Giulio Castelli
La battaglia del Leone di Venezia
Newton Compton, 2021
Recensione di Patrizia Debicke
La battaglia del Leone di Venezia è un romanzo di ambientazione storica sul palcoscenico della guerra di Candia, il quinto drammatico conflitto turco-veneziano. Una guerra crudele e sanguinosa che durò ben ventiquattro anni, dal 1645 al 1669, in pratica una generazione per quei tempi. Una guerra che vide grandi mutamenti politici e sociali in stati alleati della Serenissima e il continuo caos e stravolgimento governativo nell’Impero turco. Una guerra catastrofica dal punto di vista economico per i tanti civili, costretti ad abbandonare ogni loro avere e alla fame, e che alla fine provocò tra le due parti che si battevano ben più di duecentomila morti.
L’impegno della Serenissima per resistere alla proditoria invasione dell’isola di Creta fu grandioso: Venezia impiegò le migliori risorse a disposizione di uomini e navi. Ma sbagliò troppo spesso i tempi e le valutazioni. Indugiò per avarizia, non sfruttando le grandi occasioni di vittoria che si presentavano, e in quello che forse era il momento decisivo non azzardò l’ulteriore sforzo che probabilmente avrebbe capovolto l’esito finale. Come unica giustificazione per questa fatale debolezza bisogna ricordare che il regno di Creta era a più di duemila chilometri dalla laguna e la base avanzata di Zante si trovava a quattrocento chilometri. Costantinopoli invece era a soli novecento chilometri da Creta e i suoi porti fortificati della Morea, l’attuale Peloponneso, a poco più di cento. Ci fu anche un secondario teatro di guerra, nell’immediato retroterra della Dalmazia, dove la Bosnia anche allora musulmana distava pochi chilometri dalle città veneziane dell’Adriatico.
Tutte le grandi famiglie, i nobili, offrirono i figli alla patria, la loro bravura e il loro coraggio li portarono a battersi come leoni di Venezia quali si dimostrarono. Ma i numeri non potevano bastare a coprire ogni situazione e si rivelarono insufficienti a contrastare le sconfinate risorse umane ed economiche della Mezzaluna. La Serenissima si avvalse dell’appoggio di vari alleati tra i quali alcuni Stati italiani, della costante ambiguità pro domo sua dei Cavalieri di Malta e di qualche sporadico contingente papale. Un mondo lontano eppure, con tutte le sue inquietudini, così pericolosamente vicino… che rispecchiava l’ambientazione internazionale di un’Europa semi distrutta e a stento reduce da una guerra di trent’anni. Un aiuto occasionale, poco consistente, che troppo spesso venne a mancare in momenti in cui sarebbe stato indispensabile, a tratti si rivelò addirittura negativo.
Durante le ultime conclusive fasi di questo drammatico conflitto per la libertà di commerci e navigazione nel Mediterraneo dell’Est, Venezia ebbe a rinforzo solo alcune migliaia di volontari francesi.
Gli ottomani invece, pur governati dalle continue stragi a corte, provocate dalle tragiche giravolte politiche che mantennero per anni come Sultano sul trono di Costantinopoli un bambino, poterono sempre contare su orde di merce umana di ricambio e sull’aiuto delle flotte dei corsari barbareschi. Pirati che dalle coste del Nord Africa scorrazzavano in lungo e in largo, predando senza paura e senza pietà paesi delle coste e navi di passaggio.
E tuttavia la guerra di Candia, con gli ottomani per tante volte vicini a una drammatica sconfitta, vide la loro vittoria quasi per caso. La sfortuna e la disgrazia infatti eliminarono i veneziani migliori mentre erano a un passo della vittoria. Ma sia per l’impero del sultano, sia per la repubblica del doge, che ormai aveva consolidato i possedimenti su terra allargando la sua influenza come stato sovrano, questa guerra, con il suo enorme dispendio economico e il mostruoso tributo di sangue, rappresentò l’inizio del declino.
Inquadrati fatti e storia, torniamo al libro. La battaglia del Leone di Venezia, con gli avvenimenti storici e gli eventi bellici fedelmente appoggiati a testi, documenti e ricostruzioni letterarie e con la flotta veneta come principale protagonista, si rivela un romanzo denso, polposo che avrebbe retto bene il passo anche suddiviso in due o tre parti.
Filo conduttore della trama, che a mio vedere gode anche degli accesi toni del feuilleton anglo/francese e dei tanti ricordi di salgariane memorie, è il giovane nobile veneto Marco Civran, unico figlio del tardivo matrimonio di Alvise Civran, ricco mercante veneziano sempre per mare per seguire e implementare i suoi redditizi commerci. Marco è destinato a diventare suo erede, ma per ora si gode la giovinezza. Ha appena diciotto anni, si trova sull’isola di Chio, crede di essere innamorato di Thea, sorella di un amico greco, e vorrebbe corteggiarla… Può cominciare a provarci quando Thea si imbarca per Creta, dove è attesa da una zia, perché anche Marco e suo padre saranno a bordo della stessa nave, una grossa e robusta maona a tre alberi in grado di compiere in quattro giorni la traversata fino alla città della Canea.
Ma i suoi piani vengono guastati quando la nave sarà testimone di una cruenta battaglia nel mare Egeo tra le galee cristiane dei Cavalieri di Malta e una piccola flotta ottomana, che verrà sopraffatta. Marco Civran non può certo immaginare che quel primo sanguinoso scontro navale, del quale per fortuna è stato solo spettatore, sarà solo un presagio delle future imprese che lo attendono. Sbarcati finalmente a Creta senza aver trovato il modo e il coraggio di dichiarare i suoi sentimenti a Thea, dovrà ben presto ripartire per Venezia. Gli affari e gli interessi di Alvise Civran richiedono la sua presenza e lui vuole approfittare del soggiorno nella Repubblica per passare al figlio parte delle redini delle proprietà ma la sua morte, a seguito di un proditorio agguato di un subdolo assassino, costringerà Marco a assumere tutti i suoi compiti, prendere il suo posto e ripartire per Candia. Ma la situazione sta evolvendo pericolosamente a sud est del Mediterraneo. Gli ottomani arriveranno a minacciare i possedimenti della Serenissima, mettendo a repentaglio tutto ciò che Marco possiede e ha di più caro… Il suo destino è ineluttabilmente segnato. La sua vita e l’intero suo mondo stanno per cambiare. E niente purtroppo potrà mai più essere come prima…
Una trama che fa da filo conduttore e offre straordinario impulso a un romanzo che sa raccontare la storia. Un romanzo che riesce a offrire una corretta e calibrata ricostruzione di quello che fu il terribile e sanguinoso conflitto veneziano turco per Candia.
Ci tengo a ringraziare l’autore per le piante dei luoghi dove si svolgono i fatti e le diverse battaglie, molto utili ed esplicative, e per l’ottimo Glossario per districarsi nella terminologia poco nota che ricorre frequentemente nelle pagine
Giulio Castelli, narratore, saggista e giornalista professionista, è studioso di storia tardo-antica e medievale. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo il romanzo Il fascistibile, il pamphlet Il Leviatano negligente. Potere e inefficienza in Italia e Il Piccolo dizionario 2005. Con la Newton Compton ha pubblicato Imperator, Gli ultimi fuochi dell’impero romano, 476 A.D. L’ultimo imperatore, Il diario segreto di Marco Aurelio.
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