Sandro Veronesi
XY
Fandango Libri, 2011
Perché io so quello che è bene e continuo a fare male?
Quattro anni dopo Caos calmo Sandro Veronesi tornò in libreria con XY, romanzo dalla trama… impossibile.
Il piccolo borgo montano di San Giuda è sconvolto da una strage inaspettata. Gli abitanti, tutti imparentati tra loro e isolati dal resto del mondo, reagiscono in modo inconsulto: non riescono più a convivere con il proprio passato, non riescono a gestire il presente, “non riescono a essere quello che sono”. Don Ermete, il parroco del paese, rischia di essere risucchiato dal vortice di stranezza. L’incontro con Giovanna, psicanalista in crisi, servirà a entrambi per riportare l’ordine nelle rispettive vite prima che gli eventi prendano il sopravvento.
XY inizia come un giallo, con i misteriosi omicidi e l’albero ricoperto di sangue ghiacciato. Continua come un’indagine a due voci: a capitoli alterni Ermete e Giovanna raccontano l’evoluzione della vicenda. Finisce in modo del tutto inatteso, lasciando al lettore due possibili interpretazioni:
– l’autore non sapeva come terminare il romanzo;
– l’autore voleva raccontare altro.
Propendo per la seconda ipotesi, e in particolare ritengo che Veronesi abbia voluto destrutturare lo schema del giallo rompendone il meccanismo. XY viene presentato come un giallo (non solo per ingannare i lettori, oso sperare): c’è un evento misterioso ma non c’è una soluzione, non può esserci una soluzione. Veronesi mette in scena l’assoluta impossibilità di capire la realtà, di spiegarla secondo schemi che rispondono a principi logici e coerenti, e al tempo stesso la necessità di viverla.
Se all’inizio del libro Giovanna, citando Cartesio, dice Va bene l’irrazionalità, va bene l’ignoto, va bene tutto, ma l’edera non può salire più in alto del muro che la sostiene, alla fine non ne è più così convinta.
Da leggere? Assolutamente sì, se avete in mente un romanzo di narrativa e non un giallo.
In appendice L’Alfier Nero, racconto “scapigliato” di Arrigo Boito.