Letture al gabinetto – Ottobre 2021

Rubrica a cura di Fabio Lotti

Non si salva nessuno. Tutti se ne vanno. Da piccolo pensavo che almeno la mia maestra Elvira potesse durare in eterno. Sbagliavo. Ogni giorno è uno spicinio di morti. Di gente comune e dei nostri miti. Così, in un batter d’occhio. E non solo nella realtà, ma anche nella fantasia come nelle presenti letture. Anche se qui si tratta soprattutto di morti ammazzati. Non c’è niente da fare. Bisogna farci il callo…

L’impronta del gatto di Augusto De Angelis, Il Giallo Mondadori 2021.
Milano, anni Trenta, cortile di un popolare caseggiato in piazza del Carmine. Primo punto. “C’era un uomo disteso a terra, proprio a sbarrargli il passo. Non pensò nemmeno un istante che potesse trattarsi di un ubriaco, perché aveva veduto qualcosa di rosso che gli rigava il volto. L’uomo stava supino e il sangue gli era uscito da un foro nero in mezzo alla fronte, e gli era colato fin sul petto”. Verremo a sapere in seguito che trattasi di Dan (Daniele) Seminari giovane miliardario venezuelano. Poiché il ritrovamento è stato fatto dal componente di un gruppo coinvolto nel gioco d’azzardo clandestino, viene deciso di spostarlo subito vicino all’abitazione della vittima.
Secondo punto. Un gatto, ovvero Satana, appartenente all’avvocato Vercelloni, vero adoratore di questi felini (ne ha sette) rientra in casa con le zampette sporche di sangue. Siccome l’avvocato è pure amico del commissario De Vincenzi dallo sguardo penetrante e nello stesso tempo stanco e malinconico, allora il caso è tutto suo. E, come al solito, c’è lo zampino del Caso, questa volta con la C maiuscola, a venire incontro al Nostro, perché dal portafogli del morto esce fuori una foto di Loïs Burlington che aveva chiesto aiuto all’avvocato Vercelloni per fuggire dall’abitazione del gangster Paolo Tabor, suo padre adottivo e nemico dei Seminari. Dunque il delitto potrebbe essere avvenuto proprio “nella casa dell’americano, vale a dire in quello sterminato casamento dell’avvocato dei gatti. Benedette le impronte di Satana!”
Parlando di gatti, ecco dunque una bella gatta da pelare per De Vincenzi che conduce le indagini con il solito metodo, attraverso gli appunti, “affidandosi all’intuizione e cogliendo le occasioni del momento” anche con l’aiuto dei suoi sottoposti. Importante il passato della famiglia Seminari (piuttosto particolare con un pazzo ed uno appassionato dell’epica) dedita alla pirateria che si era trasferita a Milano per evitare una vendetta, come dimostrano certe lettere minatorie spedite al capo don Viciente. E la minaccia si trasforma ancora in un altro morto avvelenato proprio nella loro casa. I due omicidi sono collegati fra loro? Chi può essere l’assassino? È il nemico giurato Paolo Tabor? Forse la stessa Loïs che non voleva sposare Dan, come le era stato imposto, ed amava un altro? O sempre qualcuno della famiglia? Dubbi, assilli, ripensamenti, continui colloqui con tutti, e allora notizie importanti dal maggiordomo di don Viciente e dalla portinaia del caseggiato di Paolo Tabor. Ecco piano piano che il velo si squarcia. Occorre un trucco, un’esca per smascherare l’omicida…
Merito del Caso, come sottolinea lo stesso commissario al termine della vicenda, oppure merito dell’investigatore, secondo l’avvocato Vercelloni, capace di “far scaturire la verità dagli elementi psicologici del delitto”? Vedete un po’ voi.
Sempre un piacere leggere Augusto De Angelis, perseguitato dal regime fascista, morto per una aggressione e considerato il padre del giallo italiano. Sua prosa lineare, precisa, mai sovrabbondante, a delineare con pochi tocchi sapienti un personaggio, un ambiente, un’atmosfera. A creare un impasto di osservazioni e sensazioni che entrano leggere nell’animo del lettore, con qualche spunto sorridente di bonaria ironia (vedi, per esempio, i nomignoli affibbiati a certi personaggi) insieme a momenti di forte pathos. Sempre un piacere leggere Augusto De Angelis.

