Letture al gabinetto di Fabio Lotti – Settembre

OLYMPUS DIGITAL CAMERASparsasi la notizia degli incontri gabinettistici condominiali, una iniziativa di cultura viva e pregnante, essa è arrivata anche alle illustri orecchie  del sindaco che ha deciso di visitare il nostro luogo di ritrovo letterario. Dunque giornata di festa con il primo cittadino e la banda di paese a festeggiare l’evento, tutti seduti sulle nuove trenta tazze fiammanti e fumanti costruite con i proventi delle mie fatiche giallastre (vedere pezzo precedente). Dopo l’inno di Mameli e lo sventolare di fazzoletti tricolori, il sindaco, con una punta di sincera commozione, ha elogiato la nostra iniziativa che coniuga l’interesse culturale con il bisogno corporale. E così fra gli applausi dei convenuti, le note musicali di trombe, tamburi e tromboni, schioppi di tappi che saltavano da bottiglie di spumante misti a muggiti di ponzamenti vari e tirate di sciacquone, ho ricevuto con malcelato orgoglio una medaglia in nome del popolo italiano. Su una faccia l’effige della tazza in oro sbalzato, nell’altra un “Hic manebimus optime” a sigillare la mia idea gabinettistica dagli esiti insperati e sorprendenti. La passione e il lavoro pagano sempre.

Spiluzzicature

In libreria ho letto in qua e là L’estate nera di Remo Guerrini, Newton Compton 2013 (ancora copertina ruffiana con bambino che corre lungo una strada nebbiosa), e mi è sembrato abbordabile. Della stessa casa editrice ho spiluzzicato (sempre dal punto di vista della scrittura) L’anatomista di Diana Lama con discreta soddisfazione, anche se l’“oggetto” non rientra proprio nelle mie corde.

Non so se capita anche a voi ma ogni tanto mi prendono delle fisse. Ora mi è presa quella di Maigret. Mi piace la sua aria solida, il suo fare da buon padre di famiglia, la sua capacità di “annusare” l’atmosfera dei luoghi e delle persone che gravitano attorno al delitto, il suo modo di essere semplice che lo riconduce alla realtà di tutti i giorni. Un personaggio vero che è entrato nel cuore di tutti. Basta pensare ad una pipa e ad un bicchiere di birra. E poi c’è il ritmo, quel ritmo lento e sinuoso, quasi avvolgente che Simenon riesce a creare in molti dei suoi romanzi polizieschi. Una vera oasi di pace rispetto a quelli massacranti di certi giallastri antichi e moderni. Insomma, per non farla lunga, mi sono messo a occhieggiare alcuni dei suoi capolavori (già letti) come Maigret e l’uomo solo, Maigret e la vecchia pazza, Maigret e l’informatore, Maigret e il commerciante di vini ecc… usciti tutti negli Oscar Mondadori degli anni Novanta. Un bagno purificatore. Mi sono riconciliato con la parola.

charlie chan e il cammello neroDurante questo periodo mi sono divertito a scorrere alcuni titoli sugli scaffali dello studiolo proprio sopra la mia testa, per vedere se mi avevano lasciato qualcosa. Intanto c’è una serie nutrita di copertine rosso fuoco della benemerita Polillo: Blake, Eberhart, Carr, Reilly, Sayers, Van Dine, Milne ecc… Tra queste ecco spuntare Charlie Chan e il cammello nero di Earl Derr Biggers.

Come a dire che se in una storia c’è il personaggio siamo già un pezzo avanti. Creato nel 1925 con La stanza senza chiavi dal giornalista e critico teatrale Earl Derr Biggers (devo averlo da qualche altra parte), il cinese Charlie Chan, ispettore della polizia di Honululu, è piccolo, abbondantemente grasso, si muove con una leggerezza vellutata, guance morbide, pelle color avorio, occhi obliqui (naturalmente). Un impasto cino-americano intriso di lieve umorismo che conquistò gli americani stessi. Dalle sue avventure furono tratti più di quaranta film, alcuni dei quali con un interprete davvero eccezionale: lo svedese Warner Oland che rappresentava in maniera perfetta il personaggio (per essere nordico aveva un aspetto orientale). Qui muore un’attrice e… e al centro il nostro Chan! (dell’intrigo giallistico ricordo poco).

