Gaudenzio Schillaci
Frasi sporche da insegnare ai pappagallini
Alter Erebus, 2021
Recensione di Roberto Mistretta
Il male non è altro che uno sfoggio di banalità, ripete Vinicio, il protagonista di questo romanzo dirompente e disturbante. Dirompente per la forza espressiva che il giovane autore, Gaudenzio Schillaci, classe 1990, dimostra di possedere nel costruire una storia solida e coerente dall’inizio alla fine, permeata da una cifra stilistica non comune. E disturbante per le reiterate scene di abbrutimento fisico e morale, tra alcool e sesso esplicito, che il protagonista non risparmia a se stesso e al lettore. Una discesa negli inferi di un buco nero che attrae e inghiotte inesorabilmente le vite che vi orbitano attorno, come fossero stelle e pianeti. E non ci lasci ingannare dal titolo innocuo seppure provocatorio.
“Passavo ore, giorni interi a insegnargli tutte le peggiori cazzate da dire, tanto che iniziavo a pensare che avrei potuto scriverne un libro, magari un manuale, da intitolare Frasi sporche da insegnare ai pappagallini. C’era una vecchia battuta di Nino Frassica, uno dei pochi comici che mi ha sempre regalato momenti di spensieratezza, che citava un fantomatico romanzo con quel nome: ecco, avrei potuto essere io a realizzarlo.”
Vinicio racconta di sé a Pina, un pappagallo maschio, e dà lo stesso titolo al suo memoriale che disvelerà la propria forza devastatrice nell’inatteso finale.
“Si parte sempre da una fine. Quella volta la fine era coincisa con le cosce pallide di Sveva”, l’incipit.
Vinicio ha il fuoco dentro. Siciliano di Catania, insegna Storia e Filosofia al liceo classico “Carlo Tagliavini” di Bologna. Dotato di irresistibile fascino, non gli bastano le avventure con le colleghe. La sua voglia di vivere e sperimentare lo portano ad andare oltre ogni limite, a spingersi sempre più in là. A osare e provocare. Sveva Kassiuvitz è una sua studentessa, bellissima, minorenne e disinibita. La loro relazione clandestina va avanti da tempo. Ma quando Sveva scompare e le foto dei loro amplessi conditi da giochini erotici fin troppo spinti vengono diffuse da una mano anonima, per Vinicio comincerà una discesa negli inferi che inghiottirà anche il poco di buono che aveva fatto.
Sveva è stata rapita o peggio? Vinicio è il primo sospettato. L’unico. L’indagine è affidata all’ispettore Fago, e tra i due scatterà una silente solidarietà maschile. Vinicio non si sottrarrà alle proprie responsabilità. Si era anche dimesso dal liceo quando la relazione con Sveva era stata comunicata con lettera anonima all’inflessibile preside Dozza, e lui stesso lo aveva invitato a denunciarlo alle autorità quando, dopo la lettera, erano state diffuse anche le foto hard.
“Siamo soltanto questo, un paese che vive e si nutre nelle piaghe dell’indignazione popolare, sempre alla ricerca di una nuova vittima di cui prendere le parti e un nuovo carnefice di cui aver paura, convinti che il male viva sempre fuori, davanti la porta. Un paese che ha bisogno di una terapia.”
Giudicare è sempre facile, sembra ammonirci l’autore, che si diverte a ribaltare i punti di vista, a scandalizzare, a provocare. Ma l’innocenza non va di pari passo con l’età.
Un noir denso, corposo, sensuale con una location d’eccezione. “Amavo la pioggia, ho sempre amato la pioggia a Bologna, poi diventata un’altra cosa, come se la città cambiasse aspetto e forme, come se diventasse più sincera. Come se la pioggia si portasse appresso le ipocrisie di tutta la città, le miserie e le crudeltà. Come se la pioggia ci salvasse dalla realtà.”
Ma guardando i ragazzi muoversi in bus nella dotta Bologna, Vinicio ricorda il sole dell’isola e i ragazzi di Catania: “Tagliavano l’aria sugli scooter che invadono il centro il centro, con la stecca di fumo nelle tasche delle loro tute di felpa e la voglia di prendere tutto maledettamente sul serio. Mi capitava di vederli e osservarli nelle estati che passavo in Sicilia, a casa, quando andavo a bere un tamarindo al chiosco. Lì a tutte le ore si inciampa in un frappè alla Nutella, un sorta di frullato-bomba a base di cioccolato e latte con aggiunta di due brioches della Tomarchio, fiore all’occhiello dell’industria dolciaria siciliana con cui, ancora oggi, vengono allevati i bambini nati nella terra di Trinacria”.
Un noir vischioso dove non c’è redenzione. Dove tutti fingono. Dove tutti nascondono.
“La notte, ammantata nel suo solito buio, è l’unico rifugio dove chiunque si più nascondere e può confessare qualsiasi cosa.”
E un autore da tenere d’occhio.