L’enigma della camera 622 – Joël Dicker

Joël Dicker
L’enigma della camera 622
La Nave di Teseo, 2020
Traduzione di Milena Zemira Ciccimarra
Recensione di Patrizia Debicke

Come ogni anno, verso la metà di dicembre il Palace de Verbier, fantasmagorico hotel sulle Alpi svizzere, ospita il “Gran Weekend”, un’irrinunciabile tradizione della Banca Ebezner. Da decenni durante la festa annuale dell’istituto tutti i dipendenti della banca vengono invitati a trascorrere due giorni a Verbier, ospiti del Palace. Durante il giorno possono sciare, passeggiare o giocare a curling, ma il sabato sera è richiesta la partecipazione alla grande cena di gala nella sala da ballo dell’albergo, un momento solenne durante il quale vengono annunciati ufficialmente le promozioni, i passaggi di carica e pensionamenti.
Proprio durante uno dei famosi Gran Weekend, e non uno qualunque, ma quello destinato a segnare il cambio al vertice della banca, un omicidio commesso nella stanza 622 aveva sconvolto il Palace de Verbier, la famosa banca Ebezner e il mondo finanziario svizzero. La polizia, nonostante lunghe e approfondite indagini, non riuscirà individuare e incastrare il colpevole. In tanti, infatti, avevano movente e vantaggio per quella morte, ma ciascuno era blindato da un alibi inossidabile… e quell’omicidio insomma resterà irrisolto.
In seguito il Palace de Verbier, struttura alberghiera di gran fama e di gran lusso, aveva cercato in ogni modo di far dimenticare quella macchia sulla reputazione, arrivando addirittura a eliminare il numero 622 e trasformando la stanza in 621 bis, quasi a volerne cancellare la memoria onde riguadagnare un’anonima normalità.
Tuttavia, quindici anni dopo, un ignaro giovane scrittore che soggiorna al Palace per godersi qualche giorno di pace, non potrà evitare di cadere nelle intriganti e tentatrici spire di quel lontano caso irrisolto, corroborato dal fascino e dall’intelligenza di una bella signora inglese, come lui sola e ospite dell’hotel. Coinvolti insieme dall’avvincente mistero di quella complicata vicenda, cominceranno a risalire nel tempo per indagare su cosa sia veramente successo, e perché, nella stanza 622 del Palace de Verbier.
I tempi sono cambiati e i nostri due scatenati investigatori, oltre a una sconfinata curiosità, avranno a disposizione tecnologie e risorse ben più sofisticate di quante potesse disporre la polizia cantonale di allora.
L’enigma della camera 622 riporta in libreria Joël Dicker, giovane ginevrino autore tra l’altro di “La verità sul caso Harry Quebert”. Visti i precedenti, dovremmo catalogare lo scrittore svizzero come uno scrittore di gialli sui generis, e cioè qualcuno che a suo modo riesce a concepire e sbrogliare complessi misteri. Bisogna dire che non svolazza nell’ignoto, anzi: quando comincia a scrivere adotta con disinvoltura tutti i cliché del genere.
Tanto per cominciare, serve ai lettori fin dalle prime pagine un delitto abietto e apparentemente inspiegabile, nonostante le indagini siano state condotte in modo inappuntabile dalla polizia. E tuttavia ci sarebbe il modo di mettere all’angolo il possibile colpevole, magari in virtù dell’investigatore di turno. Quindi, dopo avere individuato il movente, dovrebbe seguire la punizione del colpevole. E invece no, Joël Dicker segue un’altra strada, sgarra. Sfiora il giallo puro dilungandosi su un delitto irrisolto, poi si lascia tentare da una lunga e sofferta storia d’amore, introduce misteriosi eventi senza spiegazione, poi vira su Servizi segreti, insospettabili agenti sotto copertura, intrighi politici e diplomatici; il mondo della grande finanza e della supremazia mondiale operata dalle banche svizzere, i faraonici giochi di potere che gravitano attorno alle grandi fortune, delitti e segreti, persone di mondo e sporchi e infrequentabili personaggi.
Potrebbe essere un noir ? Macchè! La trama è densa di episodi che, pur svolgendosi su differenti piani temporali, si legano perfettamente. Ci sono azioni che provocano meraviglie e perché, ricordi che spiegano, il gustoso presente dell’indagine dilettantesca nata per gioco che deve bilanciarsi con la realtà del passato. Con segreti, mancanze, menzogne e raggiri. Tante carte in tavola per scatenare l’immaginazione.
Niente intrecci logici classici alla Agatha Christie né noir alla franco-italiana o hard boiled all’americana. Nossignori, Joël Dicker infila nei suoi libri un po’ di tutto, anche se stesso e scrive, mi pare soprattutto, piacevolmente per divertire e divertirsi.

Joël Dicker è nato a Ginevra nel 1985. Ha pubblicato La verità sul caso Harry Quebert (2013), Gli ultimi giorni dei nostri padri (2015), Il libro dei Baltimore (2016) e La scomparsa di Stephanie Mailer (2018). Ha ricevuto il Prix des écrivains genevois nel 2010, il Grand Prix du roman de l’Académie Française 2012 e il Prix Goncourt des lycéens 2012.

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