Qualcosa da tacere – Massimo Ansaldo

Massimo Ansaldo
Qualcosa da tacere
Fratelli Frilli Editori, 2020
Recensione di Patrizia Debicke

A metà tra thriller internazionale e noir metropolitano, Qualcosa da tacere si snoda su un “doppio binario sociale”, a cavallo tra i primi e gli ultimi rappresentanti della scala sociale. La trama verte attorno al dramma della famiglia Sperlinghi, travolta dall’atroce stupro della figlia minore Michelle, una ragazzina di appena diciassette anni. Una vicenda tragica e incomprensibile. Gli Sperlinghi sono la madre Annetta, i due figli, Simone e Michelle, e il padre, l’ingegner Giorgio, erede di una delle dinastie più influenti e facoltose di Genova, uomo che gioca con il potere e che vorrebbe subito, e alla sua maniera, incastrare gli stupratori della figlia e naturalmente vendicarsi. Prepotente, individualista, abituato a farsi giustizia da solo, alle incerte indagini ufficiali delle forze dell’ordine affianca gli scagnozzi agli ordini del suo uomo di fiducia Gualtiero e scatena la caccia ai colpevoli.
Michelle non è in grado di riconoscere i suoi aggressori. I medici infatti hanno immediatamente riscontrato che la ragazza è stata drogata con la “pillola dello stupro”, capace di cancellare, talvolta anche per sempre, la memoria dei fatti recenti. Michelle, abulica e sofferente, accetta appena la presenza di sua madre e con molta fatica quella del fratello maggiore, Simone. Ben presto, tuttavia, indizi e riscontri precisi daranno modo di sospettare che l’agguato a Michelle Sperlinghi non sia stata una feroce bravata giovanile ma, con ogni probabilità, un premeditato attacco personale al padre e alle sue attività imprenditoriali.
La pallina della roulette gira, gira non accenna a fermarsi…
Pare che i mandanti di quell’atrocità siano da ricercare tra i suoi rivali nei traffici internazionali, interessati a sottrargli un lucroso commercio legato a materiali provenienti dalle Terre Rare. Si aprono nuovi inimmaginabili scenari nei quali Sperlinghi si troverà a mettere le carte in tavola e con quello che considera il suo peggior nemico, Charlie, che un tempo tuttavia era il suo migliore amico e socio in affari.
Ma la pallina della roulette non si è ancora fermata. Anzi continua a girare, rallenta un poco per segnalare Giulio Senese, giovane bene, amico di Simone Sperlinghi, ma troppo facilmente influenzabile. E anche altri balordi suoi amici. Gli esecutori materiali dello stupro si accorgono di essere stati manovrati e trasformati in pedine di un piano diabolico troppo grande per loro.
La pallina rallenta anche davanti ad Andrea Giuppini, un meccanico che vorrebbe farsi strada nella vita, e ad altri strani personaggi underground che affollano i vicoli di Genova, come Nuccio il pusher e i suoi complici “Rugby” e “Bronzo”…
Ma i carabinieri Andusi, Scoglio e Romanazzi, che conducono le indagini ufficiali, assistono straniti e impotenti al vorticare del gioco, condizionati da esasperati protagonismi e reciproci sospetti con la Procura.
E solo alla fine la pallina si fermerà per indicare chi ha colpa e, rimettendo in discussione ogni certezza, farà emergere la verità in un frenetico susseguirsi di colpi di scena. Un’amara e tragica verità, ma che forse darà modo di tacere, dimenticare e sperare ancora nel domani.
Spesso tra consanguinei c’è mancanza di rispetto e di fiducia e nelle famiglie esistono argomenti che scottano. Argomenti penosi e che sarebbe meglio se restassero per sempre confinati tra le mura domestiche. Ipocrisia o saper vivere per un fine che si spera migliore?
In una Genova definita da uno dei protagonisti “impalpabile e perennemente distratta”, senza buoni o cattivi per cui veramente parteggiare, l’autore ha il coraggio di accompagnare il lettore verso nuovi e diversi orizzonti per costringerlo a rivedere il suo punto di vista. E soprattutto ha il coraggio di suggerirgli che troppo spesso non tutto è come sembra e la giustizia non sempre è di questo mondo. Tuttavia la speranza non andrebbe mai persa e non necessariamente il male deve provocare altro male. Chi può affermare con certezza che un carnefice non possa pentirsi, non possa fare di tutto, anche rischiando di persona, pur di cambiare e migliorarsi?

Massimo Ansaldo, nato a Varazze (Sv) nel 1959, vive a La Spezia. Avvocato con studi a Genova e La Spezia, è membro del Comitato Regionale delle Comunicazioni (Corecom) della Regione Liguria. Ha pubblicato con Leucotea i romanzi Macerie e Il segno del sale. Per Fratelli Frilli Editori ha contribuito alle antologie Tutti i sapori del noir e Tutti i luoghi del noir con i racconti Il Coltello del cuoco e I cattivi sono buoni.

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