Letture al gabinetto di Fabio Lotti – Ottobre

Vi ricordate il precedente appuntamento, quando ero stato bloccato al gabinetto dalla mogliera e dalla figlia? Ebbene mi sono finto svenuto, accasciato sulla tazza e sono stato liberato. L’amore, soprattutto quello filiale, ha vinto sulla voglia di stringermi adeguatamente il collo.

Ma veniamo a noi. Mi ha telefonato al cellulare il mio vecchio editore incavolato nero proprio nel bel mezzo di una ponzata. Gli avevo promesso di citare i miei gialletti da lui pubblicati ma non ne avevo fatto di niente. Anche al gabinetto ho la mia dignità. “Allora brutto stronzo…” ha esordito proprio nel momento ad hoc con la sua nota eleganza, ”Me ne frega assai della tua dignità…”. Non ve la faccio lunga. Ecco i miei tre gialletti e ci infilo pure una antologia curata dal sottoscritto, per non prendermi una frustata dall’altro editore:

Partita a scacchi con il morto, Prisma 2004.

Chi ha ucciso il campione del mondo?, Prisma 2005.

La diabolica setta di Caissa, Prisma 2006.

Antologia Giallo Scacchi – Racconti di sangue e di mistero di A.A.V.V. Ediscere 2008, curata da Mario Leoncini e dal sottoscritto

I primi sono tre gialletti che hanno come protagonista il commissario Marco Tanzini di Siena, fissato con i polizieschi, la giacchetta che deve portare anche quando fa un caldo boia e le cravatte che cura come tenere creature. Conosce gli scacchi e gli scacchisti del circolo senese e dunque il morto ammazzato ha sempre a che fare con il “nobil giuoco”. Tre gialletti leggeretti e spiritosetti che dovrebbero muovere le labbra al sorriso.

L’Antologia è il mio fiore all’occhiello. Una introduzione sul rapporto giallo scacchi nella letteratura poliziesca e poi racconti di penne mica da ridere come Marchesi, Luceri, Vesnaver, Fazzari, Pietroselli, Solito, Lupi e via discorrendo.

Salutati i miei gioiosi pargoletti (chiedo venia per l’autocitazione che ho cercato di restringere al minimo) vediamo un po’ quelli degli altri.

Sempre sul rapporto giallo-scacchi ecco Il maestro di scacchi di Massimo Salvatorelli, Piemme 2012. Si inizia dal 10 aprile 2005 e si finisce il 15 luglio. Numerosi flash back dal 22 marzo 1849 fino al 1902. Siamo a Roma ad un torneo del circolo di scacchi. Il narratore (gli eventi del presente in prima persona e quelli del passato in terza), l’avvocato Massimiliano (Max) Perri, sta giocando contro Chiara, una ragazzina “odiosa” di circa dodici anni, capelli viola, maglietta dark, scarponi, anelli e orecchini vari che lo fa fuori senza troppa fatica. Se la ritrova poi nel proprio studio a chiedere la riapertura del processo a suo padre Enrico Terrani, accusato di omicidio, ora in detenzione domiciliare e amico del padre dello stesso Massimiliano (Ferdinando) con il quale aveva in comune la passione per gli scacchi. Dunque occorre dimostrare la sua innocenza e scoprire chi ha ucciso Ferdinando, perché c’è pure questo dubbio (l’avvocato Perri al momento della sua morte era in America e seppe solo di un infarto mentre lavorava).

In parte storia vera, in parte inventata, uno squarcio di Risorgimento, passioni scacchistiche, personaggi storici famosi come il Generale e famosi scacchisti come Serafino Dubois, indagini, domande, riflessioni, dubbi e incertezze, atmosfere inquietanti fino all’epilogo. Procedendo nella lettura gli avvenimenti si gonfiano, perdono un po’ di linearità aiutati, però, da una scrittura agile, sicura e nello stesso tempo percorsa da humour leggero con spunto civettuolo su Holmes e Nero Wolfe. Coniugata l’indagine da giallo classico al presente e l’atmosfera da thriller soprattutto al passato. Un buon libro che poteva essere sfrondato a suo vantaggio di un discreto numero di pagine.

