Franco Forte e Vincenzo Vizzini
L’uranio di Mussolini
Mondadori, collana Omnibus, 2021
Recensione e intervista di Roberto Mistretta
Esce domani 6 luglio per i tipi Mondadori, nella prestigiosa collana Omnibus, L’uranio di Mussolini un giallo storico scritto a quattro mani dal milanese Franco Forte, editor Giallo Mondadori, e dal ragusano Vincenzo Vizzini, direttore della scuola di scrittura creativa Lettera 32.
Ambientato nella Sicilia del Ventennio, esattamente nell’afoso luglio del 1934, il romanzo mette a confronto due mondi, quello dinamico e innovativo del nord e quello indolente e arcaico del sud, interfacciando le differenze nella personalità dei due protagonisti: Vincenzo Ibla, commissario della questura di Ragusa, e Franco Durante, funzionario della Propaganda del Partito, ma in realtà appartiene alla sezione “Penetrazione”, la cui specialità sono le missioni in incognito e sotto copertura.
Durante e Ibla, seppure in tempi diversi, hanno conosciuto Vittorio Borgia, membro della Milizia volontaria in Sicilia ma in realtà incaricato da Mussolini in persona di individuare la zona migliore dove costruire l’aeroporto da cui far decollare i bombardieri per spianare la strada alle forze di terra per la conquista della striscia di Aozou. Si tratta dell’Operazione Ausonia. Enrico Fermi ha promesso a Mussolini una bomba potentissima, ma per svilupparla ha bisogno di uranio. Il Duce vuole estrarlo dal Ciad, un protettorato della Francia al confine con la Libia, dopo averlo conquistato con la campagna d’Africa. Ma anche gli inglesi e altre potenze straniere sono interessati all’uranio, e dunque bisogna muoversi incognito. Vittorio Borgia viene rinvenuto cadavere il 14 luglio 1934. Forse i servizi segreti francesi o inglesi stanno cercando di sabotare l’Operazione Ausonia.
Franco Durante viene quindi spedito in Italia con un volo segreto condotto da Italo Balbo, ufficialmente per affiancare il commissario Ibla nelle indagini, in realtà per scoprire cosa si nasconde dietro l’assassinio di Borgia. L’arrivo in Sicilia del lombardo darà vita a degli scontri epici tra i due protagonisti che dovranno annusarsi, azzannarsi e infine supportarsi per venire a capo del complotto che lascerà una lunga scia di morti ammazzati. Gustosissime le parti in dialetto che danno più veridicità all’ambientazione mentre ad arricchire la trama, e a renderla più sapida, intervengono tanti personaggi secondari. Indimenticabili le donne tratteggiate nel romanzo e i piatti della rinomata cucina sicula. Un romanzone a tutto tondo in grado di soddisfare diversi palati.
Per altro i due autori si sono divertiti a dare i loro nomi (e non solo) ai rispettivi protagonisti.
Roberto Mistretta li ha intervistati.
RM – L’idea di dare ai due protagonisti i vostri nomi di battesimo, Franco Durante e Vincenzo Ibla, per chi vi conosce personalmente, rende ancora più coinvolgente impersonarsi in loro. È successo anche a voi coi vostri personaggi?
Franco Forte – In realtà non credo che Franco e Vincenzo (del libro) ci assomiglino molto, anzi. Sono uomini di un’altra epoca, immersi in mondi e situazioni completamente diversi da quelli che viviamo noi oggi. Però il giochino è stato divertente e ci ha dato la possibilità di rendere al meglio il concetto della scrittura a quattro mani, portando ai lettori non un solo protagonista bensì due, che si scontrano, sovrappongono, integrano, abbracciano. E questo, a mio avviso, dovrebbe contribuire a renderli più vivi, anche per chi non conosce personalmente i due autori.
RM – Il commissario Ibla mal sopporta l’irruenza lombarda e l’investigazione scientifica di Franco Durante, funzionario della Propaganda del Partito, co-protagonista del romanzo, che porta il nome (e non solo) dell’altro autore. Solo suggestione letteraria?
Vincenzo Vizzini – Con Franco abbiamo deciso di giocare proprio su questo: due mondi che si trovano, loro malgrado, in rotta di collisione. In fondo non raccontiamo niente di nuovo, anzi se guardi bene a quello che è ancora oggi il divario tecnico-economico attuale, non è che sia molta diverso.
RM – Quanto di voi come autori avete trasferito nei continui battibecchi tra i due protagonisti che inizialmente non si fidavano l’uno dell’altro e si annusavano come cani guardinghi davanti all’osso?
Franco Forte – Ciascuno ha dato un po’ del suo, ma come sempre quando si scrive narrativa si cerca di andare oltre le proprie caratteristiche e peculiarità, per arricchire i personaggi di caratteristiche che possano renderli interessanti ai lettori (il che magari non si può dire per i loro autori…). Però di sicuro un po’ di Franco Forte c’è, in Franco Durante, e un po’ di Vincenzo Vizzini c’è, in Vincenzo Ibla.
RM – Di’ la verità, quanto ti sei divertito come autore a riversare tutta la tua sicilianità e la parlata dialettale nel co-protagonista, Vincenzo Ibla, commissario della questura di Ragusa, a cui hai dato anche il tuo nome?
