Giallo e Scacchi (2) – Le lunghine di Fabio Lotti

Continuiamo un po’ questo viaggetto tra Re, Regine e morti ammazzati.
I pezzi degli scacchi possono servire addirittura a smascherare l’assassino. Trascinando i suoi centoventi chili, il commissario De Carli, personaggio di Giuseppe Porta in Scacco all’assassino, la mattina del 20 dicembre entra in un appartamento di via Martinengo da Barco, a Brescia, dove è stato commesso un delitto. Il signor Bozzini è stato ritrovato ucciso da un colpo di pistola al petto. Davanti alla scacchiera. Bozzini tiene in mano due pezzi bianchi: il Re e la Torre. Al termine delle indagini il commissario De Carli accusa la moglie, Annalisa Rocco, e spiega il motivo dei due pezzi tenuti in mano dal morto.
Passiamo a L’uomo degli scacchi di Peter May. Isola di Lewis delle Ebridi esterne. Cade un aereo. Era un piccolo velivolo, a motore singolo, che giaceva in mezzo a un cumulo di sassi piegato con una leggera angolazione. Scomparso diciassette anni prima con Roddy Mackenzie. Ora irriconoscibile. Trovato da Fin e l’amico Whistler. Non è un incidente perché si tratta di omicidio. E saranno proprio gli scacchi, gli scacchi giganti di Whistler che rappresentano fieri vichinghi, un mezzo per scoprire l’assassino. Ecco il punto cruciale con la foto rivelatrice.
Fin esaminò tutte le foto con attenzione prima di scegliere la terza.
– Guarda, George. Si può vedere bene qui. La mano tesa quasi a toccare il pezzo caduto degli scacchi.
Gunn aggrottò la fronte.
– Perché avrebbe cercato di raggiungere un pezzo di legno, signor Macleod? Stava morendo, per amor di Dio!
– Probabilmente lo sapeva. Stava cercando di dirci chi l’aveva ucciso, George.
Gunn rivolse uno sguardo costernato all’uomo più giovane.
– Indicando un pezzo degli scacchi?
Fin si sentì stanco.
– Non un pezzo qualunque. – Puntò il dito contro quello caduto. – Questo è quello che chiamano Berserker. Il più feroce di tutti i guerrieri vichinghi…. Somigliante a…

