Giuseppe Di Clemente e Marco Capocasa
Elbrus
Armando Curcio Roma, 2020
Romanzo
Recensione di Valerio Calzolaio
Tallinin. A.D. 2155. Andrus Sokolov è sul cornicione di un tetto, confuso, in procinto di buttarsi. Viene colpito da un proiettile sedante, cade ma è salvato da un campo magnetico e ricoverato nel reparto neuropsichiatrico. Prima di perdere l’equilibrio mormora “La Dama l’ha detto al viaggiatore” e la frase ascoltata nel notiziario sconvolge l’affabile timido Lubomir Karu che lavora per Drama, software house che produce videogiochi in Realtà Virtuale. La Dama fa parte anche dei suoi sogni. Il mondo è diverso, la temperatura media è aumentata di sei gradi Celsius in 150 anni, si sopravvive a stento al nord, l’intelligenza artificiale controlla molto.
Elbrus è il primo bel romanzo avventuroso di scientifica distopia di Giuseppe Di Clemente (Roma, 1976), scrittore economista astronomo, e Marco Capocasa (Roma, 1974), antropologo molecolare, narrato in terza, ottimamente incentrato sui nessi cambiamenti climatici – migrazioni, oltre che sui progressi della genetica e della genomica umana.