Francesca Buoninconti
Senza confini. Le straordinarie storie degli animali migratori
Codice Torino, 2019
Scienza
Aria, acque, suolo del pianeta. Da milioni di anni. Il nostro pianeta è attraversato da miliardi di animali migratori in viaggio: uccelli, mammiferi marini, terrestri e volatori, pesci, anfibi, rettili, insetti e altri invertebrati ancora. Migrano grandi e piccoli, balene e farfalle; da soli o in gruppo, percorrono migliaia di chilometri ogni anno, affrontando difficoltà e pericoli, su percorsi infidi che costano la loro vita. Più o meno si sa perché partono, per riprodursi e trovare cibo a sufficienza. Ma come fanno, chi e cosa glielo fa fare, sono questioni che incuriosiscono gli umani sapienti dall’antichità, anche Aristotele ci rifletteva (senza riuscire a capire bene), da un secolo la scienza offre alcune risposte. La maggior parte degli animali migratori vive in luoghi che hanno stagioni definite. E molto spesso proprio l’alternanza delle stagioni e dei cicli produttivi fa sì che le aree favorevoli e ricche di cibo in inverno, non lo siano per riprodursi in estate. E viceversa (tenendo pure conto che la localizzazione nei due emisferi inverte la prospettiva). Di quando e come siano nate le migrazioni non sappiamo molto, è ancora tutto da scoprire e da confermare. Molti gruppi e molte specie animali hanno iniziato da tempo: secondo le teorie più accreditate il fenomeno migratorio si sarebbe sviluppato nel Neogene (tra 23 e 2,6 milioni di anni fa), prima della comparsa delle forme umane (che poi tanto ne sono state condizionate), per poi affinarsi nelle successive fasi glaciali del Quaternario. Grazie agli stimoli ormonali, a caratteri genetici di vita e adattamento negli ecosistemi biodiversi e mutevoli, i migratori sanno quando giungono i momenti di partire e di tornare. Capacità e modalità hanno avuto una continua evoluzione. Ovunque siano diretti, con una bussola magnetica, solare o con le stelle, i migratori sanno di sicuro come arrivarci. In volo, a nuoto o in marcia non ha importanza: è tempo di migrare.
La giovane giornalista scientifica Francesca Buoninconti (Napoli) ha esaminato i più recenti studi sulle migrazioni delle specie animali di competenti ricercatori di varie discipline. Con stile curato e fresco si mette a fianco degli animali che non conoscono le frontiere fra Stati stabilite dagli umani (da cui il titolo). Pur senza un’adeguata complessiva teoria del migrare e delle migrazioni, il volume risulta molto interessante e contiene innumerevoli casi, curiosità, dati, comparazioni, spunti aggiornati, talora aiutati da disegni o mappe. La brava autrice distingue giustamente tre grandi comparti: chi si libra per aria, chi sguazza in acqua, chi calpesta terre, pur in ecosistemi sempre connessi e mai soli. Non si può che iniziare dagli appariscenti uccelli migratori, le variabili di migrazione sono quasi infinite, a corto o lungo raggio, tutti insieme o maschi e femmine differenziati, comportamenti e diete spesso adattate a luoghi e tempi. Sono i più studiati, soprattutto attraverso tre tecniche: l’inanellamento (avviato oltre un secolo fa, praticato ormai in modo diffuso e sofisticato), i radar, i GPS logger. Poi migrano volando anche libellule, locuste, farfalle, falene, pipistrelli, alcune di loro attraverso più generazioni per ogni andata e ritorno. Mari e oceani sono pieni di migranti e, forse, da oltre cento milioni di anni, come nel caso delle tartarughe marine, rettili che vivono in mare aperto, le cui femmine nidificano sulle spiagge (ricordandosi pure quelle “natie”). I cetacei, invece, hanno le pinne e sanno cantare, la comunicazione canora è cruciale. Mancano ancora notizie certe sull’incredibile traffico delle specie dei pesci, come si regola precisamente, ognuna e accanto alle altre, circa dolcezza, temperatura, correnti delle acque: qualcosa in più è noto per tonni e sardine, salmoni e anguille. Infine vengono narrati gli animali terrestri: pinguini, gnu, zebre, elefanti, renne (e persistenti popolazioni umane nomadi), caribù, antilocapre, cervi mulo, rane, anfibi, granchi. Nello scenario globale, il cambiamento climatico di origine prevalentemente antropica sta lasciando il segno anche sui migratori: sfasamento delle temperature e delle tempistiche, alterazione delle reti alimentari, fughe e nuovi adattamenti da stanzialità a migratorietà.
(Recensione di Valerio Calzolaio)