La Debicke e… Nero a Milano

Romano De Marco
Nero a Milano
PIEMME, 2019

Terzo episodio della travolgente serie Nero a Milano e anche stavolta Romano De Marco non si smentisce. Va a dritto per la sua strada, imposta la storia, la rende credibile, nonostante gli inevitabili ed eccellenti colpi di pulp fiction, e ce la racconta bene. Molto bene. Con toni giusti, sentimenti giusti, soavi azzarderei, controbilanciati efficacemente dal giallo noir dello scenario. I suoi romanzi crescono e i suoi personaggi sono cresciuti e maturati con lui e come lui. Si precisano, si adattano a nuove realtà, trasformandosi. sia accollandosi il pesante ruolo di vendicatori, sia lasciandosi dominare dalla loro natura più umana, spesso aggrediti dall’insicurezza, dall’incertezza del domani. Un domani proiettato in gran parte nella loro vita futura e nelle scelte delle figlie ormai maggiorenni. Con la cinquantina alle porte, sia Betti che Tanzi sembrano in una precisa fase che definirei “colpo di frusta della mezz’età”. Quella scomoda età accompagnata, nel caso dei nostri eroi, da tutta una serie di dubbi e ripensamenti. Anche stavolta, benché sembri voler attribuire il ruolo di primo attore al commissario Luca Betti, De Marco ha scritto un romanzo assolutamente corale. Infatti ben rappresenta i diversi punti di vista, personalità e carattere dei principali protagonisti, gli amici per la pelle Marco Tanzi e Luca Betti, con le loro umane forze e debolezze, che si scambiano e si alternano nella trama, passandosi il testimone. Ma altri personaggi ci sono e non solo per far numero: l’eroica Luisa Genna, Antony Molino, lo psicanalista che sa leggere dentro, il vero amico con l’A maiuscola, lo straordinario De Rosa, che contano e talvolta addirittura entrano in campo a gamba tesa.
Anche se di un giallo si può e si deve dire poco, ciò nondimeno qualche mini anticipazione va fatta! Perciò: due cadaveri carbonizzati ritrovati in una “villetta maledetta” alla periferia di Milano, in rovina e abbandonata da anni perché sede di passati orrori. Individuate le vittime, si scoprirà che sono la madre e il padre di una bambina morta un mese prima precipitando dal terrazzo di una delle Torri a Quarto Oggiaro perché sonnambula. Non basta: il rispettivo padre e suocero si è impiccato per il dolore quindici giorni prima. Morte attribuita a un suicidio. Tutti gli amici e conoscenti della coppia parlano di loro come di gente specchiata, timorata di Dio. Una famiglia modello vittima di spaventosi lutti. E allora chi li ha uccisi e perché? Nessun vero indizio e nessun movente per fornire una qualche spiegazione all’assassinio, se un assassinio c’è stato. È questo lo strano caso capitato tra capo e collo al commissario Luca Betti che non sta attraversando un buon momento. Dopo la separazione dalla moglie vorrebbe nuove certezze, ricucire il rapporto con la figlia, ristabilire con lei un affetto in modo concreto. Ma ha poco tempo e modo per farlo. Tirate le somme, forse risolvere questa spinosa indagine diventa un’urgenza per ridare scopo alla sua vita e farlo sentire ancora sul pezzo.
Marco Tanzi, annullato il passato, “abbuonati” in un certo senso gli errori dopo l’ultima drammatica avventura in coppia con l’inossidabile amico Betti, è diventato un investigatore privato di successo che guadagna e vive bene. Dimenticate le brutte esperienze degli ultimi anni? Ma sarà vero? Certi fantasmi qualche volta tornano e allora meglio buttarsi nel lavoro. Ciò nondimeno il nuovo caso che non lo convince, ma poi finisce con accettare, rischia di costringerlo a tornare al momento più oscuro del passato. Dovrebbe ritrovare un diciottenne con problemi comportamentali, figlio di una coppia dell’alta borghesia milanese, che pare sia fuggito per andare a vivere fra i clochard. E quando una voce fuori dal coro o, molto peggio, uno spietato serial killer inizia a far strage di barboni a colpi di rasoio, la ricerca diventa una corsa contro il tempo. Mentre su Milano incombe di nuovo un fatale vortice nero, le strade e gli intenti dei due amici ed ex colleghi torneranno inevitabilmente a incrociarsi. Ed entrambi si troveranno, per l’ennesima volta, costretti a operare scelte difficili e amare.
Un romanzo notevole, che vuole costringere il lettore a pensare. Servito su un piatto che invece di essere di puro argento, come voleva parere, era appena d’argentone, barbaramente insudiciato dalla turpitudine di una certa abominevole perversione umana. Una bella storia d’azione, che riesce a mischiare speranze, ideali e disillusioni in una Milano a tratti nerissima, feroce e spaventosamente plausibile a mo’ di perno centrale, che si perde negli abissi della follia o si allunga come i tentacoli di una piovra in mille rivoli di oscenità. E anche stavolta De Marco ci pone di fronte a una spaventosa domanda: i “mostri” hanno il diritto di essere giudicati e condannati per le loro nefandezze oppure, in certi casi, sarebbe più giusta la pena di morte? E può l’uomo sostituirsi a Dio nella punizione?

Classe 1965, Romano De Marco è responsabile della sicurezza di uno dei maggiori gruppi bancari italiani. Ha alle spalle diverse pubblicazioni tra cui, con Feltrinelli, Morte di Luna, Io la troverò e Città di polvere. Con Piemme ha pubblicato L’uomo di casa (che ha ottenuto il Premio dei Lettori Scerbanenco). I suoi racconti sono apparsi su giornali e riviste, tra cui “Linus” e il “Corriere della sera”, e i periodici del Giallo Mondadori. Vive tra l’Abruzzo, Modena e Milano. Nero a Milano è il suo ultimo libro.

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