Henning Mankell
L’uomo della dinamite
Marsilio Venezia, 2020 (originale 1973)
Traduzione di Alessandra Albertari e Alessandra Scali
Esordio letterario
Recensione di Valerio Calzolaio
Svezia. 1888-1969. Nel giugno 1911 il 23enne Oskar Johansson, alto e muscoloso, occhi azzurri e capelli biondi, lavora già da ormai sette anni come brillatore, è il più giovane nella squadra impegnata alla costruzione della galleria centrale della ferrovia. Un sabato pomeriggio un innesco della dinamite fa cilecca, tocca a lui controllare, la montagna esplode e dilania il suo corpo, l’occhio sinistro, la mano destra, mezzo pene, il rene, la vescica. Lo danno per morto, sospirando di sollievo perché non aveva moglie e figli. Sopravvive. Nessuno allora conosceva Elly, coetanea, capelli castani e occhi verdi. La ritroviamo ancora innamorati insieme a lui su un’isola dell’arcipelago nel maggio 1962, narra lei, un operaio di sinistra militante contro gli sfruttamenti e le discriminazioni.
Ecco l’imperdibile esordio letterario del mitico Henning Mankell (1948-2015), una storia magnifica, L’uomo della dinamite, pubblicato in Italia per la prima volta (con prefazione autorale del 1997).