Bel libro dove campeggia la natura con i suoi spazi immensi, i suoi lochs, i lampi, la pioggia, dove le amicizie si rompono e ricompongono, gli amori si accendono e appassiscono. Il lato bello e quello oscuro dell’uomo.
Anche Rex Stout ha fatto cimentare il suo strabordante Nero Wolfe con Re e Regine. In Scacco al re per Nero Wolfe, una tal signorina Sally Blount si presenta dal Nostro in cerca di aiuto per suo padre Matthew, che è stato accusato di omicidio. La scena del delitto è il Gambit Club, un circolo di scacchi dove il giovane Paul Jerin stava sfidando contemporaneamente dodici avversari, tra cui anche Matthew Blount, in una sala separata e quattro messaggeri facevano la spola tra lui e gli altri giocatori per comunicargli le mosse. Jerin beveva sempre cioccolata calda ma questa volta qualcuno ha pensato bene di riempirla di arsenico. A portargliela e a ritirarla è stato Blount e questo comportamento così sospetto non ha lasciato dubbi agli inquirenti. Ma Sally è convinta dell’innocenza di suo padre. Analizzando il caso con occhio e mentalità scacchistica, Nero Wolfe coglie una strana analogia tra il delitto e un gambetto in cui si sacrifica un pedone (in questo caso Jerin) per un altro obiettivo.
In La morte viaggia in autobus di Leslie Cargill sul mezzo di trasporto c’è Morrison Shape, uno scapolo di mezza età fissato con l’enigmistica e gli scacchi. Dunque, potenza del nostro gioco, può prevedere le mosse dell’assassino che ha fatto fuori uno dei passeggeri. Qualche citazione: ad un certo punto il Nostro si perde in una intricata partita a scacchi, manovrando mentalmente pezzi bianchi contro pezzi neri con magistrale efficienza (pag. 9); assorto nel nuovo caso in relazione agli scacchi e al movimento dei pezzi (pag. 18); Il dottore ammirato di Morrison. Risposta Cruciverba e scacchi (pag. 63); Come ha fatto a sapere che si erano accordati per incontrarsi? Semplice movimento di scacchi. Me li sono figurati come due torri. (pag. 119); a pag. 121 a ogni pezzo fa corrispondere un personaggio; Lo studio degli scacchi dovrebbe essere obbligatorio tra le forze dell’ordine (pag. 141); Gli scacchi un addestramento ideale. Sulla scacchiera c’è tutto (pag. 170); Questo caso è come una partita a scacchi. E il grande segreto è pensare sempre con l’anticipo di una mossa… due mosse… tre prima dell’avversario (pag. 170). Il morto ammazzato viene fuori poco oltre metà del percorso, quando il motore dell’autobus incomincia a rumoreggiare. Un colpo di pistola al petto e arma sparita. Arriva la polizia nella persona del sergente Matthews (anche lui gioca a scacchi) e l’”ometto”, che si intrufola nelle indagini, suggerisce spunti e suscita discussioni. Intanto sembra che un passeggero si sia volatilizzato (ma come?) e al primo defunto forzato se ne aggiunge un altro per avvelenamento di stricnina. Il caso si ingrossa, se ne possono notare gli echi sempre più vasti sulla stampa. C’è di mezzo un furto di gioielli e un intrigo gigantesco. Non manca la fuga del probabile assassino con relativo processo. Un lavoro apprezzabile con il connubio nobil giuoco-giallo che continua imperterrito il suo bel viaggio insieme a tanti altri compagni di avventura.
In Strane cose, domani di Raul Montanari, Baldini Castoldi Dalai 2012, il protagonista del romanzo, uno psicologo, sta giocando una partita in internet con un ragazzo, analizzando le mosse con un software (bricconcello). Diverse considerazioni, ora negative, ora positive, sugli scacchi. “Gli inglesi dicono che in nessun posto al mondo si spreca tanta intelligenza come nelle agenzie pubblicitarie e nei club scacchistici, e hanno ragione”. “In questo gioco non contano conoscenze, favori, appoggi. Non fa differenza se sei bello o brutto, ricco o povero. Non conta niente tranne il talento”. “Puoi coltivare il vizio della solitudine, il più delizioso di tutti i peccati”. “…perdere è molto più brutto di quanto sia bello vincere” (66-68). Ricordo di una partita persa in un torneo per avere occhieggiato di continuo le gambe della ragazza dell’avversario (138). “Gli scacchi assomigliano proprio alla vita. Ma tanto” (183). Pulizia di scrittura, rispetto per la parola, un’ombra di malinconia che scivola lungo tutto il racconto, sprazzi di critica al mondo in disfacimento: guerre, integralismo islamico, economia in ginocchio, inflazione, povertà. Se c’è qualche passaggio in cui si perde un po’ di “atmosfera” è nelle scene di movimento, di scontro fisico diretto, di “esterno” che mi pare la parte meno riuscita (si fa per dire). Alla fine la pagina si libra nel cielo come una mongolfiera. Ma sì, saliamo in alto che di lassù tutto si ama.
Com’è morto il baronetto? di H. H. Stanners, Polillo 2019.
Qui ritrovo i miei amati scacchi addirittura proprio all’inizio “Dereck Furniss scrollò la scatola per far cadere i pezzi degli scacchi che poi cominciò a disporre sulla scacchiera”. Il romanziere giocherà con il professor Harding (classico detective dilettante) durante la festa ad Astonbury che celebra il giorno dell’incoronazione del re Giorgio VI. Naturalmente abbiamo subito una morte sospetta, più precisamente del baronetto Jabez Bellamby trovato stecchito nella sua cava di gesso per un colpo sparato con la sua pistola (ha anche un ematoma sul viso). Per l’ispettore Marriot si tratta di suicidio, come riferirà al suo capo Philip Pannell, anche perché il morto aveva un sacco di problemi: finanziari, fisici (di salute) e sentimentali. La moglie se la intendeva con un amante (l’avvocato Newth) e lui stesso si era innamorato non ricambiato di Brenda Derwenth Smith, una bella sventola di venti anni, troppo più giovane di lui e affollata di corteggiatori.
Ma non è tutto così chiaro per il professor Harding. Diversi i sospettati ognuno con il suo bel movente e altri particolari a rendere complessa l’indagine… Altro punto fondamentale della vicenda è il classico problema degli orari, a partire da quello della morte, dentro il quale si muovono i personaggi assai complicato ed arduo da sbrogliare. Narrazione trattata con una cura davvero felicemente minuziosa nella complessità della trama, nella caratterizzazione dei protagonisti e dell’ambiente con citazioni imprescindibili di Sherlock Holmes. Alla fine spiega tutto il professore. O quasi… E gli scacchi hanno qui il loro bel rilievo.
Il caso Maloney di Graham Hurley, Time Crime 2012.
“L’indagine era diventata una partita a scacchi, uno contro uno. Finora Oomes aveva giocato in modo eccellente, aveva ancora tutti i pezzi, ma stava iniziando a mostrare la prima piccola breccia nella sua difesa e l’SOS annullato era una crepa che Faraday non poteva permettersi di ignorare. Come tutti i bravi scacchisti, poteva arrivare a Oomes di soppiatto, da dove lui meno si aspettava.” (283). Siamo a Portsmouth, città povera e violenta dell’Inghilterra. Difficile vivere qui da semplice cittadino ma anche da poliziotto. Ne sa qualcosa l’ispettore Joe Faraday alle prese con malviventi ed un sistema poliziesco che non gli piace. Soprattutto il metodo poco ortodosso di Paul Winter che basa il suo lavoro sullo sfruttamento degli “informatori”. Il caso nuovo è la scomparsa di Stewart Maloney (prima, a dir la verità, c’è la morte a calci di un uomo), docente a contratto all’università, denunciata dalla figlia di nove anni. Qualche breve indagine lo convince che Stewart è stato ucciso in contrasto con le opinioni di certi colleghi che si trovano impegnati soprattutto nella operazione “Red Rum”, tesa a mettere le mani su un grosso commerciante di droga. Faraday è una specie di eroe raccolto in se stesso, quasi sbiadito nella sua testarda normalità. E forse per questo ancora più forte. Una buona lettura senza urletto finale di gioia e le solite cinquanta pagine di sovraccarico che si trovano ormai dappertutto.

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