La fine del mondo – Gianluca Wayne Palazzo

Gianluca Wayne Palazzo
La fine del mondo
Fernandel, 2021
Recensione di Patrizia Debicke

«Ogni storia d’amore è la fine del mondo». Inizia così il nuovo romanzo di Gianluca Wayne Palazzo La fine del mondo, per poi proseguire in una spirale distruttiva di solitudine, violenza, passione, poesia e precipitare infine verso una conclusione in parte consolatoria.
Un romanzo struggente come le vite dei personaggi, le cui vicende vanno a intrecciarsi per caso o per un’incontrollabile spinta del destino.
Carlo Draghi ha trentasette anni, il viso sfregiato a destra da una lunga cicatrice, il naso appiattito e piegato un po’ a sinistra, le nocche delle dita sbucciate e legge poesia anglosassone. Durante il giorno lavora come autista per una celebre produzione tv, mentre di notte combatte e si fa massacrare corpo e faccia negli incontri clandestini di pugilato alla periferia di Roma. Incontri che gli procura il suo pseudoallenatore, ex brillante peso medio che si è bruciato la carriera tirando cocaina. L’uomo che gli aveva insegnato a battersi nella sua prima vita. quando era di casa alla Sapienza…
Carlo oggi quella vita finge di averla dimenticata, vive a Centocelle in un alloggetto da pochi soldi e accetta di combattere per arrivare a fine mese.
Giorgio è un nerd dai capelli e barba rossi. Alto un metro e 90, è un grassone di 120 chili, lavora da anni per un’azienda che produce software intelligenti. Ma ha un’unica vera passione, il gioco di ruolo, e un immenso sogno: riuscire finalmente a vendere e distribuire il suo, quello che ha inventato, Il libro del destino, un gioco più ambiguo e complesso degli altri in circolazione e secondo lui destinato a diventare la Bibbia dei GDR. E finalmente una grossa casa italiana, la Eskaton, ha preso contatto con lui e vuol vedere la sua creazione. Lo chiameranno presto per un appuntamento. Forse è arrivato il suo momento…
Persino sua moglie Diana intuisce che stavolta Giorgio potrebbe farcela.
Diana, trentacinquenne ancora giovane e piacente, si spende generosamente per tutti, anche per chi non lo merita, ma in fondo è insicura e complessata per cui di nascosto è entrata in terapia. Assunta a tempo determinato, con l’intercessione dei suoceri, per una firma di design ora sopra organico, si trova con il rinnovo del contratto in dubbio. È stanca, provata, si sente diversa da quando ha sposato Giorgio, seguendolo persino a Grenoble mentre collaborava temporaneamente con un laboratorio informatico, o quando i suoceri avevano comprato l’appartamento accanto al loro, dietro piazza Istria.
Quel gioco potrebbe veramente rivoluzionare la loro vita di coppia. Riuscire a rendere concreto il progetto di un bambino.
Telefonata e appuntamento arrivano prima del previsto e, in una mattina di pioggia, con il traffico in tilt per lo sciopero dei mezzi, Giorgio si troverà con la macchina che fa i capricci, rifiutando di partire e l’impossibilità di agganciare un taxi. L’unica speranza che gli resta è riuscire a fermarne uno per strada mentre l’orologio avanza implacabile, facendo svanire il miraggio dell’agognato appuntamento.
E sarà questa disgraziata situazione la causa incidentale del primo contatto di Carlo Draghi con Giorgio.
Nel caos del traffico romano impazzito, fermo in fila a un semaforo, Draghi, commosso dalla drammatica richiesta di aiuto di quel ciccione dai capelli rossi che gli picchia disperato sul finestrino, scaricherà il giovane e montato attore di fiction che ha preso a bordo poco prima e farà salire Giorgio Spagnoletti. Poi, con una corsa che assomiglia a una gincana, riuscirà a portarlo in tempo, stando persino ad ascoltare le virtù di La fine del mondo, secondo il suo creatore un’inquietante allegoria della realtà in cui i personaggi sembrano vivere di vita propria.
