[…] Il momento successivo, l’attesa della risposta del pubblico, era quello che temeva di più. E la risposta fu lapidaria: dieci secondi di silenzio. Dieci secondi, alla fine di quel discorso, pesavano trent’anni. Trent’anni di lotte, di manifestazioni della Cgil a braccetto coi compagni della sezione Majakovsij di Borgata Finocchio, picchetti, campeggi a Caorso, notti di attacchinaggio, rincasate all’alba con la moglie che urla perché puzzi di colla e sporchi le lenzuola, e abbassa la voce che svegli i ragazzini, e vattene fuori di casa, e dormi in macchina, e le risate in sezione il giorno dopo, e Guccini, e Rino Gaetano, e Stefano Rosso, «che bello | due amici una chitarra e uno spinello», e le occupazioni di Pietralata per fare il centro sociale, e le ronde, e il cineforum, e il presidio sotto al ministero, e i gruppi di recupero dall’eroina, e i funerali di quelli che invece c’erano rimasti sotto, la sensazione di essere gli unici sopravvissuti della Storia, ma la vita continua, e allora le foto delle ferie a Cuba col sigaro in bocca e il ciuccio e il bambino emaciato, davanti al murales di Fidel Castro, e insomma tutto quell’armamentario di comunismo elementare e borgataro che per trent’anni aveva tenuto insieme migliaia di Arturo Melogna in tutto il mondo, e che infatti quel martedì mattina si confermava finito per sempre, senza nessuna speranza di remissione. Così. Dieci glaciali, interminabili secondi in cui il sindacalista della Montefoschi fissò ad uno ad uno i dodici spettatori mentre i dodici spettatori fissavano lui.
Dal romanzo surreale Nessuno è indispensabile (anche in ebook) di Peppe Fiore, Einaudi 2012. Scheda sul sito dell’editore.
Un’inspiegabile catena di suicidi sta falcidiando i dipendenti della Montefoschi, fiorente azienda casearia laziale. L’indolente ricerca di motivazioni fa emergere il ritratto di una generazione fallita, sola e corrotta. Non si salva nessuno, perché nessuno è – appunto – indispensabile. Il che spiega molto di ciò che sta accadendo in questi giorni ai piani alti. Letto con una certa mestizia, consigliabile, per lo più.