Enrico Vanzina
Una giornata di nebbia a Milano
HarperCollins, 2021
Recensione di Patrizia Debicke
Dopo averci fatto rivivere fasti e follie di un’epoca con La sera a Roma, Enrico Vanzina cambia bersaglio. Con la sua enciclopedica, soave e sempre gradevolissima cultura si trasferisce a Milano per immergerci nella sua essenza e attualità. Milano è l’altra capitale italiana, la cosiddetta Milano da bere. Appellativo che ben le si addice, visto che forse nessuna altra città conta la smisurata profusione di locali e localetti da happy hour della metropoli lombarda. La città da bere è il covo di Giorgio Finnekens, pseudonimo sotto il quale l’autore ha celato lo spirito, l’anima e la memoria dell’indimenticabile amico Andrea Pinketts, l’intelligente ed estroverso scrittore che viveva spostandosi da un locale all’altro tra idee, libri audaci e di talento, un godurioso carosello di fidanzate e qualche (tanti?) bicchiere di troppo.
Ma Pinketts-Finnekens è solo la “spalla”. L’eroe (o antiereoe, scegliete voi) di Una giornata di nebbia a Milano è Luca Rastelli. Ha trentasei anni (un ragazzo, di questi tempi), fa il giornalista, lavora nella pagina di “Cultura” (sissignori, esiste ancora) del vecchio quotidiano milanese della tradizione, e udite, udite il suo compito è recensire i libri (per cui applauso, sappiamo cosa vuol dire).
Luca non ha problemi economici. Figlio unico, è nato in un’agiata famiglia borghese di Milano, amante della cultura e della letteratura, con un padre pianista e concertista rinomato e una madre stimata docente di letteratura all’Università. Sarà anche per questo che, pregno di riferimenti letterari e cinematografici, Luca si barcamena ancora tra incertezze e un po’ di arrogante disprezzo del quotidiano ambiente fannullone e arrivista della sua vita?
Quando, in una giornata di nebbia fitta e vera, di quelle che sembrano non esistere più, in redazione arriva la notizia che un uomo è stato ucciso in Corso Vercelli, la redazione non reagisce. Tutti fermi, persino i colleghi preposti alla cronaca nera. Per cui Luca Restelli, che è un appassionato cultore di gialli, decide di darsi una mossa e farsi avanti. Arrivato in Corso Vercelli scoprirà però che l’uomo ucciso con tre colpi di pistola alla testa è Giovanni Restelli, suo padre. E sarà ancora più sconvolto e turbato dalle dichiarazioni di un’infermiera che riconoscerà in sua madre la donna che gli ha sparato. Ma come è possibile? Luca è sicuro che i suoi genitori, ancora giovani (67 anni lui e 60 lei) si amino! Sì, li ha un po’ persi di vista ultimamente, da anni ormai vive da solo, ma non sa immaginare o spiegarsi cosa possa essere successo.
E tuttavia, sebbene non ci sia nessun’altra prova certa di colpevolezza (per esempio il guanto di paraffina è negativo: ma l’assassina potrebbe aver usato dei guanti poi buttati via) e manchi un minimo plausibile movente, la testimonianza dell’infermiera viene considerata valida. La madre di Luca viene arrestata e senza nemmeno la possibilità di ottenere i domiciliari. Potrebbe essere emotivamente instabile, aver agito in preda a un raptus e quindi un potenziale pericolo per la società.
Luca, anche se ha completa fiducia nel suo avvocato, vecchio e affezionatissimo amico di famiglia al quale affida la tutela legale della madre, non riesce a stare con le mani in mano. Tra le poche carte a sua disposizione pesca un jolly e ottiene l’aiuto dell’amico scrittore Finnekens, che considera “il Fenomeno”, uno dei migliori che abbia mai recensito. Il comune amore per la letteratura, che siano gialli, romanzi o grandi classici, li aiuterà nelle ricerche permettendo loro di costruire svariati castelli di ipotesi su quanto possa essere successo. Luca sarà più ancorato ai fatti e alle inattese rivelazioni che emergeranno dalla vita dei suoi genitori, Finnekens invece, girovagando tra i suoi locali preferiti e gustose puntate culinarie domestiche, navigherà a vista. Poi, pian piano, pur lasciandosi guidare dagli spunti di tanti libri, compirà approfondimenti minuziosi e creativi e i suoi ragionamenti offriranno un notevole contributo alle indagini.
Il romanzo prosegue in un gioco a incastro molto “giallo” e un continuo succedersi di colpi di scena. Luca è costretto a ridimensionare la visione lineare che aveva dei genitori. I tanti piccoli segreti che scopre con le indagini sembrano disegnare una realtà diversa, tanto che a un certo punto lui stesso dubita di sua madre. Ma Finnekens si riprende la scena con prepotenza, pronto a offrire come un prestigiatore una soluzione, o una delle soluzioni, perché spesso la letteratura sa apparire persino più vera della realtà.
Una giornata di nebbia a Milano, con la sua allure di giallo tradizionale, è un libro colto, pieno non solo di riferimenti letterari ma anche cinematografici. Con il suo presente che tra dieci minuti sarà già vecchio e domani sarà diventato passato, il romanzo si libra sul sottile confine tra verità, fantasia e continui richiami culturali per regalarci un viaggio in territori sconosciuti, senza dimenticare un giusto tocco di umorismo. E, come l’autore, voglio rifarmi a Proust per aggiungere che ogni lettore, quando legge, legge se stesso.
Enrico Vanzina, figlio del grande regista Steno, ha firmato, insieme al fratello Carlo, alcuni dei più grandi successi al botteghino italiano. Ha vinto il Nastro d’argento, la Grolla d’oro, il Premio De Sica e il Premio Flaiano. Tra i suoi libri La sera a Roma (Mondadori, 2018), Mio fratello Carlo (HarperCollins, 2019).
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