Continuo con i soliti, immarcescibili G.M. Intanto vi ripropongo il capolavoro La logica del delitto di G.K. Chesterton perché mi pare un peccato mortale non averlo letto.

Oltre alla risoluzione dei molteplici casi, vengono discussi diversi argomenti che mettono in contrasto l’aridità razionale e l’immaginazione, la fotografia e la pittura, la teologia e il materialismo, e poi spunti sul trattamento schifoso degli ebrei da parte dei tedeschi, gli scioperi, il marxismo ecc… Cultura, filosofia, storia, un volo della mente, una ironia ed un sorridere leggero, quasi levigato, l’esaltazione del paradosso e la convinzione che si possa arrivare alla verità senza tanti mezzi tecnici e scientifici, senza tanta foga di indagare. Basta saper ascoltare, osservare e…immaginare.

Poi aggiungo Meglio erede che morto di Michael Innes, praticamente il tentativo di prendere il posto di un altro (un classico). Qui del fratello minore Arthur che cerca di farsi passare per Charles, assai ricco, morto per un incidente durante una navigazione su uno yatch. Riuscirà il nostro eroe a fregare tutti, in particolare l’ex ispettore di Scotland Yard, sir John Appleby? Trituramento psicologico e lotta titanica tra menti.

E ci infilo pure La montagna del diavolo di William Kent Krueger. La ricerca affannosa della moglie Jo, dispersa su un aereo durante una tormenta di neve, da parte del marito Cork O’Connor, ex sceriffo ed ora investigatore privato. Prima parte piuttosto lungagnosa (staggese), seconda trillante e ricca di brividi.

Proseguo con Toscana in giallo di A.A.V.V. (tra cui il nostro Vito) a cura di Giuseppe Previti, Fratelli Frilli 2012, una trenata di racconti nella mia terra natale.

Intanto trattasi di una antologia particolare. Le storie prendono spunto da fatti veri, da cronaca viva riferita dall’autore stesso alla fine di ogni racconto. Un’altra caratteristica è l’ampio ventaglio di situazioni temporali che si dispiegano davanti al lettore. E mi pare che si vada dal Medioevo ai giorni nostri.

Racconti inseriti in varie epoche, diversi stili, una bella antologia piuttosto equilibrata dal punto di vista della qualità (chiaro che qualche racconto si eleva sugli altri), una buona, sana lettura che ci riconcilia con questo tipo di narrazione sempre più in mano  a bischeracci della parola.

Hanno ammazzato la Marinin di Nadia Morbelli, Giunti 2012. Sono sincero, questo l’ho sfogliato in libreria e al decimo punto esclamativo mi sono arreso. Non che il punto esclamativo rappresenti una indicazione scientifica sul livello di una scrittura ma un avvertimento, sì. Va bene, è una mia idiosincrasia, troppi punti esclamativi non li sopporto, anche se venissero dalla penna di un premio Nobel.

Aggiustatevi bene sulla tazza per Gli autori dei primi 100 bassotti – Vita e opere, Polillo 2011.

Vite degne di essere conosciute, vite che hanno in comune un aspetto che le lega insieme: l’assassinio, seppure nella finzione. Tante vite, tante esperienze, di uomini e di donne coraggiose, i successi, gli insuccessi, le critiche osannanti e le stroncature, i consensi al momento e le tardive rivalutazioni. Scrittori a tempo pieno e scrittori per passatempo (ben remunerato, tra l’altro), soprattutto avvocati che il contatto con il torbido rende evidentemente più adatti a questo genere di esercizio. Scrittori rimasti nella memoria (cito soltanto la Sayers, Marsh, Carr, Wallace ecc..) e scrittori meno bravi, o meno fortunati, che tuttavia il loro bel contributo al romanzo poliziesco lo hanno dato, eccome.

