Dominique Manotti
Vite bruciate
Sellerio, 2018 (orig. Lorraine connection 2006; prima ed. italiana 2009)
Traduzione di Claudio Castellani
Noir
Lorena e Parigi. Anni novanta. Prima parte in provincia, in una piccola fabbrica della zona siderurgica del Nord-Est. È metà ottobre, c’è un cortocircuito, operaie rischiano la vita, un manager si comporta in modo arrogante, proteste e occupazione, vertenza e accordo, ma scoppia un drammatico incendio. Dalla seconda parte in avanti: nella capitale il 15 ottobre il governo deve scegliere l’acquirente della Thomson, la maggiore impresa pubblica francese di elettronica militare, da privatizzare. L’Alcatel si propone, c’è di mezzo anche la Daewoo Lorena e uno scontro senza esclusione di colpi. Crimini e morti, armi e droghe, corruzione e ricatti, vizi e guerre ammorbano gli affari politico-finanziari, ogni romanzo di Dominique Manotti (Parigi, 1942), storica ed ex sindacalista, è lì a dimostrarcelo, ancora in terza varia al presente, ben documentato sul capitalismo reale, aromatizzato anche in luoghi di caccia. Bellissimo pure Vite bruciate, ora opportunamente riedito da Sellerio.
(Recensione di Valerio Calzolaio)