Carlo Brusco
La grande vergogna. L’Italia delle leggi razziali
Edizioni GruppoAbele, 2019
Prefazione di Liliana Segre
Italia. 1938. La storiografia revisionista e una certa vocazione autoassolutoria hanno accreditato una lettura riduttiva e minimizzante della legislazione antiebraica promossa dal regime fascista, violento, omicida, discriminatorio e razzista fin dalle origini. L’interessante preciso volume dell’ex magistrato Carlo Brusco (Genova, 1941) spiega bene perché fu invece La grande vergogna. Non si trattava di norme di facciata, i fascisti perseguitarono impedendo l’esercizio di tutti i diritti, umani e civili. Allora vivevano qui 50.000 ebrei, in proporzione molto meno che in Austria e Germania. L’autore ne illustra la condizione durante il ventennio (ce n’erano ovviamente di tutti gli orientamenti politici e culturali, anche di fascisti), esamina la svolta del 1938 (il Manifesto della razza e il censimento), poi leggi e decreti conseguenti, in relazione a università, Chiesa, giuristi, sport e spettacolo, contesto europeo, fino al tragico rastrellamento del ghetto del 16 ottobre.
(Recensione di Valerio Calzolaio)