Premetto che prima di andare all’incontro con Faye Kellerman, Ugo Barbàra e Maurizio de Giovanni ho letto Kippur – Il giorno dell’espiazione, quarto romanzo pubblicato in Italia della scrittrice Faye Kellerman, moglie di Jonathan Kellerman. La Kellerman ha inventato una fortunata coppia di investigatori seriali, Peter Decker e Rina Lazarus, che si muovono all’interno della comunità ebraica. A scanso di equivoci vi informo che sono molto interessata alla religione ebraica per motivi culturali e che ho trovato gli aspetti didascalici di Kippur tanto validi quanto la struttura “nera” del romanzo. Mi tocca però avvisarvi che sì, nel romanzo si evidenzia nettamente quale sia l’orientamento personale e culturale della Kellerman, ebrea ortodossa. Se soffrite di qualche personale idiosincrasia, evitatelo. In caso contrario, invece, molto probabilmente vi piacerà.
E veniamo all’incontro di ieri alla MelBookstore di Roma con Maurizio de Giovanni, Faye Kellerman (la signora bruna nella foto in alto) e Ugo Barbàra. Diciamo che probabilmente le brutte giornate capitano a chiunque e che forse l’idea di mettere insieme tre scrittori importanti, di cui una bisognosa di interprete, non ha aiutato il ritmo della presentazione. Tuttavia qualche spunto interessante è emerso:
Da dove nascono le storie che raccontate?
Faye Kellerman – I nostri personaggi sono molto strutturati, seri e sono ossessionati dal crimine e dalla ricerca di giustizia.
Ugo Barbàra – Mi interessa la letteratura di genere perché posso prendere dei personaggi e concentrarmi su di loro, raccontando storie complesse. La vita in effetti è così, casuale, quindi il personaggio deve essere fortemente strutturato perché al di là della storia l’importante è la persona, l’anima.
Maurizio De Giovanni – Da lettore la mia passione è la forza del sentimento, e non c’è sentimento più forte di quello che, nella sua forma degenere, porta al delitto. La letteratura nera è il terreno di coltura più facile per far germogliare le passioni.
FK – Gli scrittori di gialli hanno molto in comune tra loro, in primo luogo il senso di giustizia. Se non ti appassioni all’idea di voler scoprire il colpevole, è inutile che scrivi un giallo. Chi investiga deve dar voce a chi non ha più una voce.
I film hanno trame grandiose, ma l’omicidio accade per motivi basilari, essenziali, fondamentali e personali (i sette peccati capitali).
UB – Altra cosa in comune è il senso della vendetta, o giustizia che dir si voglia. Donato Carrisi dice che il nostro sistema giudiziario è rieducativo e non vendicativo, ma questa è una cosa fin troppo spesso dimenticata: noi vogliamo vedere l’assassino marcire in galera.
L’altra cosa è che bisogna non perdere di vista I personaggi, e non IL protagonista.
MdG – Il fulcro delle storie nere è la debolezza violata. Ci sono personaggi deboli o degradati a cui si dà conforto. Lo scrittore di nera mette le mani nella melma, accede dove gli altri non guardano nemmeno.
In Kippur è presente qualche riflessione sulla religione e sulle regole:
1. Il detective deve essere un outsider che guarda all’interno di una comunità. È un alieno.
2. Il detective accetta immediatamente la sfida perché è il suo mestiere e la sua natura.
3. Teenagers: vogliono sempre ribellarsi ai genitori e fanno cose stupide. Tutti. Ciò che un genitore si augura è che le cose stupide che i figli fanno non abbiano conseguenze devastanti. È la situazione in cui si trova Noam.
Nei vostri romanzi esprimete dei dubbi personali? Vi ponete delle domande?
FK – Certamente. Se sei un essere pensante non puoi non avere dubbi. Se credi di avere tutte le risposte non stai usando il cervello. Io uso la religione per esprimere i dubbi.
UB – I teenager sono personaggi generalmente trascurati forse perché si tende a credere che facciano normalmente cose stupide con conseguenze trascurabili. Lo scoglio è quello di superare il rapporto con il proprio personaggio-tipo. La svolta sarà quando i nostri personaggi saranno chiamati a fare giustizia pur senza essere coinvolti per lavoro.
Per quanto riguarda la religione, credo che ci sia un confine labile tra etica e religione. Io ho un rapporto profondo con l’etica, meno con la religione.
MdG – La storia è il racconto di uno spostamento tra due situazioni a differente potenziale. Da.questo punto di vista la religione è ideale perché una forte visione religiosa, carente di discussione, crea un violento spostamento tra due poli opposti, diversi per la forte tensione. La stessa cosa accade quando ci si sposta tra due ceti diversi, tra due mondi opposti, tra due sentire diversi. Napoli ad esempio ha la periferia in centro. Dal punto di vista narrativo questa cosa è meravigliosa perché sono due mondi diversi che confliggono tra loro.
La sfida raccolta è quella dell’esterno che affaccia sull’interno.
Questa difficoltà riguarda non solo l’elemento alienno, l’investigatore di cui sopra, ma anche l’elemento integrato nel momento in cui soffre e non comprende.
FK – Deve esserci un contrasto. Il detective deve chiedersi come.integrare i propri valori con le storture che vede. Io vedo il contrasto tra sacro e profano e poi c’è la tensione che crea la trama e che lo scrittore, per primo, deve sentire. Altrimenti al lettore non arriva.
Ogni personaggio deve avere uno scopo, anche se è presente solo in un paragrafo.
E l’amore?
UB – Non è vero che gli uomini non sanno scrivere d’amore. Oltretutto nel noir se non si mette l’amore o la negazione di esso manca il motore propulsore dell’azione.
MdG – Sono terrorizzato dall’amore. Nei nostri libri il conflitto è tra amori. L’amore in sé non ha una connotazione positiva. L’amore può essere ossessione, ad esempio quando finisce solo per una delle due parti.
FK – Lo scrittore deve essere capace di scrivere tutto. Deve essere in grado di mettere se stesso in ogni personaggio, buono o cattivo, anche se non gli somiglia per niente. Amore, odio, vendetta: sono queste le cose che si ricordano. Non importa dove ambienti le tue storie, le emozioni umane sono sempre le stesse ovunque.
Questi sono gli ultimi romanzi dei tre autori di cui sopra:
Grazie del resoconto, efficace sintesi, cara Alessandra!
GZ
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Grazie, GZ 🙂
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“Non importa dove ambienti le tue storie, le emozioni umane sono sempre le stesse ovunque.” – immagini riflesse l’un l’altra, il bagaglio… a mano.
Buone giornate Alessandra!
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Grazie 🙂
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Alessandra almeno un ricordo per quello che è successo ieri se puoi postalo. Diamo un segnale di essere vicino alla famiglia della ragazza uccisa.
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Brindisi!
E il Ministro l’ha definito “Un fatto anomalo.” (sic!?) – come dire che l’ennesimo “mistero” sprofonderà nel pozzo senza fondo dell’italianità più abbietta – ahimè/noi/tutti!
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Io ho una mia teoria in proposito, e le indagini di queste ore sembrano confermarla. Per il post, oggi ho scritto. Buona giornata, state sereni, se potete, nonostante i bollettini di guerra.
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@ Alessandra – prudentemente saggia! 😉
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