Giulio Giorello e Pino Donghi
Errore
Il Mulino Bologna, 2019
Scienza
Science fiction e no fiction. Da sempre. Sugli schermi dei nostri PC talora compare un messaggio difficile da ignorare. “System error”. Obsolescenza ed errori sono programmati, non si aggiustano, bisogna resettare e ricominciare, spegnere e riaccendere. Al tempo della società controllata dagli algoritmi, se cadiamo in una situazione imprevista dalla procedura, è impossibile per l’utente ritornare dentro una qualche configurazione gestita, se ne deve occupare il dio-architetto-progettista. La trilogia cinematografica di Matrix lo aveva già mostrato sul grande schermo: l’errore è proprietà e funzione della programmazione originaria, prescinde dal concreto operare e dalle eventuali improbabili emozioni sia degli schiavi che dei ribelli. L’imprecisione corrisponde a imperfette libertà ed emozioni, la perfezione è a prova di errore. Bizzarro. Homo sapiens e la straordinaria civiltà che è riuscito a costruire sono frutto della sua naturale propensione alla scoperta di nuovi mondi e all’altrettanto ineludibile attitudine al racconto, dipendono in sostanza dagli innumerevoli errori di trascrizione genetica alla base di quel processo evolutivo scoperto da Darwin e ben interpretato dai successivi filosofi della scienza capaci di elogiare proprio gli errori (Mach e Popper soprattutto). Conoscenza ed errore dipendono da medesimi meccanismi psichici e solo il risultato permette (transitoriamente) di distinguerli. L’errore è il motore stesso della ricerca, un’impresa collettiva (di colleghi e rivali, falsi e veri, per scelta o per caso) e mai solo individuale. Per questo la politica dovrebbe ispirarsi un poco di più al dibattito scientifico, almeno nella modalità argomentativa di ciascun protagonista e gruppo di parte, consapevole che ogni azione e ogni progettualità producono conseguenze, sovente inattese, qualche volta sgradevoli. Triste ma frequente che si dia purtroppo torto a quest’ineccepibile esigenza.
Con garbo e stile il grande epistemologo Giulio Giorello (Milano, 1945) e l’eccellente divulgatore scientifico Pino Donghi (Roma, 1957) tornano sulla potenza euristica dell’Errore. Non è un trattato organico, non è un compendio esaustivo. L’agile volumetto parte dall’attualità informatica e dall’immaginario collettivo per introdurre la svolta dell’evoluzionismo che struttura la biologia, anticipa e indirizza la genetica. Senza errori non c’è evoluzione, senza errori non c’è progresso della conoscenza. Le idee buone vengono dalla tradizione filosofica, dalle letture spregiudicate, dalle intuizioni creative degli scienziati. Un significativo capitolo è dedicato alla meraviglia biologica del nostro corpo e agli errori in medicina, rari, non augurabili e spesso prevenibili, ma mai inconcepibili. Come in tutte le attività umane, periodici errori sono inevitabili, di regola non causati dalle azioni di un singolo e tantomeno intenzionali. Certo, c’è sempre una responsabilità (colpevolezza) basata sull’elemento della scelta, proprio la riflessione sulle circostanze (talora attenuanti) degli errori nell’esercizio della relazione fra medico e paziente, fra sanità e pubblico, costituiscono un’insostituibile occasione per il miglioramento del sistema stesso, oltre che per la corretta valutazione dell’innegabile individualità della risposta a trattamenti e cure ed eventualmente per risarcire le vittime occasionali. Gli autori giustamente sottolineano come sia cruciale in medicina (e, per certi versi, in politica, aggiungo) l’erronea percezione del potere del medico (dell’amministratore e del dirigente) nella relazione terapeutica (e associativa). Ogni scienza è una grande arte dell’approssimazione. Conta il principale fattore umano, pensare: il volume si chiude con l’esemplare citazione del caso (2009) del pilota americano di aerei Sullenberger meravigliosamente portato al cinema da Eastwood e Hanks (2016), Sully. Sfruttiamo al meglio il grande futuro che l’errore ha davanti a sé.
(Recensione di Valerio Calzolaio)