Gino Vignali
Come la grandine
Solferino, 2020
E quattro! Ehm, mi rivolgo ai poveri tapini che non hanno ancora letto i primi tre episodi della saga riminese del vice questore Costanza Confalonieri Bonnet.
Dunque un nuovo e frizzante poliziesco, rigorosamente ambientato in autunno come promesso nel terzo da Vignali, in un improbabile commissariato di Rimini. Commissariato retto da una squadra di investigatori molto speciale, guidata proprio da lei, Costanza Confalonieri Bonnet, milanese, una fata, la poliziotta più bella toccata in sorte a una qualsivoglia Questura. Ma non basta perché la nostra, che oltre per eleganza spopola per il suo scultoreo lato B, è anche aristocratica, straricca e vive nella sua (l’ha ereditata dal padre) suite, la 401, la Gradisca del famoso Grand Hotel di Rimini. Gli altri componenti della squadra molto speciale sono Orlando Appicciafuoco, ispettore siciliano, un normanno alto biondo e intellettuale; il vice sovrintendente locale, Emerson Leichen Palmer Balducci, che non ha inventato la polvere da sparo e la geniale esperta informatica bergamasca, l’agente scelto Cecilia Cortellesi. Il tutto ambientato in una Rimini dal sapore squisitamente decadente, nello scenario del Grand Hotel di felliniana memoria. E in questo quarto capitolo si parte alla grande.
Dieci novembre: il Grand Hotel di Rimini sembra l’Excelsior del Lido di Venezia durante la settimana della Mostra del Cinema. Attrici, attori, registi, produttori di tutto il mondo hanno occupato le stanze dell’albergo e di quelli più vicini. Insomma la crema cinematografica mondiale è riunita a Rimini per prendere parte alla gran festa d’apertura delle celebrazioni del centenario dalla nascita di Federico Fellini. Ma, la mattina dopo la festa, un famoso produttore viene trovato barbaramente ucciso nella sua suite, con modalità allusive e molto esplicite. Insomma qualcuno l’ha evirato e poi gli ha cacciato il suo membro in gola. Un’evidente vendetta per uno stupro?
A quel punto, se già non era successo prima, l’omicidio scatena la rincorsa di tutti i media internazionali. Con debita soddisfazione del sindaco, occasionale compagno riminese di capriole tra i guanciali della vivace vicequestore, Rimini pare diventata l’ombelico del mondo. Le prime pagine dei giornali rigurgitano della cronaca del brutale omicidio poi, nelle sezioni locali, anche di quello che parrebbe un tragico incidente, un’esplosione su una motorsailer nel porto, con due morti, marito e moglie. Un incidente?
Costretti a indagare sull’omicidio del produttore – anche per aiutare un fascinoso ex corteggiatore americano di Costanza Confalonieri che rispunta dal suo giocondo passato di quando faceva pratica poliziesca presso la DEA – la bella vice questore e i suoi imboccano subito la pista giusta. Ben altra cosa invece sarà lo pseudo incidente. Quell’esplosione potrebbe celare ben quattro vittime.
Ma a voler scavare più a fondo fa capolino persino un certo Giulio Cesare… Sì, proprio quello delle Idi di Marzo, in fondo Rimini è a un passo dal Rubicone. Insomma, scava che ti scava si rischia di tirar fuori segreti molto ma molto pericolosi che vorrebbero emigrare lontano. La verità è a un passo quando Costanza sarà vittima di un attentato che la costringe a mandare avanti le indagini da un letto d’ospedale e a mancare il matrimonio tra i suoi fidi Emerson e Cecilia.
Costanza Confalonieri Bonnet è sempre tosta e ben preparata, ha un altissimo potenziale intellettivo e lo dimostra, facendosi largo dappertutto e non solo con metaforiche spallate. Vera espressione di forza al femminile per il sapersi imporre e essere in grado di fare ogni mestiere e BENE. Ma Costanza è una donna che non mortifica l’italiano in rigurgiti femministici e dunque serve lo stato come vicequestore (ma vicequestora no, si fa per dire).
E poi c’è un po’ di maretta in arrivo al commissariato. Appicciafuoco, pur ago della bilancia anche in questa difficile indagine, dovrà fronteggiare un serio problema di salute, e Costanza è incerta se organizzare il suo futuro a Rimini o riprendere il suo posto in famiglia, a Milano.
Una trama partita da Hollywood per chiudersi con un Giulio Cesare in salsa “emirati” che, evidenziando con lucidità le tante e dinamiche semitribali contemporanee, ci trascina in una sottile e acuta satira sociale. Insomma un romanzo scorrevole, ironico, avvincente, ben scritto e con un finale poco scontato. Da leggere!
Gino Vignali (Milano 1949) è uno scrittore milanese. Il suo nome è da anni legato a quello di Michele Mozzati, un sodalizio nato ai tempi dell’università e che li ha resi celebri come Gino & Michele. Sono tra i fondatori dell’agenda Smemoranda, hanno partecipato alla nascita del cabaret Zelig e ideato l’omonima trasmissione televisiva. In coppia con Michele ha pubblicato numerosi libri, di narrativa e non, tra cui Anche le formiche nel loro piccolo s’incazzano (1991) e Neppure un rigo di cronaca (2000). Nel 2018 ha pubblicato con Solferino il primo giallo di questa serie: La chiave di tutto.