Chan è un animale notturno come i cinesi, fuma il sigaro, famiglia numerosa con moglie larga quasi quanto lui, una brancata di pargoli più o meno cresciuti (undici!), scontri inevitabili con loro e rimpianto per i vecchi sistemi e le vecchie abitudini, ma non può farci niente (sospirone).

Esilarante la sua saggezza orientale, ricca di proverbi e aforismi vari, che inducono al sorriso. Non c’è niente da fare. Un bel personaggio riuscito è l’anima di ogni romanzo poliziesco. Vorrei dire di ogni romanzo.

Il cerchio rossoSempre della Polillo, Il cerchio rosso di Edgar Wallace che mi stuzzica.

Il “casinista” Wallace non si può dimenticare (ora le sue opere anche in digitale). Nel bene e nel male. Per farla breve c’è una organizzazione criminale, denominata appunto “Il Cerchio Rosso”, che terrorizza i più importanti, influenti e ricchi (naturalmente) uomini di affari e politici costringendoli a pagare forti somme. Altrimenti giù nella fossa. Quando arriva il tristemente famoso biglietto con il tristemente famoso cerchio rosso sopra stampato sono cavoli amari. E dunque chi lo riceve o paga oppure si fa difendere da Derrik Yale, un investigatore privato dotato di facoltà medianiche.

Movimento e colpi di scena a go-go (quello finale da urlo) con relativi morti ammazzati e personaggi che sbucano da tutte le parti, quando meno te lo aspetti, come se si giocasse a nascondino. Tipico di Wallace. Come la prosa istintiva, senza svolazzi e salamelecchi, forse anche un po’ rozza ma efficace. Con i suoi pregi e i suoi difetti. Ma qui la vincono i primi (o no?).

Ah… dimenticavo. All’inizio c’è una esecuzione capitale con la ghigliottina che fa cilecca (l’attrezzo si inceppa in un chiodo…). Il condannato si salva e diventerà il Capo della combriccola. Che si scoprirà solo alla fine. Da manicomio. Soprattutto in senso positivo ma il mio rapporto con Wallace è decisamente conflittuale (mi prendo tutta la colpa).

dalia rossaUn titolo che giganteggia perfino nella costola è Dalia Rossa di Lynda La Plante (non sto a guardare la casa editrice e l’anno di pubblicazione). Libro, anzi librone, che mi interessò soprattutto per una mia rubrica su Thriller Magazine e che riecheggia la più famosa Dalia Nera nella Los Angeles degli anni ’50. Sinceramente ricordo di un sadico che cerca in ogni modo di riprodurre ogni dettaglio del delitto di Elizabeth Short e ho impressa la figura di Anna Travis, il sergente a cui viene affidato il caso. Una rossa spruzzata di lentiggini che ha avuto una storia con il suo capo del quale è un po’ gelosina, via. Sempre con un quaderno di appunti a portata di mano. E siamo a Londra, se il neurone ricordone (mi piace giocare con le parole) non mi inganna.

sH e le ombre di gubbioAccanto al suddetto Sherlock Holmes e le ombre di Gubbio di Enrico Solito (grande esperto del Nostro).

La famosa coppia a Gubbio per risolvere un bel mistero. Un intero gregge di pecore e lo stesso pastore sono stati uccisi da un lupo che non ha lasciato tracce. Ogni tanto gli ululati si sentono in varie parti della città. Fatto fuori anche un vecchio artigiano ebanista morto in strada con la gola squarciata e trascinato per diversi metri. In seguito ci saranno altri attacchi del mostro misterioso e ad uno di questi è presente lo stesso Watson.

