Marilù Oliva
L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre
Solferino, 2020
Riporto, perché bello e calibrato, il commento di Matteo Strukul: «Con il suo stile raffinato, Marilù Oliva ci regala una riflessione d’autore inedita e attuale sull’Odissea, cogliendo in pieno la carica eversiva e dirompente di uno dei poemi epici più straordinari». Ha ragione e mi è piaciuto percepire la realistica ed efficace impostazione, anche filologica, di questa Odissea al femminile, con la memoria degli eroi di Troia sullo sfondo quasi fosse un tenue filo conduttore e, in veste di protagonista, un Odisseo diverso da quello che avevo incontrato nel mio primo lontano impatto omerico sui banchi di scuola. Odissea non è solo la storia del lungo fantastico e travagliato viaggio di ritorno a casa di un uomo, di un eroe, ma anche la storia dell’amore per lui di molte donne.
Odissea di Marilù Oliva racconta le avventure di Odisseo dal punto di vista delle donne che l’hanno conosciuto e amato. Tante donne che per lui si trasformano in voci narranti e vivono da coprotagoniste al suo fianco. Saranno loro a cantare le peregrinazioni dell’eroe inquieto, le tante tappe della sua grande avventura, rovesciando l’antica visione del poema condotta da una voce narrante solo al maschile, nella musica a più voci del coro femminile. Un coro compatto, efficiente, battagliero, formato da principesse, maghe, dee, mogli, nutrici… Alle loro voci si aggiunge in controcanto quella possente di Atena, dea ex machina, che sprona sia Telemaco che Odisseo a fare ciò che devono: la voce della grande donna dietro ogni grande uomo. In questo libro, saranno le donne a cantare le peregrinazioni dell’eroe inquieto, ciascuna protagonista di una tappa della grande avventura, ribaltando la prospettiva unica del maschile nella polifonia del femminile che conquista, risolve e combatte.
Odisseo, il più astuto e il più intelligente dei re Greci, il vero vincitore morale della guerra di Troia, con la protezione di Pallade Atena riuscirà ad avvalersi delle sue poliedriche facoltà per sormontare ogni ostacolo. Saprà cavarsela da naufrago, da prigioniero, da migrante, farsi carpentiere e fingersi mendicante, ogni volta in grado di rialzarsi e risorgere delle sue disgrazie. Mito fantastico, coinvolgente, favolosa leggenda tramandata a voce, messa ancora una volta per iscritto, che si rifà a un’epica biografia quasi fosse una vera storia, tangibile. Richiamandosi all’Odissea e senza mai tradire il poema omerico (non una rielaborazione dunque, ma un fedele omaggio al testo originale) Marilù Oliva ci regala una limpida trama dotata di una perfetta ricostruzione ambientale. Trama che riesce a catapultarci nell’antichità e riporta in scena oggi, quasi fosse un antico spettacolo, una Tragedia con un coro tutto al femminile, la narrazione delle tremende avventure e terribili sofferenze che accompagnarono il disgraziato, interminabile e solitario ritorno dell’eroe a Itaca.
Odisseo ha sfidato gli dei e loro, con divina forza incontrollabile, gli remano contro, per usare un termine marinaro, che ben si adatta alla storia. Fin dall’inizio infatti tutto andrà storto, niente gli verrà risparmiato: i mangiatori di loto apportatori di oblio, l’illusione di Eolo, i lestrigoni, le immortali e pericolose tentatrici, la maga Circe la dominatrice, che disprezza i maschi finché non incontra lui, Odisseo, diverso dagli altri, e la ninfa Calipso. Lei, che, avvinta dalle sue stesse reti di seduzione, si innamorerà di Odisseo ma dovrà lasciarlo andare, le demoniache sirene volanti ciecamente decise a distruggerlo e i cannibaleschi gorghi di Scilla e Cariddi ma non basta. Perché Odisseo dovrà addirittura scendere nell’Ade per conoscere il suo futuro e rendere omaggio ai tanti vecchi amici trapassati. Il drammatico incontro/scontro che lo segnerà per sempre sarà quello con il gigantesco ciclope Polifemo che lui accecherà ma poi – ebbro di superbo e vittorioso compiacimento, per troppi anni è stato solo un guerriero – sfiderà gridando il suo nome, provocando la maledizione del mostro e la terribile vendetta di suo padre, il dio del mare, Poseidone. Neppure uno dei suoi uomini si salverà. Ma altre donne veglieranno su di lui: Euriclea, la nutrice che lo ha cresciuto, Nausicaa, seduttrice immatura ma potente, che non osa nemmeno toccarlo… E naturalmente lei, Penelope, l’amata sposa, che non si limita ad attendere il marito e pari a lui in ingegnosità e intelligenza controlla i Proci.
Quando finalmente, dopo vent’anni, Odisseo potrà far ritorno a Itaca, sarà il giorno dell’allegria e della felicità, ma anche quello del regolamento di conti. Perché dovrà di nuovo usare tutta la sua astuzia, non svelare la sua identità e battersi come leone, usando l’arco che solo lui sa tendere, fatto di corna d’ariete, per vendicarsi su chi gli ha fatto torto e riportare l’ordine e la giustizia nel suo regno.
Per Odisseo ci sono molte lacrime al passivo e poche gioie – ma che contano – all’attivo. Infinite lacrime sparse sulla lunghissima scia di amici e compagni morti dietro di lui, compensate però alla fine dal commovente incontro con il figlio e il padre e le morbide braccia di Penelope sua sposa. L’Odissea è il prototipo ideale di una fiction di amore e di avventura.
Un lavoro di riscrittura quello di Marilù Oliva, ripeto volutamente perché lo merita, fedele al testo originale, ma dove l’impianto narrativo è stato ben adattato al gusto del lettore moderno, con Odisseo che entra subito in scena, senza aspettare il capitolo quinto come nell’originale. L’unico spazio in cui l’autrice si è presa la libertà di allargarsi un tantino è magari sulle reazioni emotive dell’animo umano. Ma se nelle sue pagine ci sono scene di un pasto e quindi si parla di vivande, o si spiega la costruzione di un’imbarcazione, sono dati e fatti riportati tali e quali nell’Odissea originale.
Insomma pagina dopo pagina, impotenti, inquieti e increduli ma avvinti dall’avventura, assistiamo alla spettacolare scenografia e tragedia riportata in scena da Marilù Oliva, mentre tentiamo di convincerci, come bambini al cinema, che quello che scorre turbinosamente davanti ai nostri occhi è succo di pomodoro e non sangue. Che si tratta solo di finzione. E che quando il sipario si chiuderà gli eroi e cattivi, che abbiamo pianto morti, si rialzeranno e verranno a inchinarsi per raccogliere gli applausi…
Marilù Oliva è scrittrice, saggista e docente di lettere. Ha scritto due thriller e numerosi romanzi di successo a sfondo giallo e noir. Ha co-curato per Zanichelli un’antologia sui Promessi Sposi, e realizzato due antologie patrocinate da Telefono Rosa, nell’ambito del suo lavoro sulle questioni di genere.
Collabora con diverse riviste ed è caporedattrice del blog letterario Libroguerriero.
Grazie di cuore! Bellissima recensione
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🙂
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Recensione di Patrizia Debicke!
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