CJ Box arriva in Italia con Un Angolo di Paradiso

Sarà in libreria da domani Un angolo di paradiso (Piemme linea rossa), primo romanzo tradotto in italiano di CJ Box. In realtà CJ Box non è un esordiente, finora ha pubblicato 13 romanzi e diversi racconti, ma per qualche motivo non era ancora arrivato sui nostri scaffali. Questa è l’intervista che CJ ha rilasciato a Paolo Gardinali in occasione dell’uscita italiana del libro.

PG – Presentati ai tuoi nuovi lettori italiani.
CJB – (Dalla mia biografia) Sono autore di 13 romanzi, alcuni dei quali hanno scalato la classifica del New York Times,  inclusi quelli della serie di Joe Pickett. Ho vinto l’Edgar Award per il miglior  romanzo con Un Angolo di Paradiso (Blue Heaven, 2009), e anche l’Anthony Award, il Prix Calibre 38 (Francia), il Macavity Award, il Gumshoe Award, e nel 2010 il Mountains & Plains Independent Booksellers Association Award per la fiction. Miei racconti sono apparsi in America’s Best Mystery Stories nel 2006 e in edizioni limitate. Nel 2008 il romanzo Blood Trial è stato selezionato per l’International IMPAC Dublin (Ireland) Literary Award. I romanzi sono stati tradotti in 25 lingue. Un Angolo di Paradiso e Nowhere to run sono stati opzionati per il cinema. Sono nato in Wyoming e tra i molti lavori che ho svolto ci sono l’aiuto in un ranch, l’agrimensore, la guida per i pescatori, il reporter e l’editore del quotidiano di una cittadina. Ho cacciato, pescato, guidato, cavalcato e sciato per tutto il Wyoming e le West Mountains. Vivo in Wyoming. Sono entusiasta del fatto che il romanzo sia finalmente pubblicato in Italia, paese che ho visitato diverse volte e che amo.

PG – In Un Angolo di Paradiso ci sono dei poliziotti davvero cattivi, non solo corrotti, ma brutti, violenti, ubriachi di potere, con forti richiami ai personaggi di James Ellroy. Come molti, credo di aver sentito parlare per la prima volta di comunità di poliziotti in pensione solo ai tempi del processo a OJ Simpson. Per quanto tempo hai tenuto in gestazione questo romanzo? È ispirato a fatti reali?
CJB – Ero a Los Angeles, a una presentazione, quattro anni prima di Un Angolo di Paradiso, e ho conosciuto un poliziotto di Los Angeles. Lui menzionò il fatto che molti suoi colleghi erano andati in pensione e si erano trasferiti a Blue Heaven. Non conoscevo il termine e gli ho chiesto spiegazioni. Mi affascinava l’idea che un migliaio di poliziotti si spostassero da una grande città a una sperduta zona rurale dell’Idaho. Ho immaginato che tra loro ce ne fossero alcuni cattivi. Sono andato nell’Idaho del nord e ho intervistato un po’ di abitanti e alcuni ex poliziotti, e la storia si è sviluppata da lì.

PG – Vale per tutti i tuoi lavori, ma soprattutto per Un Angolo di Paradiso: a volte sembra di leggere un western moderno. Quanto è importante il mito del West per te?
CJB – Sono nato nel West e ci abito, e il mito è ovunque. Non penso di scrivere western, ma mi rendo conto che è ciò che può sembrare. Negli Stati Uniti il western fa parte della storia e della cultura e contribuisce a definire la nostra identità. Un brav’uomo solitario che cerca di fare la cosa giusta e combatte il potere e la corruzione è una storia da raccontare ancora e ancora.

PG – In particolare, Jess Rawlings di Un Angolo di Paradiso mi fa pensare al “Brave Cowboy” Jack Buns. Cosa pensi di Ed Abbey?
CJB – Sono un fan di Edward Abbey e ho letto il romanzo quando ero al college. Probabilmente mi è entrato nel sangue.