Vincenzo Vizzini – Usare i nostri nomi per i co-protagonisti non è solo un vezzo che ci siamo concessi, ma il renderci conto che in quei personaggi c’è molto di noi. Lo sgomento che prova Durante di fronte alla caponatina di Rosetta è lo stesso che ho visto negli occhi di Franco la prima volta che l’ha gustata a casa mia. Così come la ritrosia di Ibla nei confronti del forestiero iperattivo che viene dal continente è molto vicina a quella che ho vissuto quando ho incontrato Franco per la prima volta.
RM – Franco Durante porta nella Sicilia, agreste e tecnologicamente arretrata, della collinare Ragusa le moderne innovazioni investigative, dalla rilevazione delle impronte alle foto scattate sul luogo del delitto, alle teorie di Lombroso. Quanto vi ha impegnato lo studio del contesto storico e delle procedure d’inchiesta in uso nel ventennio per rendere così coerente e credibile la vostra storia?
Franco Forte – Questa è stata la parte più complicata, per quanto molto affascinante. Ho scoperto cose che non immaginavo (come per esempio l’invenzione del telefono mobile, antesignano del cellulare, da parte di un ingegnere del tempo, che era riuscito a trovare il modo per telefonare da automobili in movimento… anche se poi quel progetto è sfumato nel nulla), mentre altre che conoscevo le ho approfondite fino a capire che potevano fare da spunto per interessanti meccanismi narrativi, come per esempio la promessa fatta da Enrico Fermi a Mussolini di dargli la bomba atomica, se… Be’, questo lo spieghiamo nel libro!
RM – Accanto ai personaggi di fantasia agiscono personaggi storici realmente esistiti, da Mussolini a Italo Balbo a Enrico Fermi. Come avete dosato verità storica e realtà romanzata nella trama?
Vincenzo Vizzini. C’è voluta molta attenzione, proprio perché le notizie su tutti questi nomi celebri abbondano, e paradossalmente questo restringe il campo d’azione degli autori. Per esempio, qualcuno potrebbe obiettare che Balbo in quegli anni non era in Italia, e noi abbiamo costruito la trama in modo da non violare questa verità storica. Il tutto per ognuno dei personaggi reali tirati in ballo.
RM – Tu sei un editor professionista, quanto è stato difficile amalgamare la scrittura a quattro mani al punto da renderla così fluida e accattivante?
Franco Forte – Per me ormai è un lavoro abbastanza semplice da strutturare, visto che è parte diretta del mio mestiere. Sono scrittore, editor ed editore, e dunque mastico ogni giorno progetti di scrittura a più mani. Naturalmente, quando si tratta di scrivere un romanzo con altri autori, cerco sempre di mettermi al lavoro con scrittori che conosco bene e di cui so che posso fidarmi, per non rischiare problemi di rapporti personali che potrebbero ergersi a ostacolo per la migliore riuscita del lavoro.
RM – Un romanzo così corposo di quasi 900.000 battute, chiaramente abbisogna di una progettazione particolareggiata. Avete costruito prima la trama o i personaggi?
Vincenzo Vizzini – Su questo ci siamo trovati subito d’accordo con Franco e abbiamo dedicato molto tempo a costruire i personaggi, il vero cuore e motore di una storia così complessa. La crescita di Ibla e di Durante è stata prima di tutto basata sulla realtà che ognuno viveva nel 1934, poi è stato facile farli interagire, proprio perché avevano un carattere ben delineato.
RM – La scommessa di giocare sull’utilizzo di espressioni dialettali siciliane, che inizialmente può apparire azzardata, si rivela vincente col procedere della trama. Risultano oltremodo divertenti i siparietti tra il nordico Durante, che non capisce, e Ibla e i suoi che si divertono a non fargli capire né come parlano né, ancora peggio, il loro linguaggio non parlato. Solo suggestione e scelte letterarie?
Franco Forte – Alla fine è un po’ quello che è successo davvero a me quando sono andato in Sicilia, da Vincenzo. Sono stato catapultato in un mondo di parole, suoni, odori, pensieri e interpretazioni parecchio distante da quello con cui ho a che fare tutti i giorni a Milano, e dunque era naturale che anche Franco Durante, uno dei due protagonisti del libro, provasse la stessa esperienza e le stesse emozioni. In fondo, queste cose sono cambiate poco, dagli anni ‘30 a oggi.
RM – A deliziare il lettore contribuiscono anche tanti i personaggi femminili scolpiti in maniera mirabile, citiamo soltanto Rosetta, la bella sorella del commissario Ibla e cuoca sopraffina, che ammannisce all’ospite lombardo ricette tipiche della cucina siciliana di cui si era persa memoria. Dove le hai recuperate?
Vincenzo Vizzini – Rosetta è un mix di donne: in lei vivono i racconti di mia madre, che allora era bambina; la bellezza e l’ardore delle donne siciliane che Franco ha di sicuro notato durante le sue visite nell’isola; le mani sapienti di Emilia, la mia compagna, che ha stregato ‘Franco’ Durante con i suoi manicaretti; e la sapienza culinaria di Eleonora, che ha resuscitato nel libro di cucina di sua madre dei piatti capaci di riportare in vita un morto, ma che oggi non resisterebbero alla prova colesterolo.