Francesco Abate
I delitti della Salina
Einaudi Torino, 2020
Noir
Recensione di Valerio Calzolaio
Agosto 1905. Cagliari. Al passaggio di turno dei salinieri, viene trovato un cadavere di ragazzo, un corpo piccolo e sgraziato tra il fango e la sabbia. Clara Cio-Cio-San Maylin Simon, lunghi capelli neri, dalla nascita orfana di madre (origini cinesi) e di padre (marinaio disperso in guerra), cresciuta dal benestante importante nonno Ottavio, bellissima coraggiosa ribelle giornalista (ma il direttore Ugo Fassberger corregge sempre e spesso firma lui i pezzi) all’Unione (il quotidiano dei sardi, quattro dense pagine) viene indotta a indagare. Sono molti i bambini scomparsi, in realtà, morti. Li chiamano piciocus de crobi, facchini del mercato.
In terza varia l’ottimo giornalista e scrittore Francesco Abate (Cagliari, 1964) narra un’avventurosa storia di oltre un secolo fa: le saline e la Tabaccheria, i poteri forti e il porto, muratori e operai, donne e uomini, lavoro giovanile e dinamiche giornalistiche. Rischia di far risaltare troppo l’occhio di oggi, lo stile è raffinato e godibile.