Diego Collaveri
Il commissario Botteghi e il Mago
Fratelli Frilli Editori, 2018
A Livorno, in una villa Liberty del quartiere che guarda il mare e che ancora si pregia di una misurata privacy ed eleganza, l’omicidio di un notaio si trasforma nel “magico” artifizio per riscoprire la vera e dimenticata storia di Wetryk, al secolo Antonio Pastacaldi, un celeberrimo mago vissuto all’inizio del secolo scorso. Anzi più di un artifizio, perché Collaveri, prendendosi alcune libertà, mette al centro della storia la villa di Pastacaldi, su viale Italia, un tempo viale Margherita 49, il luogo dove verrà ritrovato il cadavere del notaio Corrado Nenciati che, su preciso incarico dell’ultimo erede, si sta occupando della vendita all’asta della casa. Tre potenziali acquirenti, due dei quali celebri rappresentanti del mondo dell’illusionismo, il terzo invece un antiquario padovano, sono interessati ad acquistarla perché appartenuta al mago. Si scoprirà che l’interesse è dovuto ad alcune lettere vergate da Pastacaldi, ritrovate in un vecchio baule in Sud America, che rimandano a qualcosa nascosto nella casa. Si tratterebbe di un fantastico trucco che il mago Wetryk stava preparando per il suo progettato ritorno in scena, prima di scoprire di avere un male incurabile. Però la faccenda dell’asta è andata per le lunghe e la comparsa di un fantomatico, possibile erede ha ritardato le operazioni. E ora? Intanto, dopo il primo efferato delitto, l’assassino non si ferma e colpisce ancora due volte senza pietà, teso solo a raggiungere il suo scopo…
Un’indagine dubbia, difficile e pericolosa, in cui coinvolgere per forza i “soffia” e impegnare allo spasimo tutta la squadra, per il nostro commissario Botteghi, livornese puro sangue, uomo legato ai ricordi del suo passato e a cui Diego Collaveri regala con dovizia di particolari il quarto capitolo della sua saga. Ciò detto, a rendere più stuzzicante Il commissario Botteghi e il Mago è l’impostazione narrativa, a occhio gradevolmente a metà tra la Christie e Simenon, avvalorata dal geometrico concatenarsi dei fatti e l’utilizzo di ambientazioni, sogni e diverse epoche efficacemente congegnato. Senza parlare di Livorno. Una città così intrigante, diretta e reattiva tanto da ritagliarsi senza tanti scrupoli la parte di un’efficace e vivace coprotagonista. Comunque, per scoprire il movente dell’assassino e il suo volto, Botteghi dovrà provare a catapultarsi dal presente, la sua Livorno flagellata dal libeccio che l’incolla agli angoli delle strada, indietro nel tempo, tornare nel 1935 e nella mente dell’illusionista. Deve farlo per riuscire a capire i suoi trucchi, fondamentali per risolvere l’indagine ma anche per far luce sulle ragioni del ritiro dalle scene del mago, che tanto fece parlare. E per scoprire che a dirigere ogni scelta di vita sono sempre le emozioni: l’amore, la gelosia, l’invidia, l’odio, tutti sentimenti insiti nell’animo umano. Nel bene e nel male. Lo sa anche Botteghi che, come nei precedenti episodi della saga livornese, anche in questo continua a trascinarsi in un’esistenza isterilita dal dolore per la perdita della moglie, un dolore che non è mai riuscito a superare fino in fondo e che riemerge ogni qualvolta si trovi davanti alla figlia che adora ma con la quale non ha rapporti, e non per sua volontà. E meno male che c’è Mariella, mastodontica, nume tuelare, vivandiera e spalla su cui appoggiarsi Ma se la magia di Wetryx potesse invece suggerirgli qualcosa di nuovo? Botteghi è un uomo scontroso, di poche parole, sopporta il suo fardello di infelicità ma ama il suo mestiere e sa bene come muoversi. E Collaveri, che ogni volta, con sottile ironia, riesce a intrecciare l’indagine a storiche realtà livornesi magari meno note, stavolta ha privilegiato un aspetto abbastanza insolito della sua Livorno, quello del mondo dell’illusionismo per una città, ammantata dalla magia di una secolare tradizione.
Diego Collaveri. È tra gli ideatori di “Paura sotto la Pelle”, prima rassegna di incontri in Italia dedicata al genere mystery/crime e le sue trasposizioni tra narrativa, cinema e fumetto, tenutasi a Bologna a dicembre 2017, patron Pupi Avati.
Finalista Premio Alberto Tedeschi – Il Giallo Mondadori 2015. Finalista Garfagnana in Giallo 2016 e 2017. Menzione speciale della giuria Festival Giallo Garda 2017 e 2018, Premio Best al premio letterario internazionale di Montefiore 2018. Oltre alla serie Anime Assassine, nel genere noir è autore per Fratelli Frilli Editori di L’Odore Salmastro dei Fossi, Il Segreto del Voltone, La Bambola del Cisternino (in concorso al Premio Scerbanenco 2017).