Tessa Kollen
La gabbia
Edizioni Le Assassine, 2021
Traduzione di Daniela Di Falco
Recensione di Patrizia Debicke
La gabbia, di Tessa Kollen, è un giallo con ambientazione che richiama i toni classici alla Agatha Christie, mito del genere di cui l’autrice si dichiara appassionata lettrice.
Siamo nel falso paradiso del verdeggiante quartiere residenziale di Westwood Hills, nella capitale di un paese africano che come scenario e ambientazione richiama il Kenya. Un paese che, stando alla capitale e ai vasti rapporti diplomatici che intrattiene, è senz’altro da inquadrare come un fiorente paese africano in via di sviluppo.
Tessa Kollen che, prima come figlia poi come moglie di un diplomatico, ha vissuto gran parte della vita nell’ambito internazionale, conosce bene usi, costumi e abitudini consolidate degli espatriati, coloro che appartengono a quel mondo privilegiato costituito da ambasciatori, top manager di multinazionali, corrispondenti di prestigiosi giornali ecc. ecc. Chi non vorrebbe vivere, almeno per un periodo, come un ambasciatore o un top manager? Belle residenze, un plotone di domestici sempre a disposizione, ricevimenti, vita da gran signori.
Tutte persone però che devono il trasferimento a motivi di lavoro, motivi che li costringeranno nell’arco di pochi anni a cambiare sede e stato. Ragion per cui per i loro figli poter frequentare una buona e costosa scuola a indirizzo internazionale diventa un bisogno primario, anzi una vera e propria necessità. Una scuola in grado di offrire un’educazione pari a quella che possono ricevere in Europa o negli Stati Uniti.
In La gabbia la Scuola internazionale americana (American International School) è un’istituzione esclusiva, un passo avanti alla britannica e alla francese: la prima e la più costosa in assoluto, alla quale anche i ricchi cittadini del Paese, senza badare a spese, iscrivono i loro figli.
Una scuola in cui circola molto più denaro del necessario e in cui troppo spesso, in virtù della potenza e della cedevolezza delle famiglie degli allievi, vengono tollerati vizi e maleducazione. Scuola che, oltre alla serie di inutili comitati, compreso quello tra genitori e insegnanti, sarà destinata a diventare un importante punto in comune per quattro madri più o meno coetanee: Sophie, moglie dell’ambasciatore canadese, Fiona, moglie di un top manager petrolifero londinese, Carrie, moglie di un celebre corrispondente internazionale e Sandy, moglie del vice dirigente della scuola. Tutte attente, costrette a rispettare una vincolante serie di regole non scritte della comunità internazionale degli espatriati.
Tutte e quattro infatti – prigioniere del loro giro dorato, costrette al semi anonimato dato di fatto di essere definite ‘la moglie di’ e private di una reale identità o interessi propri – sopportano malvolentieri il peso di vivere in un mondo che, da privilegiato, rischia di trasformarsi in una gabbia opprimente. E sarà quello il motivo che, quasi per caso, le porterà a imbarcarsi in una strana e provvisoria forma di amicizia, cadendo nell’abitudine di un appuntamento al femminile ogni mercoledì per scambiare due chiacchiere, dando sfogo alle proprie insoddisfazioni davanti a un vassoio di tartine e a un bicchiere di vino.
Il loro annoiato, pettegolo e futile tran-tran viene sconvolto dall’assassinio di Joanne, la consulente scolastica della Scuola internazionale americana, ritrovata avvelenata nel suo ufficio.
La sua reputazione era offuscata per essere inciampata, l’anno prima, in un flirt con il padre coniugato di un’allieva. Era un’ottima insegnante, adorata dagli allievi, ma l’essere molto bella e single l’aveva messa praticamente al bando. Ma fino al punto da volerla morta? E perché? Pian piano salteranno fuori una serie di potenziali moventi. E le indagini della ben preparata polizia locale, alla quale, su richiesta dell’Ambasciata americana, si uniranno degli agenti dell’FBI, porteranno alla luce pericolosi segreti e motivi che potrebbero nascondersi dietro l’omicidio, costringendo le quattro donne a confrontarsi con l’abisso della differenza che troppo spesso corre tra apparenza dorata e realtà.
La gabbia, di Tessa Kollen, è inserito nella collana Oltreconfine che la casa editrice Le assassine ha dedicato alle scrittrici contemporanee di gialli ambientati in scenari esotici.
Tessa Kollen, nata in Inghilterra da padre olandese e madre della Guyana Britannica, fin da piccola ha vissuto in un ambiente multiculturale. Dopo gli anni passati a Pretoria in Sud Africa, ha studiato relazioni internazionali in Olanda e in Francia. Lasciato il primo lavoro in ambito editoriale, si è occupata di cooperazione e sviluppo partecipando a progetti di ricostruzione della Bosnia postbellica. In Tunisia, dopo la Primavera araba, ha aperto una sede dell’Oxfam, organizzazione no profit dedicata alla riduzione della povertà. Insieme al marito diplomatico ha vissuto in Marocco, Kenya e attualmente risiede in Quatar. La gabbia è il suo romanzo d’esordio.
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