La Debicke e… Il monastero delle nebbie

Pierpaolo Brunoldi e Antonio Santoro
Il monastero delle nebbie
Newton Compton, 2019

Dopo il fortunato esordio con La fortezza del castigo, la coppia vincente Brunoldi&Santoro torna in libreria con il secondo capitolo della saga medievale che ha per protagonista Bonaventura da Iseo, seguace di Francesco d’Assisi, frate alchimista e investigatore ante litteram che mischia il carisma di Guglielmo da Baskerville, il francescano di Eco nel Nome della Rosa, al ventaglio degli avventurosi protagonisti dei romanzi di Michael Jecks. Bonaventura da Iseo è un personaggio storicamente esistito. Se ne ignora la data di nascita, che si ipotizza nella seconda metà del secolo XII perché, secondo la testimonianza di Salimbene da Parma nella sua Chronica, Bonaventura era già anziano nel 1249. La sua carriera nell’Ordine dei frati minori certifica che fu provinciale di Provenza, di Genova, di Bologna e di Treviso. Nel 1245 il generale dell’Ordine, Crescenzio di Iesi, lo inviò come suo vicario al concilio di Lione e due anni dopo lo delegò anche al Capitolo Generale. Bonaventura fu ministro per alcune provincie francescane, fra cui la marca trevigiana, e fu caro a Ezzelino da Romano. L’ultimo documento che lo riguarda ne attesta la presenza a Bologna, nell’agosto 1273, a fianco di Pellegrino da Bologna, nel ruolo di mediatore fra Veneziani e Bolognesi. Sempre Salimbene lo descrive come uno dei pochissimi in grado di tener testa al terribile frate Elia da Cortona e nella Chronica lo descrive, come uomo “sapiens et industrius et sagacissimus… honeste et sancte vite”. Precisa anche che fece una morte edificante. Bonaventura è considerato l’autore del Liber compostille, un compendio del sapere alchemico dell’epoca che documenta la diffusione dell’ampia conoscenza dell’alchimia nell’ordine francescano. All’interno del contesto alchemico, il trattato introduce il legame fra sostanze alchemiche e acque medicinali, anticipando i successivi sviluppi di Ruggero Bacone, francescano pure lui. Ma le lacune che circondano la giovinezza e la prima maturità di Bonaventura hanno permesso agli autori di servirsene per costruire un personaggio che potesse anche fungere da detective ante litteram.
Qualche cenno sulla trama: 1217. Burgos, Castiglia del nord. Il corpo straziato di una monaca viene trovato ai piedi di un torre nel chiostro del monastero di Las Huelgas. Del delitto è accusata Fleur d’Annecy. La ragazza era stata accolta due anni prima, con il figlioletto Ruggero, e ospitata nel monastero in virtù delle pressioni di Bonaventura che, con le sue arti mediche, aveva salvato dalla morte la badessa, Dona Garcia Sancha, di una grande famiglia castigliana (la vera seconda badessa di Las Huelgas). Il francescano Bonaventura da Iseo, noto alchimista, convocato dalla badessa del Monastero di Suso per fare accertamenti più approfonditi sull’accaduto, è certo dell’innocenza di Fleur. Mezze ammissioni e tracce ritrovate sul luogo del crimine parlano. Ma se Fleur sostiene che l’assassino, che lei ha visto compiere il delitto, è un uomo misterioso, avvolto in un mantello rosso fuoco, Magnus, il terribile monaco inquisitore, è di tutt’altro avviso: è Fleur l’estranea, la strega che ha evocato un demone nel monastero, solo lei è unica colpevole. Bonaventura inizia una lotta contro il tempo per salvare Fleur dalla condanna al rogo e metterne al sicuro il figlioletto, mentre le mura di Las Huelgas cominciano a tingersi del sangue di chi occulta i suoi inconfessabili segreti… Riuscirà il frate alchimista a scoprire chi si cela dietro la mano dell’assassino, prima che la vendetta dell’inquisitore si abbatta anche su di lui?
Le nebbie autunnali circondano le mura del monastero nascondendolo alla vista dei viandanti mentre bugie, timori e minacce coprono l’assassino. Osceni misteri si celano in quel luogo sacro dove qualcuno, un demone?, continua a spargere orrore e morte. Con meticolosa accuratezza nella ricostruzione storica di un’oscura epoca spagnola medievale, Brunoldi e Santoro trasportano il lettore in un torbido e scellerato cammino alla ricerca di una verità che si delinea poco a poco, tracciando uno scenario quasi inimmaginabile. Il lato più torbido degli uomini si nasconde tra le pieghe delle iniquità. Le forze del male hanno dominato implacabili quei secoli più bui. Stavolta gli autori si sono divertiti a infilare un romanzo giallo storico in cui si intrecciano storia, avventura e azione in quella che è la più classica ambientazione del giallo più tipico alla Agatha Christie. Non abbiamo ville e castelli inglesi, ma uno spettacolare monastero medievale spagnolo, niente Miss Marple o Poirot che presentano elegantemente la soluzione del caso davanti a una educata platea, e invece un francescano pronto a battersi per arrivare alla verità a ogni costo e che deve convincere una pletora di semifanatici religiosi terrorizzati dal diavolo. Ma, come in un tradizionalissimo Agatha Christie, ci sono un’unica ambientazione, una serie di personaggi stravaganti, tanti plausibili imputati, una truculenta catena di assassini di cui si intuisce presto che il colpevole, e i suoi possibili ed eventuali complici, devono per forza fare parte della rosa dei presenti. Ma, anche risolto il caso, fermi tutti: non dimentichiamo che è solo il secondo capitolo di una saga, l’angosciante profezia degli Annecy sulla fine del mondo e l’avvento dell’Anticristo incombe ancora minacciosamente su di loro.

Pierpaolo Brunoldi – Dopo la laurea in Veterinaria, ha studiato recitazione e conseguito un master specialistico in sceneggiatura. Ha scritto opere drammaturgiche selezionate in concorsi nazionali, sceneggiature per la TV e il cinema, vari racconti pubblicati in diverse antologie, e collaborato con testate web.
Antonio Santoro – Regista, attore e drammaturgo, è nato a Cava de’ Tirreni. Diplomatosi presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, ha diretto numerosi spettacoli e scritto diversi testi per il teatro. Si è laureato al DAMS e ha due master in sceneggiatura.

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