Lucia Tilde Ingrosso
Una sconosciuta
Baldini + Castoldi, 2018
L’immagine della cover parla. Richiama lo spaventoso incidente dell’incipit, ma va anche oltre, mostrando lo sguardo inquieto e incerto di Carmen, la protagonista, che si riflette nello specchietto retrovisore. Una protagonista che dovrà andare alla ricerca del suo passato e di ciò che è accaduto.
Carmen è una bella donna che, come tante, vive e lavora in una cittadina toscana di provincia. La quarantina compiuta. Insegna in un liceo come professoressa di lingue, ha un marito, Gianluca, che fa con successo l’idraulico, e due figli, Matteo bello e solare di otto anni e Letizia, una scontrosa adolescente di quindici. Una sera, mentre è alla guida della sua macchina per recarsi a un corso di danza, succede l’imprevisto. La sua auto, una Y rossa di tredici anni ma appena revisionata, non risponde ai freni, affronta una curva molto stretta ad altissima velocità, sfonda il guardrail, vola nella scarpata e Carmen finisce all’ospedale in coma, mentre Nader Hassan, il ventiquattrenne egiziano seduto al suo fianco, muore nell’incidente. Strano che fosse in macchina con lei. Suo marito Gianluca non l’aveva mai visto, è sicuro che non si conoscessero. Non risultano legami di lavoro tra loro. Ma allora, perché era con lei? Gli aveva dato un passaggio?
Dodici giorni dopo, Carmen si risveglia. Ma chi è quella donna sdraiata in un letto di ospedale che la guarda dallo specchio? Una perfetta sconosciuta, o almeno le pare, perché lei non ha più un passato. Non riconosce né il marito, né i figli. Tutti i suoi ricordi belli, brutti, buoni o cattivi sembrano essere stati annientati dall’impatto mortale. Ora Carmen è una donna confusa che riparte da zero, da un lungo dormiveglia dal quale è finalmente uscita, quasi una rinascita nel reparto rianimazione, cullata da un brusio di voci, con l’angoscioso flash di volti solo sconosciuti che si chinano su di lei, la guardano e la chiamano signora. Ma signora chi? Chi è lei ? Non ricorda più nulla. Non sa chi è, cosa sia accaduto, da dove sia venuta, sa solo di essere spaventata e immersa in una specie di angoscioso vuoto fino a quando un gentile medico le fa capire che il trauma subito nell’incidente ha provocato il vuoto nella sua testa. Insomma ha smarrito il suo passato, è affetta da amnesia. E l’unico modo per riappropriarsi della sua vita è cominciare una terapia cognitiva. Qualcosa, le spiegano, ha provocato un blocco mnemonico, molto difficile da rimuovere. Ma non deve disperare, forse con il tempo ricorderà tutto.
Quando, passo dopo passo, il suo passato comincia a farsi spazio portando con sé i primi dubbi tormentosi e traumatizzanti, Carmen è costretta a rendersi conto che forse non era una moglie e una madre modello. Però, a questo punto, non può e non deve fermarsi, deve riappropriarsi del suo io, purchessia. Ma sarà solo l’incontro con Laura Basanieri, l’amica di sempre, ad aprirle gli occhi e a spianare la strada ai ricordi che le consentono di riappropriarsi del lato più oscuro del suo vissuto, un vissuto che le pare inspiegabile, che la spaventa benché certi indizi, pulsioni che riconosce in se stessa diventano precisi sintomi che parlano di verità.
Ma un incidente stradale in cui c’è scappato il morto richiede sempre un’indagine approfondita prima di poter essere classificato come un semplice incidente. A occuparsi del caso sarà il maresciallo dei Carabinieri Vanni Campisi. Secondo lui qualcosa non quadra. Tanto per cominciare nessun segno di frenata sull’asfalto, strano. Un malore? Possibile, certo. Poi Campisi guarda quella donna negli occhi e la riconosce. Ma è proprio questo a spingerlo ad approfondire il caso o invece è colpa dell’ attrazione che prova di nuovo per lei, Carmen, incontrata solo una sera di tanti anni prima ma mai veramente dimenticata? Sembrava un caso da poter chiudere in fretta, però la realtà è diversa. I dubbi del maresciallo Campisi trovano dei riscontri. E mentre Carmen continua a ricostruire faticosamente i suoi ricordi, incomincia anche a frugare nel suo passato in cui si cela la ragione che ha spinto qualcuno a cercare di ucciderla. Chi è? Perché vuole vederla morta? Lei forse inconsciamente lo sa, ma i suoi ricordi ancora confusi, annebbiati, non le permettono di denunciarlo. E allora è ancora in pericolo…
Pulsioni incontrollabili provocate da un’inconscia rivalsa per rancori del passato, mai risolti o sopiti, affollano questo nuovo giallo che Lucia Tilde Ingrosso regge e guida su binari credibili, sfruttando la sua abilità ormai collaudata nel tempo, avvalendosi un bel ritmo narrativo e offrendoci una conclusiva e ben calcolata zampata da leone.
2 Comments