Va di moda il detective magico. Voglio dire il detective che possiede qualche dono, qualche dote particolare oltre l’umano. Già visti singolarmente li ho qui riuniti. Parto dal commissario Luigi Alfredo Ricciardi di Maurizio de Giovanni incontrato nel primo e precedente articolo di questa rubrica. E dunque non la faccio lunga riproponendone un breve accenno. Napoli, al tempo del fascismo. “Ho conosciuto il suddetto personaggio fin dalla sua nascita. l’ho visto fare i primi passi e poi camminare baldanzosamente spedito per la gioia di una vastissima moltitudine di lettori. Un personaggio riuscito, riuscitissimo, con la sua perenne malinconia e quella dote, unica, di sentire le ultime parole degli uccisi. Misterioso e irraggiungibile e, anche per questo, amato dalle donne”. Accanto alle doti particolari che lo fanno sentire diverso anche la sua umanità sofferta, un miscuglio di dolore e malinconia che lo rende così vicino ai lettori. Come se possedere certe doti fosse motivo continuo di sofferenza. Un successo planetario dell’autore. Ultimo libro Serenata senza nome, Einaudi Stile Libero Big 2016.
Simile a Ricciardi il commissario Roberto Serra di Giuliano Pasini. Lo troviamo in Venti corpi nella neve, Time Crime 2012.
Il commissario Roberto Serra è a Case Rosse speditoci dal superiore Bernini, viso tondo e baffi gialli di nicotina, per farlo riprendere da una situazione difficile. Dopo la morte violenta dei genitori, avvenuta quando aveva sedici anni, è colpito da un “dono”, ovvero la capacità di “sentire” ciò che provano le vittime e i loro carnefici attraverso una “danza” particolare. Sintomo e preavviso l’odore di fiori marci. Non si dà tregua finché non riesce a far riposare in pace i morti ammazzati che il destino gli fa incontrare. Qui, nel più piccolo commissariato d’Italia, Serra è visto come uno di fuori ed è aiutato dall’agente Valerio Manzini. Ufficio essenziale dove domina il colore grigio, corse per chilometri e preparazioni culinarie innaffiate di ottimi vini per ritrovare calma e lucidità. Gli ci vorranno perché nella notte di Capodanno del 1995 tre cadaveri al Prà grand: un uomo, una donna e una bambina barbaramente uccisi con un colpo di fucile a distanza ravvicinata.
Usciti in seguito Io sono lo straniero, Mondadori 2013, e Il fiume ti porta via, Mondadori 2015. Caratteristica dell’autore, già sottolineata da altri critici, la sua attenzione verso le vittime: i civili trucidati dai fascisti, gli immigrati clandestini, i “matti” rinchiusi in ospedali terribili e poi lasciati allo sbando dopo l’abolizione dei manicomi.
Vediamo ora il “superpotere” di Don Attilio Verzi di Andrea Franco in L’odore del peccato, Mondadori 2013.
Già trovato il nostro uomo in L’odore del dolore in Giallo 24-Il mistero è in onda di AA. VV., Il Giallo Mondadori extra 2013, che mi colpì per la sua originalità.
La vicenda si svolge a Roma in dieci giorni, dal 16 al 26 giugno del 1846. Don Attilio Verzi ha un dono particolare “che molti avevano additato come una maledizione del demonio”. Percepisce gli odori nel profondo, “vivi come può essere viva una persona, vicini come la carezza di una madre o lo schiaffo di un padre che educa un figlio”. Centinaia di preghiere sotto la guida del bigotto padre Ruggero Ancillotti, conseguenza incubi ripetuti. Cercato dal papa per scovare l’assassinio di un giovane prete, don Pasquale Masini, colpito al capo nella chiesa dei Santi Vito e Modesto. Don Attilio viene aiutato nella ricerca del colpevole dal padre Augusto Giani, anch’egli con le sue passate sofferenze (le “cicatrici”) e in seguito dal capitano della Milizia Jacoangeli .
Ultimo nato L’odore dell’inganno, Mondadori 2016.
Anche qui odori, odori e odori (forte quello dell’inganno), voci, visioni, incubi, momenti di crisi, il passato doloroso che riemerge improvviso. La ricerca sofferta della verità attraverso una scrittura intensa e delicata, capace di penetrare nelle profondità dell’animo di don Attilio Verzi “caricato” di un dono portentoso e nello stesso tempo pesante che lui non vorrebbe possedere.
Simile a Verzi abbiamo l’ispettore Marzio Santoni di Franco Matteucci in La mossa del cartomante, Newton Compton 2014.
