La Debicke e… A chi appartiene la notte

Patrick Fogli
A chi appartiene la notte
Baldini + Castoldi, 2018

Premio Scerbanenco 2018

La Contessa, due piani in sasso e una mansarda che si erge su un’enorme pianta rettangolare, in cima a una delle colline di quella parte di Appennino Reggiano, era la casa di sua nonna, la casa delle sue vacanze da bambina, quella dei ricordi familiari. Su tre lati, ettari di campi a coltivazione. Sul quarto, il bosco, l’unica terra che non le appartiene. Ma ora La Contessa è sua e rappresenta la sua nuova vita. il suo nuovo lavoro. Irene Fontana è, o meglio era, una giornalista d’inchiesta tenacemente dedita a svelare la corruzione e tutelare i diritti della gente. Poi, un fatale errore, la crepa in un’impeccabile carriera, il tracollo. Quando tutto ciò che per lei contava era crollato, era tornata a vivere là. Per ripartire da capo, forse nella speranza che il mondo la rimpiangesse e la ricordasse più di qualche istante.
La storia che trascina tutta la trama sarà quella di Filippo, diciassettenne, studioso, timido, solitario. In una limpida notte d’estate Filippo precipita, con un volo di circa 300 metri (grazie, Enrico!), dalla Pietra di Bismantova, l’isolato massiccio a forme di nave, un luogo speciale, quasi un simbolo per quella zona appenninica. Il giorno dopo sul posto si trova per caso Irene Fontana, da anni appassionata rocciatrice, che assiste scioccata al recupero del corpo da parte delle squadre di soccorso. Filippo si è suicidato o è stato spinto giù da qualcuno? Cosa nascondeva la sua vita, all’apparenza così innocente e tranquilla? Dorina, madre del ragazzo, la casearia del posto che, pur duramente provata, continua a lavorare, non crede al suicidio. Contatta Irene Fontana e le chiede di aiutarla a scoprire cosa sia accaduto veramente, per riuscire a dare un senso alla sua tragedia. Irene accetta, pur avendo in mano solo poche tracce quasi indecifrabili: foto, appunti su peregrinazioni, racconti non finiti. Lo fa perché sa di essere forse la sola in grado di ripercorrere il breve passato di Filippo, immergendosi nella parte più ignota e segreta di un adolescente, alla ricerca di un perché. Non le resta che dare il via a un’indagine che la rimanda anche implacabilmente al suo passato, ripartendo dagli amici del ragazzo, dalle sue frequentazioni e dai luoghi che batteva di solito. Spostandosi, bussando alle porte e interrogando le famiglie del luogo, raggiungendo i lontani borghi individuati nelle foto, abbandonati al fascino misterioso delle sette mistiche. Incontrerà uno strano uomo, il Pittore, un artista che vive isolato in una specie di casa museo, circondato della sue sculture da incubo. Ma Irene riuscirà ad andare oltre e scoprire anche un locale, lo Snoopy dove, nel giorno di chiusura, si organizzano festini estremi. Ha scoperchiato il malefico vaso di Pandora della zona che va dalle feste allucinanti, dove chiunque può fare dell’altro ciò che vuole, senza pietà, limite o regola, al patto risalente al dopoguerra. Un ferreo e orrido patto stipulato per sfuggire alla mostruosità di una serie di spaventose carestie e garantire prosperità. Cinque famiglie, in cinque diverse frazioni dell’Appennino, disposte ad accettare un barbaro sacrificio in cambio di un qualche futuro. Questa è la verità, o solo una parte di un quadro ben più complesso che parte da lontano.
«Uno per generazione, perché il patto si trasmette e si eredita. Una vita per la vita di tutti. Bisogna prenderli giovani, quando hanno tutta la vita davanti, il potenziale integro.» Anche se per Irene inseguire la vita di Filippo si trasformerà in una spaventosa discesa all’inferno, contemporaneamente questo calvario forse le darà agio di riappropriarsi del suo posto nel mondo.
Patrick Fogli, alternando una narrazione in terza e prima persona, saltando abilmente dal passato al presente, dal mondo avventuroso al microcosmo montano, scrive un romanzo convincente, con quel nero che è il colore degli incubi, ma anche quello della notte. E ciò che è legato alla notte, è come un’illusione: dura lo spazio di un attimo… poi non c’è più. Come i sogni, i miraggi, i miracoli, i demoni, le nostalgie, le favole e i ricordi, i racconti degli anziani e i miti ancestrali legati alle antiche millenarie credenze. Un thriller diverso che s’impadronisce dell’attenzione del lettore in un vortice frenetico. Una commistione di fantasy, horror e noir, alla ricerca di una realtà mischiata al sogno, l’incubo che spinge al terrore dell’uomo nero o di ciò che questo rappresenta nell’inconscio collettivo, assumendo un caleidoscopio di ancestrali e terrificanti impressioni immaginate. Il tutto inserito in un fatale scontro con il bisogno connaturato alla natura della protagonista (per me forte e commovente la memoria morale di Oriana Fallaci) che sembra rappresentare la personificazione umana dalla ricerca della verità unita alla ferma volontà di annientare il male.

Patrick Fogli è nato e vive a Bologna (1971). Ha esordito con Lentamente prima di morire (2006), un romanzo che ha ottenuto molto successo e altrettanti riconoscimenti. Successivamente ha pubblicato L’ultima estate di innocenza (2007) e Il tempo infranto (2008), consacrandosi come uno fra gli scrittori italiani più sensibili al mistero e ai lati inquietanti della psiche umana ma anche della vita civile. Con Stefano Incerti ha scritto la sceneggiatura di Neve, il film del regista napoletano.

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