Ferdinando Pastori
Euthanasia
Border Fiction, 2021
Recensione di Patrizia Debicke
Ambienti adulti di luci artificiali per un romanzo di difficile catalogazione (a metà strada fra il noir, il thriller e l’erotico) che a prima vista richiama il binomio eros-thanatos, ma in realtà parla di una tragica scelta esistenziale e di un’agghiacciante storia d’amore che non si pone freni. Una storia in cui trovano spazio il più perverso piacere portato sadicamente all’eccesso, ricercato e poi trovato attraverso l’esperienza del dolore fisico, e altre egoistiche, eccessive e inimmaginabili forme d’amore malato. Il protagonista, Fabrizio, la trentina passata, solitario, psicologicamente autolesionista, è l’unico sopravvissuto al brutto incidente, forse provocato dall’abbacinante luce solare all’uscita della galleria sull’autostrada del mare, che ha ucciso i suoi genitori e segnato lui. Figlio unico, Fabrizio era cresciuto con loro in Giappone, dove era stato educato. Al ritorno in Italia c’era stata una nuova vita, poi purtroppo la progressiva incurabile malattia paterna, la parziale astrazione della madre (che per lui resterà sempre la signora delle camelie), l’incidente mortale e la totale svolta data alla sua vita. Dopo mesi di ospedale e riabilitazione, rifiuta ogni legame con il passato. Affittata la splendida casa milanese dei genitori a un manager internazionale, sceglie un cambio radicale e va a vivere in un elegante loft open space, ricavato dal seminterrato di un bel palazzo liberty di Porta Romana. Le finestre dai vetri sigillati regalano una rilassante semi oscurità. Fabrizio, che ormai si veste sempre di nero, non sopporta più la luce sfavillante del giorno. Quella è la sua tana, dove ogni volta che apre la porta trova i quattro enormi televisori accessi sincronizzati giorno e notte su MTV. Unico coinquilino il pappagallo Basquiat, un “conuro del sole” che vive e parla poco nella sua grande voliera artistica. Ai bisogni primari e alle pulizie di umani e animali provvede una colf sudamericana. Plurilingue, Fabrizio arrotonda le sue rendite come traduttore di manga (nome dei fumetti giapponesi i cui protagonisti hanno tratti somatici decisamente europei), specializzato in manga hentai dal contenuto erotico. In Giappone i manga sono da sempre un genere letterario rivolto a tutte le età e a ogni tipologia di persone e rappresentano circa il 50% di tutti i libri venduti. Sono un vero e proprio fenomeno culturale di grande pregio, tanto che esistono moltissimi negozi dedicati ai personaggi più famosi. I manga hentai, fumetti erotici, hanno un folto pubblico di estimatori anche in occidente. Tra i pochi amici che Fabrizio frequenta c’è Marcel, il vecchio e saggio asceta francese con il quale scommette a dadi ma che l’accusa di aver bisogno di essere sempre al centro dell’attenzione e Filippo, suo coetaneo, fotografo di successo specializzato in fotografie porno soft che lo trascina nelle sue uscite trendy, nei locali cittadini frequentati da un eterogeneo miscuglio di clientela. Locali estremi come quello dallo strano nome Euthanasia, frequentato da drag queens, dove si aggirano pallide crisalidi vestite da suore che ostentano croci ma hanno occhi provocanti, munite di lunghe zip posteriori e armate di frustini da cavallerizze, pronte a far schioccare sopra le teste lunghe fruste da postiglioni. Ma poi spunta lei, Alissa, torbida e speciale sirena incantatrice pronta a indurre Fabrizio a un gioco folle e perverso. Subdola, insinuante, gli sibila tentatrice “…Cosa faresti per me? Arriveresti a uccidere?” O peggio a morire…Per spegnere il dolore solo con il piacere. Possibile che Fabrizio sia caduto in una perfida e perfetta trappola dei sensi? Avrebbe imparato ad apprezzare il gusto del male. Ad assaggiare il sapore del pericolo e quello rosso, intenso, della trasgressione. E poi, oltre a quello fisico, persino l’orgasmo mentale, una violenta esplosione adrenalinica di tutti i sensi. Possibile che le peggiori ferite della carne siano in grado di guarire quelle che hanno marchiato la mente e il cuore, quelle che lacerando profondamente coinvolgono solo nel male. Si può convivere con il dolore e con la perdita, ma non se sei stato tu a provocarli. Si può arrivare a cancellare il dolore dell’anima? Può un dolore arrivare ad annullarne un altro, o la sofferenza rischia di diventare un’ingiusta panacea e fare solo male?
Questo è il vero significato di Euthanasia, che arriva alla verità attraverso le peggiori perversioni del sadomasochismo e di un sesso malato che non può in alcun modo offrire una via d’uscita. Non un libro sul sesso, ma un libro in cui il dolore e la sofferenza fisica sono visti come una folle e tragica soluzione.
Ferdinando Pastori è nato a Galliate (NO) nel 1968. Vive e lavora a Milano. Appassionato di letteratura americana, soprattutto del minimalismo di Carver e della corrente post-minimalista di B. E. Ellis, Jay McInerney e Leavitt, predilige la struttura narrativa del racconto per l’intensità, la tensione e le emozioni che si possono condensare in un breve testo. Scrive dal 2003 e con Edizioni Clandestine ha pubblicato Euthanasia, Vanishing Point, No Way Out e Piccole storie di nessuno. Nel 2004 si aggiudica il premio “Roma Noir. Autori, editori, testi di un genere metropolitano” con il racconto “Mantis (come una…)”. Attualmente collabora con il network d’arte indipendente Karpòs. Per maggiori informazioni: http://www.ferdinandopastori.com
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