Al centro i due protagonisti principali inquadrati con le loro note caratteristiche, i loro tic e le loro manie che non sto a ripetere. Vi si trovano citazioni espresse o sottintese di altri libri, notazioni ironiche sugli italiani e gli inglesi, una conoscenza accuratissima della Londra di allora. Ma, soprattutto, un amore sconfinato per Gubbio, per questo luogo bellissimo e “bizzarro” insieme.

arthur e georgePiù su mi attira la copertina bianca di Arthur e George di Julian Barnes. Questa è una storia vera che mi colpì in maniera particolare. Siamo in un tipico villaggio della campagna inglese. Un maniaco sventra cavalli e minaccia di uccidere venti giovanette. Bisogna fare presto e serve un capro espiatorio. È George, il “diverso”, un parsi, il cui padre viene dall’India. Sono rimasto ammirato dalla forza del personaggio che accetta la pena e le continue umiliazioni con grande coraggio e, addirittura, confida con più fervore nella legge inglese di tanti illustri inglesi. Verrà aiutato dal nostro Arthur Conan Doyle, il creatore di Holmes. Davvero un bel lavoro che rimane dentro.

history e mysteryGrande entusiasmo per l’antologia di racconti History & Mystery. 24 storie di delitto e paura a cura di Gian Franco Orsi, che raccolse i migliori talenti italiani del momento. Un sollucchero. Di tutto e di più. Si parte dal contesto storico: fascismo,  presa di Roma del 1870, Repubblica napoletana, prima guerra mondiale e poi storie incasellate nell’anno Mille, nel Duecento, nel Quattrocento, nel Cinquecento, nel Settecento e ancora (diverse) nell’Ottocento (e avrò senz’altro saltato qualche secolo). Un gran bel ventaglio di Tempo.

Si passa poi ai personaggi. Se ne trovano di tutti i tipi. Anche di noti, importanti,  importantissimi: Stendhal, Ludovico Ariosto, Niccolò Machiavelli, Lucrezia Borgia e la sua “cantarella”, Ezzelino, Federico II, Matilde di Canossa, Giovanni Rucellai e Leon Battista Alberti, Alberto Magno e Tommaso d’Aquino e chi più ne ha più ne metta. E, con il dovuto rispetto, perfino la Madonna (non è una battutaccia toscana).

Dubbi, sesso, schifezze, brutalità, guerra, sangue, morte, tradimento, suicidio, magia, superstizione, ricerca storica e letteraria, riproposizione di vecchie diatribe (Bartolomeo de Las Casas contro Sepulveda, Cirillo contro Nestorio), svelamenti, colpi di scena, l’individuale che si mischia al sociale e viceversa.  Prosa ora leggera, ironica, evocativa, ora dura, cruda, brutale, spezzettata, lancinante.

Fu una bella iniziativa e un bel successo.

Calma piatta, invece, per Il mercato dei ladri di Jan Guillou di cui rammento soltanto che siamo a Stoccolma e che una banda di ladri porta sempre via, tra le altre cose di valore, una pregiatissima bottiglia di vino. Più impressa l’ispettore capo Ewa Johnsén (bona la su’ parte) che il maschietto è sempre attratto da certi particolari. Ma qui il neurone ricordone giace inerte nella tomba.

Sulla destra un paio di libri (fra i tanti) che risaltano la mia passione per gli scacchi: Bobby Fischer va alla guerra di David Edmonds e John Eidinov e Gli scacchi, la vita di Garry Kasparov. Il primo è il racconto dello scontro mondiale fra l’americano Fischer ed il russo Spassky in quel fatidico 1972 che segnò pure la mia nascita tra le sessantaquattro caselle. Uno scontro non solo tra due campioni ma anche tra due superpotenze completamente diverse, tanto da attirare l’attenzione della stampa internazionale (mai visti gli scacchi così “parlati” anche in televisione). Il secondo è un viaggio lungo la vita straordinaria di questo straordinario campione del mondo. Sia dal punto di vista scacchistico (un talento formidabile) che da quello umano, tuttora impegnato per la lotta dei diritti civili nella Russia di Vladimir Putin. Due belle storie.