PG – Il contare solo su se stessi, la solidarietà all’interno della piccola comunità, la sfiducia nei confronti del governo e della burocrazia sono temi comuni nei tuoi libri, tuttavia i tuoi eroi (da Joe Pickett a Villatoro in Un Angolo di Paradiso) sono bravi servitori dello Stato. È questa l’antinomia culturale del West?
CJB – Sì, una è questa. E come hai detto prima, risale al tema western dello sceriffo o dell’uomo di legge che lotta contro forti poteri fuorilegge. A volte, tuttavia, è difficile capire chi è buono e chi è cattivo, e io cerco di non rendere la risposta troppo banale.

PG – Allo stesso modo, i tuoi eroi spesso lottano per trovare un compromesso tra il passato e gli inevitabili cambiamenti, che in Un Angolo di Paradiso derivano dal nuovo stanziamento e dallo sviluppo, in Cold Wind sono dovuti alle politiche statali. Joe Pickett lotta per conciliare la tutela dell’ambiente con la caccia e lo svago nella natura. Pensi che un compromesso sia possibile?
CJB – Sì, lo credo, anche se lo sforzo per raggiungere l’obiettivo è arduo. Nei miei libri cerco di esporre in modo equilibrato argomenti controversi. La mia speranza è che i lettori che appoggiano un punto di vista si rendano conto che c’è una posizione opposta che non è del tutto irragionevole o sbagliata. Alcuni lettori mi hanno detto che le loro opinioni su certi argomenti sono cambiate – o si sono ammorbidite – quando hanno preso in considerazione la posizione opposta. È gratificante, quando accade.

PG – Quanto c’è di Joe Pickett in te?
CJB – Un po’, certamente. Sono devoto a mia moglie e alle mie figlie. Ma Joe Pickett è un personaggio letterario, io non lo sono.

PG – L’industria del gas e del petrolio e pratiche come quella del “fracking” rischiano di cambiare la faccia del Wyoming. Possiamo aspettarci che Joe Pickett affronti anche questi temi?
CJB – Ho esplorato l’argomento in Trophy Hunt e Below Zero, ma sono sicuro che ne parlerò ancora nei prossimi romanzi. È il classico dilemma: lavoro e sviluppo da una parte, comunità che si rimpiccioliscono e l’antica economia rurale e tradizionale dall’altra. Ci sono pro e contro in entrambe le posizioni. Spero che esista una ragionevole via di mezzo.

PG – Come suddividi il tuo tempo? Ti prendi intenzionalmente una pausa tra una storia di Joe Pickett e l’altra, o semplicemente lasci spazio a idee che non troverebbero posto nella serie?
CJB – Alcune storie e argomenti non possono avere spazio nei libri di Joe Pickett, ecco perché scrivo anche degli stand-alone. Inoltre sono consapevole del fatto che una serie di dodici romanzi può scoraggiare i nuovi lettori. Questi magari preferiscono iniziare da uno stand-alone, per vedere che genere scrivo. Per me non c’è differenza, continuerò a scrivere sia romanzi seriali che stand-alone.

PG – Puoi dirci qualcosa del tuo percorso da scrittore?
CJB – Ci sono voluti vent’anni per arrivare a pubblicare un libro, e quando finalmente è successo è stata un’enorme liberazione. Mi sento ancora così. Mi piace esplorare i temi e gli argomenti di cui scrivo e sono felice che i miei libri siano stati ben accolti ovunque.

PG – I tuoi 3 romanzi preferiti nel genere thriller/mystery/noir?
CJB – Non posso rispondere a questa domanda senza avere problemi… Che ne dici di tre autori, invece? Michael Connelly, Denise Mina e John Sandford

PG – I tuoi 3 romanzi preferiti in generale?
CJBComma 22 (I grandi tascabili), di Joseph Heller; The Rise of Theodore Roosevelt, di Edmund Morris e i romanzi di Thomas McGuane

PG – Cosa ha in serbo per il futuro CJ Box?
CJ – Ho appena terminato il manoscritto di un nuovo stand-alone chiamato The Highway. Parla del guidatore di un autoarticolato che è anche un serial killer. Mi ha spaventato a morte. Il prossimo mese uscirà il dodicesimo romanzo di Joe Pickett. Si chiama Force of Nature, e parla di Nate Romanowski, l’amico fuorilegge di Joe Pickett. Credo che sia riuscito molto bene.

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