Valerio Evangelisti
Gli anni del coltello
Mondadori, 2021
Recensione di Patrizia Debicke
Gli anni del coltello di Valerio Evangelisti è il secondo volume di una serie iniziata con il romanzo 1849. I guerrieri della libertà, anno della breve, infiammata Repubblica Romana (Mazzini-Saffi-Armellini).
Roma, 2 luglio 1849. Tra le strade di Roma il vento spazza via le ceneri della Repubblica romana, il rivoluzionario – e purtroppo brevissimo – esperimento di un tipo di società diversa e democratica. Ma insieme alle ceneri, il vento fa percepire anche il fetore del sangue dei tanti, troppi omicidi commessi durante quei pochi mesi. Sotto la bandiera della libertà, ai tanti eroi improvvisati che si sono battuti con coraggio e sono morti, si erano aggregate anche diverse bande di criminali, accorsi a Roma come falchi sulla preda con l’unico fine di rubare e commettere violenze.
E ora chi credeva in un’Italia più nuova e più giusta è allo sbando e sono proprio loro, gli idealisti, a sentirsi più sperduti…
Gli anni del coltello comincia là dove era finito I guerrieri della libertà, con Garibaldi e i suoi fedeli in fuga e i Francesi tornati nella capitale, riconquistata con le armi e il sangue al papa re, Pio IX, che regna di nuovo orgogliosamente sui suoi stati A Nord i Savoia si leccano ancora le ferite, mentre gli Austriaci e una manciata di ducati misti mantengono saldamente il potere. Al Sud governano con sovrana opulenza i Borboni.
Fratelli d’Italia, scritto dal giovane patriota Mameli, morto di cancrena a ventun anni dopo una fucilata francese a Villa del Vascello al Gianicolo, è stato ormai cancellato dagli inni.
Ormai “fratelli” si chiamano tra loro solo i cospiratori di ogni genere, i multiformi personaggi che affollano il romanzo, e tra loro c’è anche il protagonista, Giovanni Marioni, detto “Gabariol”, un fanatico repubblicano borderline.
Tutti sfegatati ammiratori di Giuseppe Garibaldi e votati a seguire il verbo di Mazzini. Che, messo da parte il tracollo romano, da Londra prepara nuovi arditi piani (da far fare agli altri) e lancia brucianti proclami che indicano come nuova via da seguire quella di una “guerra a coltello” contro tutti i nemici dell’unità d’Italia.
Gabariol prende il suo invito alla lettera, saluta i pochi compagni che gli hanno offerto rifugio nella capitale e parte alla volta della Romagna, sua regione natale, per dare il via a una personale odissea terroristica.
In tanto sangue e terrore Gabariol spazia allegramente senza rimorsi: borseggiatore, efferato assassino ma repubblicano convinto, reduce della Repubblica Romana, già carbonaro, poi entrato a far parte della Squadrazza di Imola e infine nella Giovane Italia.
Da quel momento la sua sarà una vita in perenne fuga, passando dall’una all’altra delle diverse “sette” repubblicane, pronto ad agire e uccidere come può e dove può, usando un coltellaccio, un rozzo e lungo pugnale dotato di un manico adatto a eliminare ogni possibile sospetto reazionario.
Il sangue però scorre a fiumi anche sull’opposto versante, perché gli austriaci sfoggiano in ogni occasione esempi di tortura e ferocia e anche lo Stato della Chiesa ha messo in atto una barbara catena di fucilazioni, arresti ed esecuzioni sommarie.
Romanzo d’avventura a cupe tinte noir che esalta certi orrori commessi da pretesi pseudo giustizieri in un sistema che poi è la costante nel ricorrere dei tempi della storia: il compromesso. Gabariol infatti sarà costretto a barcamenarsi tra coloro per i quali il significato “rivoluzione” può voler dire anche viva Savoia in cambio di un’Italia unita. O tra quelli che non vogliono più padroni, stufi delle farneticazioni mazziniane o magari anche tra quelli che sognano un futuro fatto solo di caos e distruzione.
Romanzo d’avventura ma anche romanzo storico in cui Evangelisti, con un’accurata ricostruzione, fa sfilare personaggi famosi, rivoluzionari realmente esistiti quali Carlo Pisacane e Felice Orsini. Evangelisti prova con successo a togliere la polvere dai libri di storia, restituendo vita e realtà a persone e fatti, portando alla ribalta personaggi dimenticati per meglio documentare i tragici risvolti di una rivoluzione.
Valerio Evangelisti, laureato in scienze politiche, indirizzo storico-politico, ha intrapreso una carriera accademica interrotta verso il 1990, alternata all’attività di funzionario del Ministero delle finanze. Dopo avere pubblicato numerosi saggi, si è dedicato interamente alla narrativa. Nel 1994 è uscito il suo primo romanzo, Nicolas Eymerich, inquisitore, che ha vinto il Premio Urania. Sono seguiti altri romanzi, tradotti in più di dieci lingue, che hanno valso all’autore il Grand Prix de l’Imaginaire nel 1998 e, nel 1999, il Prix Tour Eiffel: i premi più prestigiosi riservati in Francia alla letteratura fantastica e di fantascienza. Attualmente, dopo avere conseguito nel 2000 il Prix Italia per la fiction radiofonica, scrive sceneggiature per radio, cinema, televisione e fumetti. È fondatore e direttore editoriale di “Carmilla”, pubblicazione dedicata alla narrativa fantastica e alla critica politica.
Lessi il primo libro e ne rimasi colpito. Evangelisti sa sempre come scrivere storie e personaggi sfaccettati e interessanti. Quindi sono molto curioso per questo seguito!
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