Leonardo Padura
La trasparenza del tempo. Una nuova indagine di Mario Conde
Bompiani Milano, 2019 (orig. 2018)
Traduzione di Bruno Arpaia
Noir
L’Avana. Settembre 2014 (e più indietro nel tempo, anche molto prima e molto lontano). Mario Conde sta per compiere 60 anni, è nato il 9 ottobre, lui del 1954. Ha lasciato la polizia da 25 anni, era allergico alle armi e alla violenza, leggeva troppo di tutto e voleva scrivere storie squallide e commoventi; lavoricchia nel commercio di libri usati, scarpinando la città alla ricerca di libri vecchi in vendita, ma continua a intercettare storie criminali che affronta con il solito tormento. Vive poveramente solo con il cane Monnezza II; però si ferma non di rado dall’amorevole amata Tamara e si sbronza spesso coi soliti immensi amici dell’intera vita. Erano pure andati insieme al liceo e ora un altro compagno di scuola di allora lo va a trovare. Roberto Roque Bobby Rosell era un omosessuale represso e delicato, alto e magro, adesso è un omosessuale dichiarato e ricco, capelli decolorati e tinti di un biondo cenere, orecchino al lobo dell’orecchio, sopracciglia delineate, pingue, un matrimonio e figli alle spalle oltre a vari legami maschili, pure iniziato alla santeria. Due anni prima si era innamorato come una vecchia pazza cagna in calore del giovane Raydel che, improvvisamente, sembra essere scomparso dopo averlo depredato di tutto: gioielli, televisore, lampadine, pentole e, soprattutto, una statuetta della Vergine di Regla, dal viso e dalle estremità nere, seduta su una sedia con reminiscenze di trono, in una postura maiestatica, e con addosso una cappa blu filettata di bianco argento e in testa una piccola corona d’oro, sulla coscia un Bambino Gesù nero come lei, chino verso il seno materno, intento a reggere una sfera nella mano sinistra e con la destra alzata. Ritrovarla è prezioso, decisivo e pericoloso. Vari traffici, misfatti e morti saranno sulla strada.
Leonardo Padura racconta la sua Cuba ancora una volta in modo magistrale. Condecito non è il suo alter ego né fisicamente né biograficamente, è solo il suo interprete, la “voce” che canalizza suoi pensieri, sentimenti, sofferenze. Nato a La Habana il 9 ottobre 1955 (quasi il giorno giusto), laureato nel 1980 in filologia e letteratura latino-americana all’università della capitale, Padura ha fatto per una quindicina d’anni i mestieri del giornalista: culturale (“El Caiman Barbudo”), professionista per sei anni al quotidiano serale “Juventud Rebelde” (un anno pure corrispondente in Angola), ancora culturale (il mensile “La Gaceta de Cuba”) proprio per avere più tempo di scrivere cose che non muoiono ogni giorno; così dal 1984 si è dedicato anche alla scrittura voluminosa e continua ancor oggi, saggi sceneggiature cronache novelle, sempre più aggiungendo (nemesi storica!) collaborazioni giornalistiche (tramite internet e agenzie internazionali) e riconoscimenti internazionali. Vive e produce da sempre a Mantilla, un quartiere periferico (non marginale) di L’Avana. È sposato con Lucia Lopez Coll, sua donna e prima lettrice, quattro anni più giovane, anche lei studiosa di filologia, pure operatrice di cinema, curatrice di riviste e raccolte letterarie. Se non lo avete mai letto iniziate al più presto, se già la conoscete godetevi subito anche quest’ultima perla! Conde racconta tutto in prima persona, anche colte elucubrazioni introspettive, descrizioni paesaggistiche sociali urbane, aggiornamenti politico-culturali, vedendo il tempo di Cuba attraverso la trasparenza di una goccia di pioggia sospesa a un ramo (da cui il titolo), una lettura indispensabile (ottimamente tradotta) se si vuole capire passato e presente della meravigliosa isola. Sullo sfondo c’è sempre il tema dell’esodo, in primo piano omosessualità e clandestinità in una società chiusa. Questa volta lo sviluppo dell’indagine contemporanea è intervallato da lunghi capitoli in terza che corrono verso il passato (1989-1936, 1472, 1314-1308, 1291) incentrati su due nomi che tornano in ogni epoca fino alle Crociate, Antoni Barral e Jaume Pallard, fra le stirpi millenarie di monti e valli della Garrotxa catalana, all’origine dell’oggetto della statuetta e dei suoi compositi valori, alla cui stesura Conde finalmente contribuisce (aveva sempre voluto fare lo scrittore). Rum e reggaeton ovunque oggi, ma anche vini spagnoli, francesi, italiani e ovviamente i mitici Creedence Clearwater Revival.
(Recensione di Valerio Calzolaio)