Il rogo della Repubblica di Andrea Molesini, Sellerio 2021.
Venezia, 1480. “A tratti un lupo ringhia nel mio sangue. E quando lo fa, uccido. Boris è il mio nome”. Mica male come inizio e la voce narrante sarà proprio la sua. Boris da Candia, colto umanista, è anche una spia della Repubblica di San Marco in missione segreta. Bisogna far tacere “o almeno moderare” Bernardino da Feltre che predica contro gli ebrei in un momento storico dopo la guerra con i turchi e la fine della peste. Tra l’altro l’archisinagogo Servadio di Portobuffolé e altri due ebrei sono accusati di aver rapito e ucciso il bambino Sebastiano Novello per un sacrificio rituale. Sotto tortura hanno confessato, poi ritratto e di nuovo confessato. Il Senato della Repubblica dovrà confermare o meno l’accusa del tribunale popolare, tenendo presente che gli ebrei sono in quel momento importanti per il denaro e i prestiti che possono dare con i banchi dei pegni.
Libro bello, complesso, un miscuglio di storia vera e immaginazione con al centro questo Boris da Candia, furfante e assassino che diventa al tempo stesso momento di riflessione e redenzione dei propri errori. In un lungo viaggio all’esterno tra la miseria, lo sporco, l’elemosina, la povertà, le taverne, i bordelli, le carceri e i palazzoni dei ricchi e potenti. Insieme ad un viaggio all’interno dell’uomo, degli altri che incontra, e della sua coscienza. Lui, furfante e omicida impregnato di cultura classica mentre Bernardino da Feltre, con “qualcosa di infernale nel suo volto”, vorrebbe bruciare, oltre agli ebrei, gli attori, i giocolieri, e anche i libri che incitano alla lussuria, come quelli di Ovidio, Marziale e Catullo, tanto per citarne qualcuno. Assistiamo interessati e sbalorditi a scene individuali dove vengono fuori le cose più nascoste, talora imprevedibili, dell’animo umano e a scene corali davanti ad un rogo o ad una impiccagione con la folla che grida impazzita. Una storia che mette bene in rilievo anche il solito scontro tra potere e giustizia dove il primo la vince sempre. E poi ancora discussioni sulle Sacre Scritture, mangiate, bevute, sesso a volontà, insieme a riflessioni, dubbi, insonnia, incubi che assalgono il nostro personaggio principale. Forse una poesia di Orazio può portare un po’ di consolazione. Forse…
Quello che colpisce di questa narrazione, oltre ad una ricostruzione storica davvero impressionante, è la scrittura piena, morbida, flessuosa. Una prosa ricca, colta, sostanziale e immaginifica, non saprei come definirla, senza mai strabordare, capace di volteggiare sicura all’esterno e scavare all’interno della società e dei personaggi. Una piacevolissima lettura.