Il gioco piace e verrà scelto. Da quel momento la strada verso il successo per Giorgio è in discesa, mentre il generoso atto impulsivo costerà a Carlo Draghi l’immediato licenziamento.
Ma, solo dopo un serata di festeggiamenti, Spagnoletti, prima di addormentarsi, ricorderà di non averlo neppure ringraziato.
Per riparare, il giorno dopo trova il suo telefono, lo chiama e l’invita a cena.
Da quell’incontro, quella cena neppure troppo gradita a Diana, nascerà qualcosa d’importante soprattutto per lei, imprigionata in una vita grama a lavare piatti, a ripulire automaticamente le cassette del quartiere dai volantini e in un lavoro che le regala solo ansia e l’untuoso corteggiamento di un collega.
Mentre Giorgio è impegnato a propagandare il suo lavoro, immergendosi in una compulsione lavorativa paranoide che lo porta a frequentare le più importanti Fiere del settore e a conoscere altre donne, ignorando praticamente sua moglie, Diana, dopo aver offerto aiuto a Carlo semidistrutto da uno scontro sul ring, si lascerà coinvolgere in un appagante rapporto fisico e intellettuale con lui che le ridarà gioia di vivere. Scoprirà che Carlo è un uomo che ha viaggiato, è molto colto. Insomma chi è il vero Carlo Draghi? Cosa c’ è dietro la sua impassibilità e il suo tacere? Quali sono le emozioni negative che gli fanno corteggiare l’autodistruzione?
Diana tuttavia vuole ancora bene a Giorgio e si rende conto del tomento, insito nel voler amare due persone, e di dover fare una scelta, pur se difficile. Mentre Giorgio, certo che ogni scatola del suo gioco possa rappresentare un universo alternativo, si convince che la realtà che lo circonda potrebbe risentire di certe estensioni negative del suo gioco, La fine del mondo.
Il mondo infatti pare in subbuglio, ovunque avvengono attentati e, con il cambiamento climatico in atto, si verificano un po’ dappertutto fatti anomali, catastrofi naturali. Si tratta solo della sua immaginazione o il gioco potrebbe davvero influenzare la realtà?
Sarà questo alla fine il destino dei tre protagonisti? Possibile, perché se un mondo nuovo si può creare con il nascere di una storia d’amore, ciò nondimeno ogni storia d’amore ha in se stessa la fine del mondo e il suo principio.
Per chi non sapesse: il gioco di ruolo, abbreviato spesso in GDR o RPG (dall’inglese role-playing game), è un gioco dove i giocatori, di solito un gruppo di amici, muniti di qualche dado talvolta di forma strana, carta, matite, assumono il ruolo di uno o più personaggi e tramite la conversazione e lo scambio dialettico costruiscono uno spazio, un universo immaginario, dove avvengono fatti fittizi, avventurosi, in un’ambientazione narrativa che può ispirarsi a un romanzo, a un film o a qualunque altra fonte creativa, storica, concreta come nella vita reale o di pura fantasia.
Le regole legate a ogni gioco di ruolo indicano come, quando e in che misura, ogni giocatore può condizionare e sviluppare quanto ha immaginato.
Negli ultimi anni il gioco di ruolo spesso da passatempo di nicchia è diventato un fatto di costume tanto da essere protagonista, ad esempio, di fortunate serie TV, anglosassoni quali “The Big Bang Theory” o più di recente “Stranger Things”.

Gianluca Wayne Palazzo è nato a Modena nel 1976. Laureato in storia e critica del cinema, ha un dottorato di ricerca in letteratura italiana e lavora come insegnante di lettere a Roma. Ha pubblicato i romanzi Il contrario di tutto (Voras, 2009), Il paradosso della Luna (Il Seme Bianco, 2017), Idiota è una parola gentile (L’Asino d’oro, 2019) e la raccolta di racconti Gli undici addii (Amande, 2018).

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