La Debicke e… Il sigillo del cielo

Glenn Cooper
Il sigillo del cielo

Editrice Nord, 2019

Una pietra millenaria può aprire una porta segreta verso il paradiso, ma porta con sé anche il rischio di evocare l’inferno…
Un romanzo avventuroso con risvolti esoterici che sfiorano il fantascientifico, collegato da più livelli temporali in luoghi diversi ed epoche diverse. Il primo luogo della narrazione in ordine cronologica è Mosul, l’antichissima città persiana Budh-Ardhashīr. Mosul (oggi capoluogo del governatorato di Ninive) è il nome che gli Arabi musulmani dettero all’antica Ninive, capitale dell’impero assiro. Ma mentre la vasta area archeologica di Ninive si trova sulla sponda orientale del fiume Tigri, Mosul si sviluppò fin dall’antichità sulla sponda occidentale. Alla fine del IX secolo Mosul entrò nell’orbita della dinastia araba degli Hamdanidi e, pur non rinunciando all’autonomia, divenne il loro principale baluardo sotto la dinastia degli Abbasidi. Il sigillo del cielo comincia, girando rapidamente indietro la ruota del tempo, nel 1095 presso il monastero di Rabban Ormisda, che sorgeva sulle montagne a nord di Mosul, un’oasi religiosa, un’enclave cristiana circondata dai turchi selgiuchidi, musulmani convertiti di recente. Daniel Basidi è un uomo pio e di riconosciuta fede che ha dedicato tutta una vita da quasi eremita allo studio e alla preghiera. Ma stavolta è attanagliato dai dubbi. Teme che il Signore nella sua infinita grandezza lo abbia gravato con un fardello troppo pesante per le sue spalle. Daniel Basidi possiede un dono che per anni ha cercato di mettere al servizio degli altri: il dono di comunicare con le sublimi e superiori sfere celesti. E finalmente ha trovato qualcuno con cui poter dialogare. Ma un’ultima terribile e spaventosa angelica rivelazione, in grado di aprire la porta all’orrore, non dovrebbe essere condivisa perché è troppo pericolosa. La malvagità umana, che assume spesso sembianze di agnello, tradirà Daniel portandolo alla tomba. Da Mosul, con un ardito balzo nel tempo, il romanziere conduce il lettore nel 1989, allo scavo del monastero di Rabban Ormisda, uno storico avamposto della Chiesa d’Oriente situato a una trentina di chilometri a nord di Mosul, e presenta il celebre archeologo Hiram Donovan, professore emerito di Harvard. L’estate del 1989 è la quarta di fila che il professore passa su quello scavo. Se il primo personaggio di Cooper è caratterizzato dalla fede, il secondo, Hiram Donovan, è un tiepido cattolico con moglie ebrea, animato soprattutto dall’ardore della scienza e dalla massima correttezza professionale. Ciò nondimeno, quando rinviene una pietra nera particolare, una specie di levigato specchio concavo rotondo ricavato da un blocco di ossidiana, sente per la prima volta nella sua vita la necessità di impadronirsene, di farla sua, conservarla e studiarla. Non gli resta che imballarla in una scatola e spedirla urgentemente all’indirizzo di sua moglie a New York, con un’unica istruzione sibillina, molto simile a una delle più famose pietre divinatorie della Storia, quella appartenuta a John Dee, l’indicazione British Museum e l’ordine di non aprire fino al suo ritorno. La mattina dopo il suo cadavere verrà ritrovato nel monastero, dentro la fossa dello scavo, con il collo spezzato. E la sua morte verrà catalogata come un terribile incidente. Ma… Dal 1989 si passa rapidamente ai nostri giorni con il professore emerito Cal Donovan (questo è il quarto romanzo della serie a lui dedicata), docente di storia delle religioni ad Harvard, affascinante, capace ma debole di fronte all’alcool e alle donne, molto affermato come scienziato e ricercatore e in stretti rapporti personali persino con papa Celestino.