Sherlock Holmes. Le nebbie di Londra di Daniel D. Victor, Il Giallo Mondadori 2021
Cupa sera di dicembre del 1897. Nel salotto del numero 11 di Boston Street un maggiordomo ubriaco, nella biblioteca un uomo su una poltroncina girevole con la gola tagliata e nella sala da pranzo, riverso sul pavimento, il corpo di una giovane donna uccisa con un piccolo coltello al centro del petto, dove brilla una bellissima collana di diamanti. Ecco che cosa trovano Sherlock, Watson e il famoso giornalista americano Richard Harding Davies alla ricerca della suddetta collana, che gli era stata rubata e che avrebbe dovuto consegnare, da parte della Regina, a lady Brownlow, moglie del conte di Brownlow.
La ragazza è la signorina russa Tamarova che era sul treno insieme al giornalista, e per quanto riguarda l’uomo trattasi del conte di Ingraham, erede di lord Putnam e fratello maggiore di lord Cyril che si trova in gravi problemi finanziari. Proprio per tale motivo l’ispettore Lestrade è convinto che sia lui l’assassino, nel frattempo ricoverato in ospedale perché investito da una carrozza nella nebbia insistente di Londra. Ma che nesso ci può essere tra l’omicidio di una avventuriera russa con il giornalista americano e la collana? E chi è la persona che è scappata dalla casa dove sono avvenuti gli omicidi quando i tre stavano per entrare?…
Nel frattempo il maggiordomo è sparito e Richard Harding Davies si traveste per fare il detective dilettante sulle sue tracce. Aggiungo solo una lettera importante dalla Russia, il club particolare High Table di cui fa parte anche Mycroft, fratello di Sherlock che sembra in qualche modo collegato al duplice omicidio, scontri Lestrade-Holmes sull’indagine, un ufficiale della marina degli Stati Uniti, un membro del parlamento britannico, ancora la nebbia persistente, dubbi, tensione, travestimenti, pericolo. Ma non c’è niente che possa fermare Sherlock.
La vicenda, come scrive Luigi Pachì nella sua rubrica Sotto la lente di Sherlock “prende le mosse da un racconto di Davis del 1901… L’autore sa adattare perfettamente l’atmosfera da intrigo internazionale della storia originaria a questa nuova indagine di Sherlock Holmes”.
Aggiungerei anche un “Occhio alla gelosia!”
Per I racconti di Sherlock abbiamo poi Lo studiolo del duca di Luca Sartori.
Siamo ad un inizio marzo “freddo e ventoso” del 1895. Watson non vede Sherlock da una settimana. Decide di andare a fargli visita ma trova la signora Hudson assai preoccupata. L’Investigatore è sparito da mercoledì dopo un incontro con un signore completamente vestito di nero, redingote, bombetta e strani occhiali con lenti oscurate. Probabilmente un maggiordomo eccentrico che ha accennato ad una stanza segreta. Watson decide di indagare. È il momento di far valere le sue doti. Una indagine ricca e fascinosa con al centro la storia dello studiolo del duca nel palazzo ducale di Urbino, che ha come corrispettivo uno studiolo simile, ma non identico, nel palazzo ducale di Gubbio. Si scopre che Holmes era interessato ad una data, il 1476, e ad un cognome, Balfour. Perché?…
L’indagine, costellata di ricchi elementi storici, non è priva di pericoli ma il dottore ce la metterà tutta, facendo ricredere in parte Holmes sull’importanza delle intuizioni per cogliere “quei bagliori di verità che la logica non riesce a vedere”.
E allora viva Watson!