In seguito faremo altre capatine sui libri che serpeggiano terribili (per gli acari) nella mia casa. Cortisone e broncodilatatori a go-go e penso che la passione per la lettura in cartaceo mi porti via una discreta fetta di vita (lo dico sempre per scaramanzia e magari, invece, me l’allunga).

O veniamo ai nostri favolosi G.M.: La collina degli scheletri di Peter Lovesey, Errore fatale di Ngaio Marsh, Le memorie di Sherlock Holmes di A.C. Doyle, Assassinio sul molo di Anne Perry, La settima ipotesi di Paul Halter, Perry Mason e l’avversario leale di E.S. Gardner, Nero Wolfe: le tre ragazze di Rex Stout, Sento i pollici che prudono di Agatha Christie, Sherlock Holmes e lo squartatore di Chilford di Roger Jaynes. Ecco una scelta degli ultimi titoli (nel momento in cui scrivo). Buttatevi tranquillamente su qualcuno di questi, anche a caso, e la goduria è assicurata.

ricatto ellroyRicatto di James Ellroy, Einaudi Stile Libero Big 2013.

Freddy Otash (1922-1992) in contatto telepatico con James Ellroy (“una testa di cazzo”) per il racconto della sua vita nella Los Angeles degli anni Cinquanta. Poliziotto dal 1945, doppio lavoro con banda di ex militari per furti con scasso. Nel ’52 scioglie la combriccola e arriva Joi Lousing, una bella porcellona che sa tutto di tutti. Feeling assicurato. Come arrotondamento dello stipendio fa il capo di sicurezza in un supermercato leggendario, vende pistole, vende pasticche, fa il mediatore di aborti (lo procura anche a Lana Turner), l’estorsore, va a letto con Elizabeth Taylor (ma questo non mi pare un reato). Sua imprescindibile legge “Lavoro per chiunque tranne i comunisti. Faccio di tutto tranne un omicidio”. E di tutto e di più lo fa di sicuro. Ossa rotte, nasi schiacciati, mani bruciate.

Diventa informatore per la rivista scandalistica “Confidential”, con un nuovo gruppo operativo formato da alcuni ex marines. Di mira mogli e mariti adulteri e cimici dappertutto per ricatti milionari. Sfilata di personaggi famosi con le loro “particolarità” (quasi sempre di mezzo il sesso) da Sinatra ad Alan Ladd (c’è pure Marlon Brando con qualcosa di grosso in bocca).

E insomma una vicenda schizzata tra cazzi, passere, scopate, lesbiche e finocchi, cazzottoni, pedate, pasticche, ricatti, poliziotti corrotti, sarabanda di personaggi famosi invischiati nelle porcate più porcate (già citati).

Non c’è un attimo di pace, non c’è un attimo di tregua. Tutto fila via veloce, alto e sonoro come un rutto nel buio.

A fine lettura, per compensare, la voglia di scorrere la vita di santa Madre Teresa di Calcutta.

la regina bambinaSpinto dalla bella recensione di Lucius Etruscus e dalla passionaccia per gli scacchi, ho preso La regina bambina di Tim Crothers, Piemme 2013.

A pagina ottantasei mi sono fermato con un groppettino in gola (tipico dei vecchietti). Qui c’è Phiona, la “regina bambina”, con una pentola di mais sulla testa per portare qualche soldo a casa. Sveglia alle cinque, tre ore di viaggio andata e ritorno attraverso Katwe, il più grande slum di Kampala, “uno dei posti peggiori della terra”. Miseria e miseria, dopo un lungo racconto di brutalità, di stenti e di fame nell’Uganda travolta dalla guerra civile. Protagonisti tanti disperati, tra cui la madre Harriet Nakku che va avanti per la forza di sopravvivenza coniugata con la fede in Cristo (straordinaria la sua figura) e Robert Katende, che riesce ad aprire una scuola di scacchi per aiutare i bambini sfortunati dello slum (ricevono almeno un pasto al giorno).

