Don Winslow
Palm Desert. Le indagini di Neal Carey
Einaudi, 2018 (orig. 1996, While Drowning in the Desert)
Alfredo Colitto
Noir Hard-boiled
Dal Nevada (Austin e Las Vegas) verso la California. Agosto 1983. Neal Carey, indigeno della Grande Mela, dopo la prima avventura è dovuto restare sette mesi in quarantena dello Yorkshire e dopo la seconda confinato nel Sichuan cinese; dopo la terza da due anni si è sistemato con la maestra cowgirl Karen Hawley, capelli neri e occhi azzurri, in un’immensa valle a circa milleottocento metri di quota. Ormai ha quasi 30 anni, dovrebbero sposarsi fra un paio di mesi e sta iniziando l’ultimo semestre del master presso l’università del Nevada, tesi su Tobias Smollett, il fuoriclasse della letteratura inglese del XVIII secolo. Il suo prof potrebbe poi fargli avere un posto di assistente a New York dove sarebbero quindi presto intenzionati a trasferirsi (Karen sta pure suggerendo di fare un figlio). Senonché arriva Joe Graham, il padre putativo, con una richiesta del solito datore di lavoro, gli Amici di Famiglia, il servizio privato di una potente ricca banca di Providence. Gli chiedono di riportare a casa (Palm Desert, vicino a Palm Springs) un vecchietto finito nella città del gioco e del peccato, “il posto più assurdo del mondo”, pensa Neal. Prende la Jeep e parte (rivelandosi in seguito incapace di guidare con il cambio manuale). Il tipo si chiama Nathan Silverstein, ben noto come Natty Silver, uno dei grandi del burlesque; un piccolo ebreo di almeno 85 anni, radi capelli bianchi spettinati, naso a becco, pelle sottile e rugosa, occhi di bambino, ancora indiscreto fumatore e scopatore, inesauribile verve (estro conversevole) di battute, gag e racconti. Lo trova al Mirage, lo accompagna al casinò e lui subito si apparta con l’alta bionda simpatica sensibile Hope White. Torna e continua a sfinire Neal di chiacchiere, rimandando il rientro. In realtà forse è paura, ne ha ben donde.
Don Winslow (New York, 1953), miglior autore noir dell’ultimo quarto di secolo, californiano d’adozione, realizzò una serie d’esordio (1991-96). Qui la narrazione è ancora in prima al passato, ma non mancano, quando la scena si sposta, anche pagine dei diari di Karen e Hope, un professionale scambio di mail fra la sovrintendente agli indennizzi e due avvocati, qualche registrazione da microfono illegale. Lo stile è già eccelso, seppur sbrigativo, lo scrittore cominciava ad avere altri progetti. L’ambientazione anni ottanta è legata a quel che allora faceva lui stesso (investigatore privato, regista e manager teatrale, guida di safari fotografici anche in Cina, consulente finanziario). Questo è il quinto e ultimo romanzo (1996), un commiato, molto più breve dei precedenti. L’amato deserto c’entra, ovviamente, in più di un senso, se vi stai annegando (da cui il titolo americano), allora “scalcia nell’acqua” (conclude Neal). Il burlesque impera: pare che i maghi abbiano sempre nomi italiani e gli ipnotizzatori russi; poi si usano molte figure letterarie, dalla metafora tormentata alla doppia ridondanza. Natty è il risultato di un accurato lavoro di documentazione (scritta e orale) sul genere, noi ci divertiamo, Neal impazzisce. Del resto, il padre era il classico donatore di sperma anonimo che aveva messo incinta la madre, la quale faceva la prostituta; non sa proprio se ha voglia di diventare genitore e si conferma maratoneta del tenere il broncio, con una faccia cupa da manuale. Pensa che la vita sia una sequenza casuale di eventi arbitrari, non (come Karen) un viaggio predestinato, pieno di sfide e scoperte. Sono innamorati. Eppure?
(Recensione di Valerio Calzolaio)