La disciplina di Penelope di Gianrico Carofiglio, Mondadori 2021.
In prima persona da Penelope Spada, per gli amici Penny, ex pubblico ministero, nella “Milano livida, attraversata da luci impure”. Una donna in crisi per un fatto particolare del passato che si ubriaca e passa velocemente da un letto all’altro. Caffè e sigarette Lucky Strike a farle compagnia. Dopo qualche momento di incertezza assume l’incarico di risolvere il caso di Mario Rossi, indagato per la morte della moglie Giuliana Baldi, soprattutto per l’insistenza dell’amico giornalista di nera Zanardi. Caso archiviato ma con “inquietanti sospetti” sul marito da togliere definitivamente soprattutto per la figlia che un giorno potrebbe averli anche lei.
E allora via alle indagini. Il corpo senza vita di Giuliana Baldi era stato trovato da un pensionato alla periferia di Rozzano con un colpo di pistola calibro 38 in testa. Ma si capiva subito che quello non era il luogo dell’assassinio ed era stata trasportata lì. Occorre leggere attentamente gli atti del processo, parlare con chi aveva lavorato alle indagini e più volte anche con il marito, per scoprire la personalità della moglie insoddisfatta dopo essere uscita da una brutta storia. Continue liti e mani alzate da parte di Mario Rossi. Poi approfondimenti attraverso le foto di alcune amiche di Giuliana e salta fuori anche un fatto particolare che potrebbe far capire il luogo preciso dove è stata uccisa. Altro aspetto da tenere presente, siccome sugli abiti della vittima erano stati trovati peli di un cane bianco, una buona idea potrebbe essere quella di ritrovare questo cane. Comunque, secondo la nostra Penny, nonostante tutti gli sforzi e le congetture mentali, la dote essenziale per un buon investigatore è la fortuna, il caso che ci riporta al famoso Caso di Augusto De Angelis. Come quello che potrebbe essere rappresentato in questa storia da…
Al centro di tutto Penelope Spada, figura contraddittoria e autodistruttiva. Figura solitaria, punto di forza e debolezza allo stesso tempo, ora arrabbiata, ora in crisi, ora eccitata e frenetica. Presa spesso dai ricordi della nonna e dei suoi trascorsi passati. In continuo, alterno fermento. Scrittura ad andamento fluido e leggero con scarsi momenti di tensione dove l’autore dispiega tutta la sua esperienza nel campo giuridico e legale.

I Maigret di Marco Bettalli

Maigret si difende del 1964
Il romanzo (pubblicato anche col titolo Maigret sotto inchiesta) è straordinariamente cupo, nonostante sia ambientato in un caldo fine giugno parigino. Da una parte, il colpevole, un dentista di mostruosa intelligenza (Simenon è molto attratto dall’intelligenza pura volta al male, anche se, a mio parere, i personaggi che disegna con questa caratteristica non sono quelli che gli vengono meglio: basti pensare ai Maigret n. 8, 9 e anche 23), è un personaggio privo di luce e dedito a cose orribili; dall’altra, il sapere il proprio eroe accusato ingiustamente (di molestie sessuali!) tocca un tabù e introduce un’atmosfera di grande angoscia, nella quale sono coinvolti anche Janvier e Lucas, che cercano di aiutare il commissario pur avendo le mani legate. Ovviamente, tutto si risolverà per il meglio in poco tempo: lo scioglimento, come spesso accade, rivela una trama che si regge per puro miracolo, non certo il massimo della verisimiglianza. In più, resta l’insopprimibile impressione che Maigret sia – va da sé – del tutto innocente sì, ma un po’ coglione: come si fa ad alzarsi in piena notte per andare ad aiutare una perfetta sconosciuta che farfuglia qualche frase a caso al telefono?

Spunti di lettura della nostra Patrizia Debicke (la Debicche)

