Lorenza Ghinelli
Bunny Boy
Marsilio, 2021
Recensione di Patrizia Debicke
Lorenza Ghinelli torna a indagare il mondo dell’infanzia. Quel mondo che dovrebbe essere protetto, difeso, circondato d’affetto e invece è troppo spesso condannato al disinteresse o peggio a indicibile sopraffazione.
Mondo al quale ci avvicineremo di nuovo attraverso la bambina protagonista del libro precedente, Tracce del silenzio. Nina è sorda a causa di un incidente stradale e vive il suo handicap con grande maturità, accettandolo e impegnandosi per conviverci. Il mondo e le persone che ama hanno una voce grazie alla tecnologia, che le ha regalato un impianto cocleare attraverso il quale può ancora udire suoni e rumori. Il problema nasce quando deve separarsene! Tutto diventa ovattato e sembra scomparire mentre Nina viene inghiottita da insicurezza e angoscia, il mondo diventa ostile e pieno di male, perversione e insostenibile solitudine. Tutte le sue certezze svaniscono in un informe groviglio di silenzio e di paura, ma sono proprio quelle particolari condizioni che consentono a lei, dotata di straordinaria sensibilità, di percepire, intuire ciò che gli altri non sentono. Una imperscrutabile capacità non umana che prevarica il reale.
Dicembre 2018. La testa di un uomo a cui sono stati asportati gli occhi viene scoperta con orrore da un operatore ecologico, deposta in un sacco di plastica mischiato a un mucchio di altri ai piedi di un cassonetto. Il resto del corpo, mutilato anche del cuore e delle mani, verrà ritrovato il giorno dopo dall’inquilino del pianterreno di un condominio, messo in allerta dal fetore, in avanzato stato di decomposizione dentro un pozzetto riservato alla decantazione delle acque nere.
La mattina dopo, sono passati sei mesi dalla conclusione delle tragiche vicende di Tracce dal silenzio, l’undicenne Nina, dopo una nottata segnata da insonnia dovuta a orrendi incubi premonitori, viene obbligata dai genitori a tornare in psicoterapia.
La sua istintiva reazione è di rifiuto perché, da quando è diventata sorda, vive una vita da vecchia, quasi insopportabile, fatta di medici, controlli e quegli ossessivi, incontrollabili spaventi.
Come in Tracce dal silenzio tutto scaturirà di nuovo da lei e da quel suo scomodo e indesiderato dono. Le visioni che Nina ha registrato mentalmente la notte prima, mentre era priva della protezione dell’audioprocessore, puntualmente si avverano una dopo l’altra. Nina ha dalla sua parte il timido e introverso fratello diciassettenne Alfredo e Nur e Rasha, due ragazze afghane più grandi di quasi due anni e compagne di classe di Alfredo. Insieme a loro tre, Nina si troverà proiettata in un’avventura in cui certa infanzia può dimostrarsi peggio di un carnefice. Avventura che li porterà a confrontarsi le infinite sfaccettature del male.
Nina scoprirà di essere forse l’unica in grado di fermare l’assassino perché, quando si abbandona al silenzio in cui è relegata dalla sua sordità, i suoni e le visioni che la infestano appartengono a un passato di disperazione, a un pozzo nero che non le appartiene ma che forse vorrebbe farsi riconoscere. Mentre il killer, una ex vittima martoriata che le sevizie hanno trasformato in un disumano vendicatore chiamato Bunny Boy, continua a uccidere, Nina pian piano si rende conto di essere coinvolta, in qualche modo connessa a lui, e soprattutto di essere la sola in grado di poterlo fermare.
Perché anche chi è schiavo della sua alienazione dovrà comunque riuscire a far sentire al mondo la propria voce.
Lorenza Ghinelli ci propone, con questo nuovo particolare romanzo, intriso di un insondabile mistero che attanaglia lo stomaco, una favola maledetta che ci costringe a sviscerare le profonde ragioni psicologiche di certa follia. E se questa follia all’inizio potrebbe apparire insensata e crudele, in seguito possiamo persino riuscire a provare una qualche forma di comprensione nello scoprire quanto il male sofferto da Bunny Boy, allora vittima indifesa della peggiore crudeltà umana, l’abbia plagiato al punto di far nascere e sviluppare in lui una gelida e mostruosa disumanità.
Lorenza Ghinelli ha scritto Il Divoratore (venduto in sette paesi), La colpa (finalista al premio Strega), Con i tuoi occhi, Sogni di sangue, Almeno il cane è un tipo a posto (vincitore del premio Minerva), Anche gli alberi bruciano e Tracce dal silenzio (Marsilio 2019, finalista al premio Scerbanenco). È stata soggettista e sceneggiatrice per la televisione e da anni collabora con la Scuola Holden come docente e tutor. Vive a Rimini.
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