La Debicke e… La Salita dei Saponari

Cristina Cassar Scalia
La Salita dei Saponari
Einaudi, 2020

Le due settimane di prestito alla Mobile di Palermo del vice questore aggiunto Giovanna Vanina Guarrasi, a dare una mano per un suo vecchio caso, sono agli sgoccioli. Il vecchio caso riguarda Salvatore Fratta, detto Bazzuca, un latitante che si era finto morto e invece, come lei sospettava, era vivissimo. Bazzuca, ultimo superstite (gli altri tre li ha già arrestati) del commando di Cosa Nostra che venticinque anni prima aveva ucciso suo padre, sotto i suoi occhi di terrorizzata adolescente quattordicenne. Un collaboratore di giustizia aveva fatto la segnalazione agli uomini della sezione Catturandi della Mobile, che avevano scoperto il covo in cui l’assassino si nascondeva. Vanina si era intestardita, aveva voluto seguire di persona l’azione a sorpresa, che però era andata a vuoto. Bazzuca è sparito, anche se tutte le tracce rinvenute dicono che era stato là, fino a poco prima. E ora, dopo l’ultima riunione nell’ex ufficio, quelle due settimane sono in scadenza e Vanina è sul piede di partenza…
Da quasi quattro anni ormai, per sua libera scelta, Palermo non è più sua competenza, come la sezione Criminalità organizzata. Lei adesso dirige la sezione Reati contro la persona, la «Omicidi» di una volta, alla squadra Mobile di Catania. Ma se lei l’avesse voluto, il questore di Palermo «che di cattura dei latitanti se ne intendeva, e pure assai» le avrebbe prolungato il periodo di distacco. Però Vanina se ne va, sia per quel vecchio caso (un conto da saldare?) in stasi, sia perché si sente in crisi e vorrebbe dare un taglio (e qui stento a leggere nelle sua testa) alla storia fatta di tira e molla, di passione ma anche di paure, dubbi, inquietudini con il magistrato Paolo Malfitano, da lei salvato da un agguato e sempre e comunque nel suo cuore, e anche perché la sua squadra catanese, lasciata orfana, si è trovata all’improvviso tra le mani una rogna coi fiocchi.
È stato ritrovato un morto, assassinato nella sua Mercedes, nel parcheggio dell’aereoporto di Fontanarossa e i suoi la reclamano a gran voce e di corsa.
E quindi via in macchina verso Catania, pronta a tornare in azione, dopo quello che vorrebbe essere un addio e invece sembra un arrivederci a Malfitano e aver tirato, almeno per ora, il sipario sui vecchi fantasmi.
Terzo caso per il vicequestore aggiunto Vanina Guarrasi: un caso che si presenta subito complicato. Il cadavere è stato ritrovato da un gruppo di rappresentanti di medicinali appena sbarcati dall’aereo proveniente da Milano, la Mercedes ferma e coi fari accesi impediva loro l’uscita. La faccenda puzza di intrigo internazionale all’ombra dell’Etna. Il morto è Esteban Torres, ricco faccendiere cubano-americano con cittadinanza italiana e residenza in Svizzera, ucciso con un colpo di pistola al cuore. L’uomo ha un passato oscuro, e gira voce che avesse amicizie pericolose, interessi in attività nebulose, insomma una specie di eminenza grigia mai colto con le mani nel sacco, con legami in affari mafiosi, tenuto d’occhio dalle varie Interpol. Torres aveva anche una vita personale piuttosto affollata. Ci sono ben tre mogli, una cubana ormai fuori circuito, le altre due (una americana e una italiana) invece in ottimi rapporti tra loro, un’amante siciliana segreta fino a un certo punto e di costumi liberi che frequentava stabilmente, in un grande albergo di Taormina, per due mesi all’anno.
Ma, nonostante tutto questo ben di Dio a disposizione, Vanina e i suoi non battono chiodo, le indagini sembrano arenate fino a quando a Taormina, dentro il pozzo nel giardino di un grande albergo, salta fuori il cadavere saponificato di Roberta Geraci, detta «Bubi». La donna, che era l’amante siciliana del Torres, era arrivata circa quindici giorni prima, ma poco dopo aveva lasciato camera e effetti personali e la sua macchina era scomparsa. L’amico cubano/americano/italiano che aveva appuntamento con lei era passato a cercarla una settimana prima… Misteriosa storia che sembra senza capo né coda, tanto che per la Guarrasi ci vorranno, oltre alla sua effervescente squadra – il primo dirigente, il gigantesco Tito Macchia; la sua amore non più tanto segreto, la poliziotta Marta Bonazzoli, bella, nordica, vegetariana e al volante una specie di Hamilton; la memoria e il fiuto dell’ex commissario in pensione Biagio Patanè, con gelosissima moglie – anche Carlo Alberto Colombo, vecchio amico di Vanina, funzionario dell’Interpol venuto apposta da Roma, il medico legale Adriano Calì, che già ha fatto parecchio comodo nella precedente indagine, ma soprattutto quel certo nonsochè che con Vanina riesce sempre a quagliare.

Magica e allo stesso tempo realisticamente decadente ambientazione siciliana con Catania e i suoi irrinunciabili dintorni e la zona dell’Etna. E poi Noto, Taormina, e via di corsa a Palermo, il combattimento giornaliero con il traffico e le autostrade che spesso fanno piangere. Ma con il conforto della cucina. Vanina, abilissima detective, accanita fumatrice di Gauloises e cinefila quasi maniacale, è anche un’ottima forchetta. Ama il cibo, ma detesta far da mangiare quindi si divide tra bar, pasticcerie, salumerie, e allora, con lei, ci godiamo uno show della gastronomia etnea che fa venire l’acquolina in bocca e la voglia di fare le valigie per Catania.
Titolo tratto dal nome di una vera strada, la salita dei Saponari (Acchianata dei Sapunuri) di Tre Castagni che si arrampica sulle pendici dell’Etna, per questo terzo imperdibile romanzo di Vanina. Ma restiamo in attesa del quarto perché altre minacciose nuvole nere si allargano sulla sua vita.

Cristina Cassar Scalia è originaria di Noto. Medico oftalmologo, vive e lavora a Catania. Sabbia nera (Einaudi 2018 e 2019), il suo primo romanzo con protagonista il vicequestore Vanina Guarrasi, ha conquistato lettori e critici, un successo confermato da La logica della lampara (2019 e 2020). Nel 2020 il terzo romanzo con Vanina Guarrasi, La salita dei Saponari. I diritti di questi libri sono stati venduti all’estero ed è in progetto la realizzazione di una serie tv.

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