Cal Donovan era l’unico figlio di Hiram, il professore che aveva trovato la strana pietra in terra irachena, poi spedita alla moglie (madre di Cal). Fatto che, pur a distanza di tanti anni, coinvolgerà Donovan in un dramma personale, perché sua madre sarà vittima di un delitto, in apparenza un furto finito in tragedia nella sua ricca casa di New York. In realtà i falsi ladri cercavano ben altro. E Cal Danovan, per un perverso gioco del destino, ritroverà quella strana pietra di ossidiana, lo strumento per accedere al supremo potere, proprio dove sua madre è stata uccisa. Il fil rouge che lega la trama è infatti quella pietra spedita da suo padre, nascosta dentro una scatola da scarpe, infilata tra decine di altre simili (la signora Donovan teneva molto all’eleganza). Cal riuscirà a trovarla solo dopo il suo funerale e dovrà accollarsi il compito di scoprire perché negli anni, anzi nei secoli, ci siano state persone determinate a uccidere pur di impadronirsene. Da quel momento, mano a mano che le indagini di polizia e le sue personali andranno avanti, cercherà di arrivare alla verità anche perché, per il bene del mondo, ciò che quella pietra potrebbe fare dovrebbe restare un segreto. Per riuscire a scoprire i tanti misteri che nasconde, Cal Donovan dovrà girare il mondo e tentare di fermare la sua minacciosa potenza distruttrice.
Il sigillo del cielo è un thriller ben orchestrato. La trama è intrigante già dalle prime pagine, il ritmo incalzante e l’ordine cronologico degli eventi è perfetto; il lettore, senza accorgersene, è catapultato in un percorso ben delineato. Ci sono gli ingredienti necessari per funzionare a cento all’ora: azione, mistero, storia, alchimia e magia, un esplosivo mix che non concede al lettore un attimo di pausa. Le pagine scorrono via veloci tra un “angelico” rito enochiano, una sparatoria o l’ardita ricostruzione di un fatto storico.
Glenn Cooper, come sua abitudine, non delude. Ha fatto un approfondito studio sul celebre studioso elisabettiano John Dee che, nel tentativo di provare le sue teorie mistiche ed esoteriche, vagò con la famiglia per le corti europee e, con i suoi diari, ha regalato al lettore una finestra su un altro mondo, un mondo fatto di mistero, credenze, riti magici e sedute oracolari. Tra viaggi in posti meravigliosi, incredibili scoperte e un altissimo livello di adrenalina, Il sigillo del cielo regala al lettore una storia entusiasmante che gli farà credere, come spesso nei libri di Cooper, che a volte l’impossibile può diventare possibile e che l’incredibile può diventare persino più credibile della realtà stessa. Il nuovo millennio contiene in sé funesti prodromi di distruzione. Il male è palpabile, attuale e più vivo che mai: si è scatenato il razzismo, il terrorismo impazza, dilaga l’indifferenza nei confronti di problemi sociali quali l’immigrazione e l’odio verso le religioni. La lotta tra il bene e il male appare senza precedenti e forse, stavolta, potrebbe non essere il bene ad avere la meglio. Possibile che il male stia per vincere? Oppure c’è sempre uno spiraglio verso la speranza e forse riscopriremo qualcosa alla fine del libro?
Glenn Cooper rappresenta uno straordinario caso di self-made man. Dopo essersi laureato col massimo dei voti in Archeologia a Harvard, ha scelto di conseguire un dottorato in Medicina. È stato presidente e amministratore delegato della più importante industria di biotecnologie del Massachusetts ma, a dimostrazione della sua versatilità, è diventato poi sceneggiatore e produttore cinematografico. Grazie al clamoroso successo della trilogia della Biblioteca dei Morti e dei romanzi successivi, si è imposto anche come autore di bestseller internazionali.

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