Armando D’Amaro
Commissario Boccadoro. Genova, i crimini negati
Fratelli Frilli Editori, 2021
Recensione di Roberto Mistretta
Ci ha preso gusto Armando D’Amaro col suo Boccadoro e confeziona una nuova avventura storica intrisa di pathos, la quarta per chi segue le indagini del commissario che indaga nell’Italia fascista fin dal suo apparire in Nero Dominante, (gli altri due romanzi sono stati Boccadoro e il cappotto rosso e Boccadoro e la calda estate).
Siamo nel gelido febbraio del 1941, periodo di massima forza del fascismo, quando le regole e le leggi hanno un peso particolare a seconda del colore della camicia. A gennaio c’era stato l’incontro tra Hitler e Mussolini per l’invio di truppe corazzate tedesche in Libia e un massiccio intervento in Grecia, e il 3 febbraio era cominciata la battaglia sull’altopiano di Cheren, in Africa orientale.
A Genova, il corpo di una prostituta, maciullato da un treno, viene rinvenuto in una galleria nei pressi della stazione di Brignole. Sembra un incidente finito tragicamente e come tale viene archiviato, ma il capomanipolo della Milizia Ferroviaria non è convinto. E ne parla proprio col commissario Boccadoro che si lascia intrigare, ben conoscendo il nero che alligna nell’animo umano, come dirà a sua figlia: “Cercare di entrare nella testa di certe persone sarebbe come immergersi in pozzi neri, senza fondo”.
Per muoversi e indagare, infatti, Boccadoro dovrà vincere la ritrosia del Questore e l’ostracismo del Centurione responsabile dello scalo. Ma una volta convintosi delle sue idee, vorrà toccare ancora una volta il fondo dell’umana miseria.
Un noir costruito come si deve, coi suoi delitti e un assassino che si svelerà alla fine, e che dà all’autore l’opportunità di fare conoscere la Genova degli anni Quaranta nella sua dimensione umana, sociale e storica, con fatti e fatterelli della storia di ogni giorno contestualizzati nella Storia della Seconda guerra mondiale.
Mentre Boccadoro indaga col fidato Beccaccini e si ritrova ad assistere all’indimenticato match Genoa contro Juve al De Ferraris, la moglie e i figli sono sfollati a Calice, nel ponente ligure. Ma l’omicida seriale tornerà a colpire e Boccadoro dovrà indagare tra case chiuse e bombardamenti degli Alleati che faranno tanti altri morti. La caccia all’uomo lo porterà a individuare il colpevole ideale per il pensiero dominante del regime e del sentire umano, un pervertito che prende di mira le donne che viaggiano da sole in treno. Boccadoro però deve districarsi nell’inchiesta mentre l’Italia intera, a passi di Stori, si avvia verso il rovinoso destino i cui prodromi si avvertono nel coprifuoco già instaurato e nel tesseramento, ma anche e soprattutto nel generale clima di paura e sfiducia che traspare nella gente comune, non più invasata dalla follia in camicia nera che ha preso il potere.
A rendere ancora più gustosa la scrittura accurata e chirurgica di D’Amaro, la ricostruzione dei dettagli di una Genova poco nota ai più, dettagli curati e frutto di una meticolosa ricerca storica che rende godibile la trama e vivi i personaggi. Non mancano i segreti di regime, le diffidenze dei servi di potere, l’impotenza dei pavidi, le viltà degli ipocriti, le menzogne di chi aborrisce la verità.
Un noir di casa nostra che coniuga il piacere della trama gialla alle vicende storiche di Genova dove l’autore dà il meglio di sé, col suo disincanto ironico che non cede all’eccessiva pietà per gli sconfitti ma neppure al cinismo, e dosando storia e fantasia costruisce un romanzo con una sua peculiare rotondità.
Autore poliedrico nativo di Calice Ligure, Armando D’Amaro dopo gli studi classici e la laurea in giurisprudenza ha praticato attività forense ed accademica, abbandonate per dedicarsi alla scrittura noir. Per Fratelli Frilli Editori ha pubblicato diversi romanzi, a partire dal 2007 e ha curato diverse antologie, tra cui, a partire dal 2017, quelle dedicate al fondatore della casa editrice, Marco Frilli: Una finestra sul noir, 44 gatti in noir, Tutti i sapori del noir, I luoghi del noir. Il suo monologo Atlassib è rappresentato con successo a teatro e numerosi sono i testi scritti per artisti, tradotti anche in inglese e russo.