Passeggeri notturni – Gianrico Carofiglio

Gianrico Carofiglio
Passeggeri notturni
Einaudi, 2016
Racconti reportage
Recensione di Valerio Calzolaio

Incontri qui e là. Compagni bulli e controbulli alle medie; la vecchia amica in incerta uscita da un incubo di matrimonio; la creatrice di profumi capace anche di insegnare a ricordarli; l’effetto alone che fa percepire come preferibile il bello o conosciuto; il noto parlamentare che non conosce la Costituzione ma difende la famiglia tradizionale; la sconosciuta che piange in vagone letto e recita Ripellino; chi e perché confessa un crimine che non ha commesso e come si fanno domande per conoscere meglio i fatti; il self-serving bias di Gates, Bohr, Goethe, Jordan; la donna mediamente carina che svela la solita truffa e picchia il grosso truffatore. Trenta vicende imperniate su comunicazione interpersonale e potere delle parole in contesti differenti: lo scompartimento di treni dove si ascoltano altri o si colloquia, convivi istruttivi durante pasti collettivi, ascolti o letture di notizie buone e cattive da commentare, ricordi di scene frasi dilemmi sogni aneddoti consigli leggende metropolitane, memorie di esilaranti verbali processuali (ah, gli avvocati, non solo del Massachusetts!), storie incrociate per caso che prima o poi andavano scritte (anche molto tempo dopo).

Da un quindicennio l’ex magistrato pugliese Gianrico Carofiglio (Bari, 1961) è divenuto uno dei principali romanzieri italiani e, dopo una significativa legislatura al Senato (2008-2013), si dedica ora completamente e con successo alla scrittura. Qui costringe la narrazione a massimo tre pagine per ciascuna delle trenta questioni che vuole trattare, un concetto attraverso esempi a cavallo tra realtà (più spesso) e finzione (sempre, in letteratura), dalla sincerità alle tecniche d’interrogatorio, recuperando battute e dialoghi di personalità multidisciplinari. Ogni testo è in prima persona al presente, qualche volta come spunto autobiografico, più raramente come illustrazione stilisticamente personale di un argomento o evento. Il vincolo della lunghezza consente di articolare con libertà varie forme (e generi): aforismi, apologhi, bustine, ritratti, storie. Più che una gabbia è una risorsa creativa per captare frammenti di vita e di relazioni; impone di tagliare, limare, affinare e suggerisce di concentrare su poche “necessarie” parole l’attenzione sia dello scrittore che del lettore. Citando bene prima il linguista Parain (“le parole sono pistole cariche”), poi l’ipocognizione.

 

Leave a Reply

Fill in your details below or click an icon to log in:

WordPress.com Logo

You are commenting using your WordPress.com account. Log Out /  Change )

Facebook photo

You are commenting using your Facebook account. Log Out /  Change )

Connecting to %s

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.