Un uomo pericoloso di Robert Crais, Mondadori 2021.
Stringente e intrigante fin dall’inizio, Un uomo pericoloso, l’ultimo romanzo di Robert Crais – scrittore di fama internazionale, apprezzato in Italia ma stranamente sempre pubblicato con miope parsimonia – è come sempre interpretato dai suoi protagonisti cult, Elvis Cole e Joe Pike. Prima scena ambientata a un isolato dal Sunset Boulevard, Los Angeles, in una zona elegante del centro piena di boutique di lusso e raffinate pasticcerie.
Stavolta Crais regala a Joe Pike, lo statuario ex marine, ex ufficiale di polizia, ex mercenario ed ex contractor al servizio del governo americano, la palma di interprete principale.
Siamo a Los Angeles, è una giornata come tante e una giovane cassiera di banca vorrebbe tornare a casa prima delle fine del suo turno perché l’hanno avvertita che a casa sua, una villetta faticosa da mantenere con lo stipendio, ci sono problemi con l’impianto di irrigazione…
Uscendo dalla banca, quel giorno Joe Pike pensava solo a farsi gli affari suoi e non aveva certo intenzione di sventare un brutale rapimento e salvare la vita a qualcuno. Certo non si aspettava di dover intervenire in aiuto di una donna, proprio quella giovane cassiera con la quale aveva scambiato appena due parole allo sportello.
Mentre se ne sta andando, Pyke si rende conto che due uomini, attaccando discorso proprio con la sua cassiera, giovane donna di nome Isabel “Izzy” Roland, l’hanno attirata in trappola costringendola a salire sul loro SUV grigio scuro. Senza neppure rifletterci, Pyke mette in moto la sua Jeep, tallona il SUV e, dopo appena pochi isolati, riesce a fermarli e a liberare la ragazza terrorizzata, convinta di essere vittima di un tentativo di stupro. I due verranno arrestati. Isabel pensa a un tentativo di violenza perché non immagina un qualunque altro motivo per il quale quei due uomini abbiano tentato di rapirla. Ricorda solo che, mentre piangeva e si dibatteva terrorizzata, i suoi aguzzini continuavano a ripeterle una frase per lei incomprensibile: conosciamo il tuo segreto.
Dopo aver rilasciato una deposizione, Pyke affida Isabel alle cure della polizia ma le dà il suo numero di telefono invitandola e chiamarlo se ha bisogno di aiuto. Cosa che lei fa il giorno dopo quando, dopo essere stata riportata a casa dalla polizia, viene a sapere che i suoi rapitori sono usciti su cauzione e vede dalle finestre di casa un altro Suv, con due uomini a bordo, che sembra aspettare solo lei, in agguato, pronto a rapirla ancora. Ma i due che Isabel, Izzy, sta vedendo ora dalla finestra non possono essere quelli che l’avevano rapita, perché entrambi vengono ritrovati altrove uccisi. Nella notte qualcuno ha fatto loro la festa.
Joe Pike capisce immediatamente che dietro quella storia deve esserci qualcosa di grosso e di sporco . E se questa è la spiegazione, forse la ragazza è in grave pericolo. Ma cosa c’entra Izzy, una ragazza certo non ricca, di ventidue anni, con le azioni di una banda criminale? È solo una vittima o è colpevole di qualcosa? Nel frattempo Pyke chiede aiuto al suo amico e socio dell’agenzia investigativa Elvis Cole.
Ma, mentre Pyke è impegnato con l’interrogatorio della polizia, Isabel Roland viene rapita di nuovo. Ormai è evidente che una squadra criminale vuole assolutamente qualcosa dalla ragazza, ma cosa e perché? Izzy, a detta dei suoi datori di lavoro e della sua migliore amica e coetanea, è una ragazza normalissima, orfana di entrambi i genitori. Quali oscure ragioni possono averla fatta diventare il prezioso bersaglio di una banda di criminali? Per saperne di più, Pyke mette in moto il suo consulente segreto e spia nelle fila degli investigatori John Chen, tecnico della Scientifica della polizia di Los Angeles. Ma spetterà soprattutto a Elvis Cole, reduce decorato dal Vietnam, ex vigilante, esperto di arti marziali (soprattutto Wing Chun, Tae Kwon Do e Tai Chi) il compito di fare un giro esplorativo per annusare la situazione. Per cui Cole salta sulla sua mitica decappottabile Chevrolet Corvette Stingray “Jamaica Yellow” del 1966 giallo pastello, e comincia a muovere le sue pedine. Dalle poche informazioni rinvenute sul cellulare di Isabel qualcosa comincia a emergere, collegabile con la tortura e l’uccisione di un maresciallo americano in pensione, un uomo di nome Ted Kemps. La ragazza, dopo il primo tentativo di rapimento andato a vuoto, aveva tentato di mettersi in contatto con lui… La sua uccisione, unita al rapimento di Isabel, coinvolgerà Pyke e Cole in una storia lontana nel tempo…
Come sempre Crais non sbaglia un colpo, i suoi Cole e Pyke sono al meglio, ma stavolta trovo notevoli la caratterizzazione e la presenza in scena sia di Izzy che della sua migliore amica, la meravigliosamente esuberante Carly.
Che dire ancora se non che Crais è sempre Crais…

