Alok Jha
Il libro dell’acqua. La storia straordinaria della più ordinaria delle sostanze
Bollati Boringhieri, 2016
Traduzione di Luigi Civalleri
Scienza
Recensione di Valerio Calzolaio
Universo. Ultimi 4 miliardi e mezzo di anni. Circa. Vi sono varie teorie su come a quel tempo l’acqua sia arrivata dal pulviscolo spaziale, esiste da prima della vita sulla terra (allora rovente), poi ne ha formato i mari. Comunque, dopo qualche centinaio di migliaia di anni, nell’acqua (brodo primordiale o camini idrotermali dei fondali oceanici) si è verificato un processo chimico capace di riprodursi e di codificare l’informazione (genetica) per continuare a farlo, quel sistema proteine-Dna che è la vita sulla Terra. Da allora, circa 4 miliardi di anni fa, qui c’è vita, esistono fattori biotici, e questa vita, ognuno di quei fattori, non sopravvive senza acqua. Quasi tutti gli organismi vitali sono (siamo) composti in buona parte di acqua, la sostanza più abbondante del pianeta, di quantità complessiva stabile. Come noto la molecola ha tre atomi, due di idrogeno, uno (grande) di ossigeno: H2O. È a forma di V, l’idrogeno alle estremità in alto con minor massa e leggera carica elettrica positiva. Il ciclo idrologico è mantenuto dall’energia solare (l’unica energia che abbiamo dipende dall’inclinazione con cui arriva) ed è decisivo per la temperatura e il clima. L’acqua si attacca a tutto, s’infila ovunque, capillare con forte tensione superficiale (poco comprimibile), i 4 legami a idrogeno costruiscono un fortissimo reticolo tridimensionale di tetraedri (ottimo conducibile e solvente ideale); non si trova quasi mai pura (ha sempre disciolti in sé tanti altri atomi, molecole e sostanze) ed è perlopiù liquida (2,1% ghiacciata, meno dello 0,001% vapore), pur non rispettando le proprietà di altri liquidi (si espande quando si solidifica, più è calda più congela rapidamente).
Il quarantenne fisico e giornalista scientifico, di origine indiana e di formazione anglosassone, già corrispondente del Guardian e autore per la BBC, Alok Jha ha scritto lo scorso anno un nuovo bel libro sulla sostanza che si associa alla vita. La molecola di acqua è la seconda più abbondante dell’universo (la prima è composta da due atomi di idrogeno), in senso stretto non è un fattore biotico, da qualche parte lassù potrebbe esserci vita senza acqua anche se certamente qui tutti i fattori biotici (vitali) ne dipendono in modo assoluto e co-evolvono in ecosistemi nei quali è diversamente distribuita e ciclicamente si sposta. Per due terzi la superficie terrestre è coperta di acqua, della quale il 97,5% è salato. Dove c’è acqua c’è vita terrena, però gli umani hanno bisogno di acqua dolce, solo in piccolissima parte (meno del 1% del 2,5% totale) disponibile per i consumi degli attuali 7,5 miliardi di donne e uomini. Quella (tanta) di falda copre a fatica il fabbisogno di circa il 50% della popolazione. Nella nostra evoluzione la svolta è stata quando Homo sapiens ha cominciato a raccogliere meno e coltivare più, a cacciare meno e allevare più, garantendo l’acqua indispensabile alla fotosintesi e alla stanzialità agricola. Chi riusciva a irrigimentarla e gestirla aveva potere sociale, accrescendo via via l’impronta antropica sui vari ecosistemi e creando flussi migratori. Il volume è scritto in ottimo stile, denso di esperienze personali (il lungo viaggio dell’autore in Antartide) e di citazioni scientifico-letterarie (raccontando con affetto e competenza la passione leonardesca).