Isole Carcere – Valerio Calzolaio

Valerio Calzolaio
Isole Carcere
Edizioni Gruppo Abele, 2022
Recensione di Patrizia Debicke

L’isola può essere luogo dove rinascere e iniziare una nuova vita, o un altrove immaginario nel quale rifugiarsi se viene vista come un luogo protetto dove regnano pace e serenità, ma rappresenta anche un ecosistema perfetto ed equilibrato adatto all’evoluzione della specie. Ecosistema però talvolta falsato dall’uomo che vi approda con conseguenze oscure e inattese.
In altre parole, un’isola può essere un luogo sicuro oppure un luogo perduto, di reclusione e isolamento, che poi è l’interpretazione privilegiata da questo saggio di Valerio Calzolaio, Isole carcere.
Un luogo di fatica, espiazione e redenzione, spesso con un terreno da coltivare diviso e difeso dal resto del mondo da scogli pericolosi, dall’acqua, dal mare.
Ma le isole per loro natura non nascono come prigione, anche se la storia ci insegna che nei tempi gli uomini, per disciplinare contrasti nell’interesse della collettività, hanno deciso di servirsene per utilizzarle a tale scopo, sfruttando le loro particolari caratteristiche.
Come si è considerata, in passato e oggi, la prigionia su territori lontani dalla terraferma?
Quante realtà storiche e quante non vere (in campo letterario, cinematografico, culturale ecc.) ci rimandano a questo presupposto? Che funzione hanno oggi questi penitenziari, quelli ancora in attività e quelli invece che ormai fanno solo parte del patrimonio storico-paesaggistico di un paese?
Di questo e molto altro racconta nel suo saggio Valerio Calzolaio, con la sua attenta e disciplinata cultura, partendo dalla spiegazione di come gli uomini in alcuni casi siano riusciti a limitare la libertà di soggetti spregevoli o pericolosi per la società, sia per fatti che per idee, imprigionandoli e collocandoli al di là dell’acqua, che sia lago, mare o oceano di tutti i continenti.
I presupposti di questo saggio, diviso in tre parti, sono rigorosamente scientifici e basati su inconfutabili supporti biologici e antropologici. La prima parte, infatti, è un’analisi nell’insieme del tempo e dello spazio dell’immagine “isola-carcere”, la seconda elenca e descrive le principali isole che nel corso della storia hanno contenuto istituti di pena, mentre la terza, arricchita anche da grafici, riporta interessanti dati di precisione matematica.
Le isole carcere prese in esame e attentamente valutate da Valerio Calzolaio sono ben 270, divise tra Mar Mediterraneo (anche se “ogni mare è mediterraneo” ci rammenta l’autore), Mare del Nord e Artico, e gli immani bacini oceanici dell’Atlantico, Pacifico e Indiano.
“Isolare”, il verbo che ben definisce l’atto di separare, allontanare, impedire i contatti, deriva da isola, sicuramente, perché per millenni – in tutti i continenti e in tutte le culture – porzioni di terraferma circondate dall’acqua sono state scelte per relegare sotto controllo le persone sgradite. E, per avere la garanzia di tenerle prigioniere, alla protezione fornita dall’acqua sono stati aggiunti muri, catene, reti, steccati…
Oggi, come già detto, sono almeno 270 le isole-carcere nel mondo, delle quali un terzo ancora funzionanti e destinate a detenuti comuni, oppositori politici o prigionieri di guerra.
In Italia, per esempio, c’era il penitenziario borbonico di Santo Stefano in uso fino al 1965, che durante il fascismo ospitò Sandro Pertini, dependance penale di Ventotene, già per suo conto un’isola di confino. Ma anche la sarda Asinara, dismessa nel 1998, che ha accolto in più di cento anni di esercizio i più pericolosi criminali della Camorra, di Cosa nostra, delle Brigate rosse e dell’Anonima sequestri. E la siciliana Favignana, non più attiva dagli inizi del 21° secolo.
In California poi, vicino a San Francisco, c’è Alcatraz, che in spagnolo antico significa pellicano, chiuso ai detenuti dal 1971. In Croazia, troviamo l’isola dalmata di Goli Otok, in italiano Isola Calva, poi dismessa dal 1988, riservata nel dopoguerra agli oppositori di Tito. E ancora in Florida l’ex forte di Garden Key, oggi riserva naturale destinata agli uccelli. O la vulcanica Hashima in Giappone, per i soldati cinesi e coreani. Oggi uno dei ventitré siti storici industriali, patrimonio dell’umanità.
Un pur vasto excursus su isole usate come luogo di esilio, ma che lo stesso autore confessa non esaustiva, spingendo volutamente il lettore a indagare oltre. Ma in realtà che cosa sono esattamente queste “isole carcere”?
Valerio Calzolaio ci accompagna per mano a comprendere la storia di queste isole, storia che inevitabilmente è connessa in modo indissolubile con chi le abita o le impiega per crearci dei posti di confino. Posti di confino che hanno persino in alcuni casi portato al fiorire di leggende di sapore mitologico.
Ma pur sempre posto di confino. E la parola confino non va sempre a braccetto con dignità. Viene garantita la dignità degli “ospiti” di questi luoghi, in queste carceri? In passato era raro, molto raro, ma ora per fortuna va meglio… Calzolaio ci spiega che Gorgona (arcipelago toscano), colonia agricola in piena attività, e Suomenlinna, carcere aperto per la riabilitazione penitenziaria (al largo di Helsinki) ne sono forse i due più virtuosi rappresentanti.
Isole carcere è anche un accurato compendio di studi per comprendere meglio cosa ci circonda; non limitandosi al significato intrinseco del titolo, ci stimola e ci fa persino venire voglia di viaggiare. Un libro che riesce a mettere in evidenza come anche un piccolo luogo, magari di pochi ettari e sperso in mezzo al mare, possa godere di una propria identità, di una sua storia unica e profonda.
Un universo particolare fotografato, radiografato e narrato nella colta ricerca pluridecennale di Valerio Calzolaio confluita in “Isole Carcere. Geografia e Storia”. Una ricerca assolutamente inedita in cui, per esempio, compaiono sia il carcere settecentesco di Santo Stefano, in via di restauro con un ampio progetto culturale, sia Ventotene, simbolo di una speciale cronaca che parte dall’esilio, la relegatio e deportatio in insulam di epoca romana, iniziata con Giulia, la figlia ribelle di Augusto.
In tempi più recenti i migranti, loro malgrado, diventano tra i principali protagonisti della storia delle isole carcere. Valerio Calzolaio segnala la siciliana Lampedusa, Lesbo e le isole australiane, come fu Ellis Island a New York, trasformate in limbo per concentrare gli espatriati in attesa del visto. E mi vien bene allora di citare il Lazzaretto Vecchio, l’isola della laguna veneziana destinata dalla Serenissima a orrido limbo per gli appestati.

Valerio Calzolaio, giornalista e saggista, è stato deputato dal 1992 al 2006 e sottosegretario al Ministero dell’ambiente tra il 1996 e il 2001. Tra le varie pubblicazioni è autore di Ecoprofughi (Nda 2010), Da Moro a Berlinguer (con Carlo Latini, Ediesse, 2016), La specie meticcia (People, 2019), Libertà di migrare (con Telmo Pievani, Einaudi, 2016).

1 Comment

Leave a Reply

Fill in your details below or click an icon to log in:

WordPress.com Logo

You are commenting using your WordPress.com account. Log Out /  Change )

Twitter picture

You are commenting using your Twitter account. Log Out /  Change )

Facebook photo

You are commenting using your Facebook account. Log Out /  Change )

Connecting to %s

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.