Ed è qui che arriva Phiona. A nove anni. Ed è qui che cambia la sua vita. Con la sua forza, la sua volontà, i dolori e i sogni che tiene dentro di sé. E il premio arriva con la partecipazione, addirittura, alle Olimpiadi del 2010! Sconfitte, vittorie, tristezze e gioie fino a quando diventa “la migliore scacchista indiscussa di tutta l’Uganda”. Altre figure di ragazze e ragazzi emergono possenti con le loro storie, ora in terza persona, ora in prima a rendere più concreto, reale, e talora drammatico, il racconto. Gli scacchi come evoluzione del pensiero e, soprattutto, come possibilità di miglioramento e riscatto sociale. La vita, d’altra parte, è un po’ come una partita a scacchi (l’aveva detto anche Spassky).

A colpire il cuore del lettore non c’è bisogno di raffinati espedienti stilistici. A volte basta esporre i fatti, le vicende, così come sono. Ricche di tanta, sofferta, umanità.

il sogno di volareIl sogno di volare di Carlo Lucarelli, Einaudi Stile Libero Big 2013.

Il mordicchiamento della guancia era stato sfruttato anche ne Il terzo sparo, sempre del Lucarellone, in Crimini di AA.VV., Einaudi Stile Libero 2005., per Lara D’Angelo con quel tic che inquadra subito il suo mondo psicologico. Qui lo ribecchiamo in Grazia Negro, ispettore alla sezione criminalità organizzata della squadra mobile di Bologna, relazione (così e così) con il compagno Simone cieco, sogno ricorrente che la angustia, desiderio conflittuale di maternità.

Aggiungo carina, minuta, rotonda, dita piccole (osservazione del carabiniere Pierluigi, “faccia da bambino”, che si innamora di lei), già brava nello scovare l’Iguana, il Pit Bull, Lupo Mannaro e ora alle prese con il Cane, ultimo delinquente che ha ammazzato Enzino Cardella, nipote di Carmelo Giannello e allora c’è puzza di mafia. “Cane” perché gli ha strappato naso, orecchio, mascella, e pure la maglietta all’altezza del cuore come un feroce mastino. Assassino incazzato nero, ce l’ha con tutti e nello stesso tempo chiede aiuto attraverso un blog (“c’è qualcuno là fuori che può aiutarmi?).

Squadra al lavoro con vari ispettori, compreso il carabiniere innamorato, e compreso Massimo Picozzi tirato fuori dalla televisione e infilato nella vicenda come esperto di profili criminali. Di mezzo una bella canzone da decifrare (“Il sogno di volare” di Andrea Buffa), la nostra ispettrice in pericolo e un bacio ci vuole, via, con la “faccia da bambino”, ma un salto sul letto (poi) è ancora meglio. Sguardo sfiduciato alla Bologna di oggi che non è più la Bologna di ieri, muta e stanca di cui non si ricorda più nessuno, con gli extracomunitari che si ammazzano volando dai ponteggi male allestiti. Seguono altri morti.

E insomma, lasciatemelo dire,  il solito tran tran giallastro (magari sfornato, senza dubbio, con maggiore talento espressivo), il solito spazio al delirio in prima persona dell’assassino, la solita storiella sentimentale, il solito falso omicida, il solito pericolo per la protagonista, il solito colpo di scena finale oramai scontato, unto e bisunto. “Agghiacciante!”, come direbbe l’allenatore della Juve imitato da Crozza.

Dagli scrittori di talento si deve pretendere molto di più (ma forse sarò io che mi sono stancato di certi schemi).

Termino, come al solito, con la nostra immarcescibile Patrizia Debicke (la Debicche).