Nella musica del vento di Marco Steiner, Salani 2021
Morgan in gallese vuol dire nato in mare e questo è vero, come è vero che Morgan Jones conosce l’inferno, perché è stato proprio l’inferno ad accoglierlo alla nascita, già orfano di padre, morto di polmonite qualche settimana prima a bordo di una nave partita da Cardiff e diretta alla Patagonia argentina. E come ha visto la luce, nel 1887, sul piancito di legno tra una panca e una vela, è stato subito orfano anche di madre, uccisa da una spaventosa emorragia durante il parto, con la nave ormai vicina ad attraccare. Orfano, un povero fagottino che allo sbarco urlava affamato, raccolto e adottato per pietà dal prete presbiteriano e da lui affidato alla generose mammelle di una giovane Tehuelche convertita, Nanita, che si divideva tra il compito di riempire le bocche dell’orfanello e dei suoi marmocchi e quello di rallegrare le serate al religioso quando beveva.
I Gallesi avevano cominciato ad arrivare in Patagonia nella seconda metà dell’800 con l’illusione di trovare nuova e miglior vita in quella terra tanto lontana, mentre la fame bussava alle porte, con le miniere di carbone in chiusura per esaurimento, vittime di un fallito sogno d’indipendenza. Ma in Patagonia trovarono solo la desolazione di estati torride in cui non cadeva una goccia di pioggia sui campicelli che si ostinavano a coltivare e crudeli inverni con le piene dei fiumi che travolgevano ogni cosa sulla loro strada. E il vento secco, sibilante, continuo, implacabile. Molti di loro non ce la fecero, morirono di malattia o fame, mentre i più coraggiosi cercavano di proseguire verso l’interno, incamminandosi per un desolato deserto infinito in una sterile caccia di terreni migliori. Riuscirono a sopravvivere in pochi, i più forti e i più coriacei. Tra loro Morgan Jones. A quindici anni, dopo aver scansato le insane voglie del prete a suon di sganassoni, prese con sé una coperta, due borracce d’acqua, un sacco di gallette e un po’ di carne secca e. staccato il cavallo dal calesse, montò a pelo e via. Da allora per tre anni si era fatto le ossa nel deserto, aveva imparato a cacciare, a pescare, a sfamarsi con bacche e radici, a seguire i serpenti per trovare l’acqua, insomma era sopravvissuto in qualche modo fino ad arrivare nei pressi di Cholila ed essere arruolato nella banda di Butch Cassidy, El Bandido yanqui. Da allora, impelagato in rapine, razzie, uccisioni senza freni e senza rimorsi, aveva vagato in lungo e in largo senza conoscere confini. Vivo per miracolo dopo un agguato mortale, sopravvissuto solo grazie all’aiuto e alle cure di un gruppo di nomadi Tehuelche e infine accolto da una carovana, era tornato verso Bariloche. Al suo arrivo molte cose erano cambiate e i giornali scrivevano che Cassidy fosse morto, caduto in un agguato della polizia…
Aveva ripreso a fare il mandriano ma sempre stregato dalla pampa, da quel maestoso scenario di terra bruciata rossa senza fine, aveva continuato per anni a vagare per quell’infinito dominio del vuoto, dove ogni uomo è padrone dei proprio demoni. Fino al giorno in cui aveva incontrato una donna, Maria, che come lui conosceva l’inferno e, come lui, era indurita dalle esperienze e dalla vita e tuttavia mai doma.
Anche Maria Leibowitz aveva visto l’inferno… Venduta all’asta come schiava, poi trasformata in una prostituta di lusso, fattrice a pagamento e, non appena aveva tentato di contattare la stampa e ribellarsi, punita atrocemente con il trasferimento a Bariloche, nel bordello cittadino, luogo di sfogo e intrattenimento dei mandriani della zona. Là è diventata la Polaca, la più rinomata attrazione del locale in cui lavora. E ora Morgan vuole incontrarla.
Non ci sarà un rapporto tra loro la prima volta. Ci sarà curiosità ma rispetto da parte di Morgan, disgusto e inquietudine da parte di Maria, ma dopo giorni i loro occhi si valutano e si riconoscono. Il riconoscimento di un proprio simile, alla pari e degno di appoggio. Il rapporto diventerà fisico, appassionato, anche se non ci sarà forse mai amore, ma rispetto sì. Perché il loro sarà l’incontro tra due animali feriti, due cani rabbiosi che si considerano. E così, quando a Morgan viene offerto un incarico che potrebbe permettergli di andarsene, diventare ricco e dimenticare il passato, decide di portare Maria con sé, in cerca di una nuova vita. Ma per farlo bisogna spingersi in fondo alla Terra del Fuoco, dove il vento artiglia l’anima e non la lascia più, a recuperare un carico d’oro maledetto, per poi prendere il mare a bordo di una specie di veliero ‘fantasma’ perché ufficialmente scomparso in un naufragio, e trasportare il prezioso carico fino in Europa. Ma il destino non fa mai sconti…
Come attori sul palcoscenico passano sulle pagine nel ruolo di coprotagonisti Butch Cassidy, il bandito assassino e manager finanziario, Harry Cavendish, l’inglese, l’uomo da caccia alla volpe, Aurelio, lo splendido e generoso marinaio maremmano venuto da Talamone che sapeva fare le navi e Bruno Kremer, il viscido e gelido tedesco doppiogiochista.
Con l’introduzione di personaggi inventati, di altri semileggendari e il ricordo di coloro che hanno contribuito a migliorare la storia di quel paese, Steiner si è servito in questo libro della sua grande capacità descrittiva in grado di ricreare pezzi dal fascino visionario di Hugo Pratt, mischiati alla violenza selvaggia di Cormac McCarthy. E con le sue colte e puntuali descrizioni di uno scenario denso di sogni e fascinose visioni di terre lontane, offrendo un importante contributo alla grande tradizione del romanzo d’avventura, ci ha introdotto a forza in uno splendido e rabbioso territorio lontano dove anche il fischiare sembra avere molte storie da raccontare.