Marietta Lack, la sarta di Valdiluce, muore nell’incendio della sua casa. Tragico incidente o attentato? Ad indagare Marzio Santoni, detto Lupo Bianco, capelli biondi lunghi, occhi azzurri, fisico splendido e splendido naso capace di avvertire i minimi odori. Vespa 50, bianca come la neve, degli anni ottanta (e qui mi viene in mente il free lance Radeski di Paolo Roversi). Scapolo, vive in una casa con formicaio (giuro) e il topo Mignolino. Suo assistente Kristal Beretta, capelli a spazzola, occhi celestini e una gran simpatia. Supercapo Soprani invischiato in traffici piuttosto dubbi.
Consiglio Tre indagini per l’ispettore Santoni, Newton Compton 2016 che comprende Il suicidio perfetto, La mossa del cartomante e Tre cadaveri sotto la neve.
Su una memoria straordinaria si basa Julius von Hertenstein in La congiura di San Domenico della nostra Patrizia Debicke van der Noot, Todaro 2016.
Il leutnant Julius von Hertenstein ha visto la luce ne La Sentinella del Papa, Todaro 2013. Vediamolo più da vicino sfruttando quasi le stesse parole dell’autrice. Fratello minore di Peter von Hertenstein, camerlengo del pontefice e vice di Kaspar von Silenen, comandante della Guardia pontificia. Biondo come il lino, spalle imponenti e lunghe gambe, insondabili occhi chiari, faccia maschia e squadrata. Straordinaria capacità di apprendere, dotato di eccezionale memoria, “in grado di ripetere parola per parola” ciò che sentiva e leggeva (gli sarà utile anche nella presente storia). A quattro anni parlava tedesco, francese, italiano, latino. Un “mostro” che aveva fatto inorridire il suo confessore ritenendolo, addirittura, affiliato al demonio. Con il passare del tempo aveva imparato a nascondere queste sue “diaboliche” capacità. E ora, nella Bologna del 26 novembre 1506 (freddo e neve), deve vedersela con un terribile delitto.
Termino con il Grifo di Massimo Pietroselli in La profezia infernale, Newton Compton 2013.
Roma 1599, a pochi mesi dall’apertura dell’anno santo. Al centro della storia il cranio deforme del pittore romano Maestro del Monogramma (in seguito sapremo chi è), autore dell’“Alfabeto di Erode”, un libro dalle incisioni terribili di bambini seviziati e uccisi che dovrebbe nascondere insegnamenti ermetici. Si aggiunga una profezia infernale dall’estasi di una suora che prevede sfracelli per il Giubileo e “innocenti che tremeranno fra le fredde mura”. E, infatti, quattro bambini con i nomi degli Evangelisti, spariscono dallo Spedale. Dietro al maledetto “Alfabeto” Leonia, in missione per Rodolfo II di Boemia (sue immense collezioni di bizzarrie) insieme a Grifo, un turco (gli hanno ucciso tutta la famiglia) che ha il dono di poter disegnare “a distanza di tempo, qualunque gli fosse stato detto di osservare, perfetta in ogni dettaglio, esattamente come l’aveva veduta, ma non avrebbe potuto alterarla, abbellirla, modificarla in alcun modo.” Qualche spunto “Colorito olivastro, occhi neri, sopracciglia folte e arcuate, e una barba fitta appena striata di grigio. Era un colosso, alto e dalle spalle forti: sovrastava la folla con il capo avvolto in un turbante giallo scuro con una penna nera di sghimbescio. Il busto era compresso in un farsetto leggero, di elegante seta color arancione con strisce nere, e il collo massiccio era adorno dei pizzi di una camicia bianca. Invece di una cintura, alla vita era annodata una fusciacca bianca con un sottile ricamo in oro.”
In seguito è uscito anche La congiura di Praga, Newton Compton 2013, altro successo dello stesso autore, che già avevo conosciuto e apprezzato attraverso il mitico Giallo Mondadori.
Dunque personaggi anomali provvisti di “doni” speciali che un po’ si assomigliano e che, evidentemente, attirano l’interesse, visto il boom straordinario di de Giovanni e l’ottimo risultato degli altri autori. Sì, perché la loro arma extraumana, chiamiamola così, incuriosisce il lettore che freme per vederla messa alla prova. Aiuta a risolvere i casi e nello stesso tempo umanizza i possessori che addirittura ne soffrono, attirando l’empatia di chi li segue nello loro vicende complesse e ricche di pathos, qualunque sia il tempo in cui esse vengono circoscritte.
E allora diamo il benvenuto al detective magico, sperando che un po’ della sua magia si riversi anche su di noi comuni mortali.
Un saluto ad Anna Marchesini glielo voglio fare. Così, in uno dei miei scritti.
LikeLike