Alessandro Reali
Il giallo della valigia di Piazzale Lodi
Fratelli Frilli Editori, 2021
Recensione di Patrizia Debicke
Seconda apparizione sulle scene milanesi per la penna di Alessandro Reali, il creatore del duo pavese di investigatori Sanbuco e Dell’Oro, e del suo nuovo personaggio, il commissario Caronte, al quale l’autore continua a negare con sadica pervicacia il nome proprio.
Caronte ha tratti fisici che paiono tagliati con l’accetta e ostenta un look che ricorda Jean Gabin (indimenticabile “duro” del cinema francese). Uomo tutto d’un pezzo sul lavoro, conosciuto in questura per il carattere brusco ma imparziale, Caronte, originario della Lomellina a cui lo legano ancora nostalgici ricordi d’infanzia, non rappresenta certo il classico poliziotto italiano dei primi anni Sessanta, soprattutto per lo stile di vita. Nel tempo libero infatti Caronte, oltre alla calda e affettuosa amicizia con una bella donna, colta, attraente, perfetta per ammorbidire e convivere con le sue abitudini da orso, ama ascoltare la lirica (i suoi compositori preferiti sono Puccini e Verdi), legge con piacere romanzi classici e di avventura e libri di storia italiana. E poi, decisamente fuori dalle righe per un funzionario di polizia, ama giocare a biliardo, gira per cabaret e soprattutto frequenta le celebri osterie sul Naviglio. Privilegia quella del Tenaglia, alla Ripa di Porta Ticinese, dove si mangiano i piatti della classica cucina milanese, si beve bene e si possono ascoltare le canzoni della Mala fino a notte fonda e spesso incontrare personaggi di spicco del giro artistico e letterario della città. Alla sua tavola siedono spesso i suoi amici giornalisti: Beppe che lavora per “La Gazzetta dello Sport”, un gourmet a cui piace far tardi, patito del Milan di Rocco e di Rivera, e Rommel, cronista di nera per “Il Corsera”, playboy, cultore di jazz, elegante, ma sempre senza un soldo.
Sul lavoro poi Caronte si muove alla sua maniera, da cane sciolto, coriaceo, tenace, affrontando gli ostacoli sulla sua strada con puntualità e determinazione.
Siamo a fine giugno del 1965 e in via Fatebenefratelli, mentre il caldo spinge i ventilatori al massimo, il vicequestore Santagata gli appioppa un caso da prendere con le molle: la scomparsa di una bella ragazza milanese diciannovenne, sveglia e piena di vita, Ersilia Mercandelli. La ragazza è orfana di padre, che gestiva il Bar Lux ed è stato ucciso due anni prima durante una rapina, ma ha ancora la madre e una sorella più grande di quattro anni. Caronte dovrebbe sentire la famiglia e predisporre le ricerche e le indagini ad ampio spettro ma con particolare discrezione e cautela perché la ragazza, scomparsa da due giorni, è una lontana cugina del prefetto.
Ersilia pare dissolta nel nulla. Dopo avere sentito la madre, la sorella e il fidanzato di quest’ultima, Caronte, spalleggiato per fortuna dall’esperto ispettore Perotti, con il suo carico di problemi familiari, perennemente stanco e malazzato, dall’aspetto una specie di Humphrey Bogart nel film Casablanca, comincia a raccogliere notizie e testimonianze presso gli amici di Ersilia. Da questi, che non vedevano la ragazza da giorni, scoprirà che la ragazza ha liquidato da poco Mario Sassi, un bel ragazzo di buona famiglia ma fervente simpatizzante della sinistra più battagliera, probabilmente per un nuovo misterioso amore. Mario Sassi, figlio di una importante firma del Corriere della Sera schierata a destra e di una ex famosa attrice, dichiara anche lui di ignorare dove possa essere Ersilia e di averla solo incontrata pochi giorni prima, per caso.
Secondo Caronte il ragazzo dovrebbe o vorrebbe dire altro, ma tace.
Pochi giorni prima, il concerto dei Beatles al Vigorelli, destinato a entrare nella leggenda, ha fatto registrare uno stratosferico pienone, arroventando l’atmosfera di fermento che si respira a Milano. Soprattutto tra i giovani studenti di sinistra, illusi ma idealisti e sempre più in contrasto con le regole di una società che considerano superata, impegnati politicamente, attenti a quello che avviene nel mondo e per principio schierati contro ogni autorità.
Insomma siamo in un momento storico-politico carico di tensioni rivoluzionarie, in un mondo avviato a subire dure tensioni sociali e politiche e in cui si intravedono già le premesse di quella che sarà la rivoluzione giovanile del ‘68.
Anche per questo, quando la ragazza verrà ritrovato strangolata e seminuda nel canale nei pressi di Chiaravalle, Caronte non solo dovrà confrontarsi con un’indagine preposta a fargli scoprire segreti di un passato drammatico che sembravano sepolti per sempre, ma anche porsi in contrasto con le formali e retoriche consuetudini dell’epoca, con la mentalità vigliacca e i bastoni tra le ruote posti dai suoi stessi superiori tra i quali regna, a pesante eredità del fascismo, il signorsì generalizzato.
Ma la soluzione del caso sarà dovuta all’ascolto, durante una piacevole cena milanese con comuni amici a base di risotto e ossobuco, di un aneddoto che risale al 1963, a due anni prima, legato al contenuto di una valigia. Una valigia di cuoio, in buone condizione, piena di carte e indumenti, finita tra la roba offerta in beneficenza alla Casa d’Accoglienza di Corso Lodi, e acquistata in blocco da un piccolo antiquario.
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