Con gli indimenticabili personaggi: detective dilettanti e ispettori famosi, ex delinquenti divenuti esperti segugi, deduttivi, scientifici, psicologici, belli, colti e raffinati, aristocratici col monocolo, “popolani” focosi, individui brillanti o dall’aspetto falsamente pacioso, ora grandi come velieri, ora piccoli come fringuelli. Tutti tesi a scoprire il mistero della morte violenta con la loro astuzia ed il loro particolare metodo di indagine. E se il riflettore è puntato sull’assassino allora si segue le sue vicende come se si fosse con lui, si entra nei meandri tortuosi e perversi della sua mente. E insieme ai personaggi e ai marchingegni della struttura narrativa, spesso tesa a meravigliare e a sfidare il lettore (molti sono gli scrittori della Golden Age), lo stile particolare di ognuno che lo rende unico e irripetibile.

Passioni, sacrifici, lotte, gloria e la sfortuna più crudele e feroce.

Si legge come un romanzo.

Da manata galattica Il pittore che visse due volte di Chris Paling, Newton Compton 2012, “Un guazzabuglio di situazioni grottesche e incoerenti, personaggi scialbi, ingenui, dalla psicologia fluttuante ed uno straniamento che non strania per niente, un racconto che sta lì sospeso a mezz’aria come uno stoccafisso senza cadere per terra o innalzarsi per aria. Niente ironia, niente suspense. Un miscuglio stizzoso di pseudo generi: l’allucinato con il processuale, il gialletto trillante con l’azione ingarbugliata, il realismo puntigliosamente asfittico”.

Per chi desidera misurarsi con un linguaggio diverso dal solito ecco La legge di Fonzi di Omar Di Monopoli, ISBN 2010. Una scoperta davvero interessante. “Un linguaggio ricco, corposo, metaforico, talora pure arcaico e baroccheggiante, eppure allo stesso tempo libero e leggero, perché non fine a se stesso, perché non stupida ripetizione senza senso. Pronto con un tocco, con una battuta, con un accorpamento di suoni inaspettati a mettere in rilievo  un tratto particolare di un personaggio o uno sfondo corale del paese, pronto al guizzo ironico, ora bonario, ora tagliente, ora addirittura cattivo (fenomenale la figura ributtante di Skùppetta, lo sfasciacarrozze), e allo stesso tempo deciso a cambiare e a rinnovarsi, a operare nuove, continue, sorprese”. Per la vicenda “Siamo a Monte Svevo nella Puglia, un paesino di quattro bicocche, un tempo terra di conquista della Sacra Corona Unita, ora di delinquentelli di vario stampo e di una cricca di potentati del paese che fanno capo al sindaco. Sta per ritornare dalla gattabuia Nando Pentecoste, detto Manicomio, accusato (ingiustamente?) di omicidio che certamente la farà pagare a qualcuno e la sua non presenza aleggerà incombente ed inquietante per tutta la storia fino al suo esplosivo (alla lettera) arrivo”.

Al gabinetto filano via lisce come l’olio le riviste Sherlock Magazine e Thriller Magazine della Delosbooks. La prima è diretta con encomiabile passione e competenza da Luigi Pachì e tratta soprattutto del mystery (siamo al n° 26). La seconda, arrivata al numero trentuno, è diretta con altrettanta competenza da Franco Forte. Questa è dedicata ad altri generi come il fantasy, la fantascienza, la spy story ecc… Una rivista per lettori ma, direi, anche e soprattutto, per giovani scrittori che desiderano imparare l’arte dello scrivere (un ripasso, poi, fa sempre bene anche per quelli già affermati).

Tirata di sciacquone ed un saluto a tutti.

Fabio e Jonathan Lotti

3 Comments

  1. Caro Lotti, perché non pensi ad un’autorecensione, magari un po’ più estesa, nel blog scacchistico soloscacchi.net?
    Credo che leggerò “il Maestro di Scacchi” di Salvatorelli.
    Ciao

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  2. Ciao Zenone
    grazie della visita ma è meglio non abusare di autocitazioni che restano sempre un po’ antipatiche. Per i lettori di questo blog che vogliono leggere una bella recensione di “L’enigma dell’Alfiere” di Philo Vance del nostro Zenone qui http://soloscacchi.altervista.org/.

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