Evita Greco
La luce che resta
Garzanti, 2018
Romanzo
Recensione di Valerio Calzolaio
Oggi in provincia. Sul treno 12047 viaggiano spesso Filomena e Carlo, madre scossa e figlio adulto, lui avvocato in uno studio legale la segue sempre per proteggerla; se ne prende cura visto che il padre Marco non si vuole più far carico della situazione, sta a Londra e suggerisce il trasferimento in una casa protetta per persone con problemi, mentali e non. Lei rimpiange quell’amore, si erano sposati il 29 giugno 1980. Sullo stesso treno, fra turisti e studenti, viaggia una ragazza sempre trafelata, Cara, impiegata, che prima deve lasciare la piccola figlia Vita all’asilo nido e poi pensa molto a quanto sta scrivendo. Marco e Cara s’incontrano. Dopo il successo del primo, ecco La luce che resta, secondo bel romanzo di Evita Greco (Ancona. 1985), che, dopo aver avuto diagnosi di dislessia e provato vari lavori, si dedica intensamente a una scrittura delicata, piena di piccole cose, segnata dalla recente doppia maternità, un evento irreversibile sia per le donne che per i bimbi.