La lettera rubata di Lorenzo de’ Medici, Newton Compton 2013 .

la lettera rubataUn carteggio sconosciuto tra Maria de’ Medici e il grande pittore fiammingo Pieter Paul Rubens, autore del Ciclo della regina, rinvenuto nell’Archivio fiorentino dal professor Gianni Cardosi, universitario, emerito cattedratico di storia, fa arrivare il 13 agosto 2010 a Camogli, bello e antico borgo marinaro ligure, Ann Carrington, seducente e atletica quarantenne ricercatrice americana, per incontrare il collega, con il quale da diversi mesi è in contatto via web. Appuntamento tra loro alle 10 del mattino nella hall dell’albergo della donna. Le misteriose lettere del carteggio riporterebbero alcune trame pericolose, un lontano intrigo nella corte francese e potrebbero diventare il clou della biografia che la Carrington sta scrivendo sulla regina di Francia.

Ma alle dieci il professore latita. L’americana, seccata, prova invano per ore di ritracciarlo al telefono. Finalmente alle due del pomeriggio il giovane ispettore di polizia e latin lover Antonio Pegoraro si presenta all’albergo per comunicarle che Cardosi è morto. Mentre era per strada, diretto al suo albergo, è stato aggredito, ucciso e derubato della sua cartella. Una rapina finita nel sangue o il movente dell’omicidio potrebbero essere i documenti che la cartella del cattedratico conteneva…

La Newton ci regala un nuovo romanzo ben congegnato basato su due storie che corrono parallele ma divise da quasi cinquecento anni. La storia va avanti e indietro nel tempo, con continui flash back nel passato, ma la narrazione è pulita, la trama ha ritmo ed è facile da seguire.

Da Camogli si balza con disinvoltura al Palazzo del Louvre nell’anno 1623 con una Maria de Medici di pessimo umore. Qualcuno (chi?) sta cercando di ricattarla. Ha ricevuto delle lettere minatorie. Per pagare il silenzio dovrà vendere i suoi gioielli? E se sì, chi meglio del suo pittore Rubens potrebbe aiutarla? Ma la fiorentina è scafata e di buona razza mercante. Riuscirà a gestire la faccenda con freddezza e lucida determinazione.

E da qui parte l’intrigo collegato alle lettere venute alla luce nell’Archivio fiorentino.

La cartella rubata al professore non conteneva le copie autentiche e dietro il suo omicidio si celano intrighi ancora più pericolosi di quelli del XVII secolo. Morte chiama morte. Ci saranno altri delitti. Chi era veramente l’emerito professor Gianni Cardosi? Cosa faceva di nascosto? Intorno a lui, ruota un vortice di perché. La moglie, che sembra ben poco afflitta dalla sua scomparsa, tira fuori gli originali delle lettere tra la regina di Francia e il grande pittore fiammingo e li fa vedere alla studiosa americana, ma sono incomprensibili, scritti in codice. Ann Carrington ce la farà a decifrarlo… Però lei, donna seria, leale e di saldi principi morali, volente o nolente, verrà trascinata in una serie di colpi di scena, in un gioco azzardato che la implica anche di persona, dove nessuno è realmente ciò che dice e gli interrogativi si moltiplicano oltre la storia. Ma la cupidigia è una pessima compagna e, alla fine, Maria de’ Medici si dimostra uno rischioso specchietto per le allodole che, pur a distanza di secoli, riuscirà a castigare regalmente chi pensava di coinvolgerla ancora.

Un caro saluto da Fabio, Jonathan e Jessica Lotti

6 Comments

  1. Cara Luisella
    dopo la lettura ci sarà difficile lamentarci dei nostri problemi.
    @Ale
    Avevi ragione. Si tratta di “La casa senza chiavi”…

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  2. Il libro di David Edmonds (Bobby Fischer va alla guerra) lo trovo davvero interessante. Un punto di vista differente rispetto al solito.
    Un saluto da un giallista-scacchista che ha già qualche idea per la “seduta” di ottobre di questa notevole rubrica. Mi farò sentire!

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