica, all’interno delle mura domestiche, a scuola o nell’ambiente di lavoro debba denunciare tale fatto, allontanarsi dal proprio uomo che teme (e spesso ama) e non acettare mai la violenza, sin dal suo primo manifestarsi. Il rispetto è l’unico metro di misura. Noi uomini dobbiamo, proprio per il rispetto che dobbiamo a tutte le donne che sono mogli, compagne, figlie, madri, intervenire in prima persona quando riteniamo di trovarci di fronte al seme della violenza, quando la intuiamo o la osserviamo direttamente. La solidarietà e non l’indifferenza (la grande “presenza” dei nostri tempi) sono la migliore arma contro la violenza, più di qualsiasi Legge. Grazie a Lotti, anche per questi spunti.

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  4. Ciao Fabio, quest’estate niente gialli; porto al gabinetto solo le mie ultime partite di scacchi… Ispirano di più la seduta!! ;o)

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  5. Grazie a tutti della visita che mi rincuora. Aspetto, tetragono, quando volete e se volete, un pezzo gabinettistico soprattutto da chi ancora non ha contribuito.

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