Le letture di Jonathan

Cari ragazzi,
oggi vi presento I ragazzi della via Pal di Ferenc Molnár, Feltrinelli 2013.
Siamo nella Budapest di fine Ottocento. Praticamente il libro parla di uno scontro tra i ragazzi della via Pal, comandati dal quattordicenne Boka, e quelli delle “camicie rosse” il cui capo è Feri Ats. Ci sarà un tradimento e nello scontro finale il piccolo Nemecsek della banda di Boka morirà per una polmonite.
Questo libro mi è piaciuto molto, soprattutto la fine quando i ragazzi della via Pal tornano felici al loro campo dopo aver vinto la battaglia. È un libro davvero particolare anche perché in certi momenti è buffo e divertente mentre in altri è serio e un po’ triste, quindi sono contento di averlo letto.

Le letture di Jessica

Cari bambini,
questa volta vi presento un libro molto particolare, ovvero Animali da record di Pascale Hédelin e Laurence Bar, Editoriale Scienza 2018.
È stato scritto per conoscere meglio gli animali e certe loro caratteristiche. Faccio qualche esempio come il serpente più lungo del mondo, lo struzzo maschio che corre molto veloce e l’ippopotamo con i denti lunghissimi che possiamo vedere a grandezza naturale attraverso le alette! Insomma ci sono molti animali particolari diversi fra loro. Il libro è ricco di fotografie, spiegazioni e un gioco divertente. Ve lo consiglio!

Un saluto da Fabio, Jonathan e Jessica Lotti

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