Stefano Vicario
Il re degli stracci. La prima indagine di un invisibile
La Nave di Teseo, 2021
Recensione di Patrizia Debicke
Uno studio legale romano di successo, molto redditizio, ereditato dal padre e con solide tradizioni familiari, gestito da due fratelli: Giorgio, il maggiore e Andrea, il minore. Apparentemente molto diversi tra loro: Giorgio fin dal piccolo è stato quello bravo, autorevole, studioso e impeccabile per moralità. Sempre pronto a coprire le spalle al più piccolo, a tirarlo fuori dagli impicci. Andrea no, tutt’altra cosa. Affascinante, imprevedibile, coccolato e viziato da tutti, si è fatto largo nella vita approfittando degli altri. Ha preso sempre ciò che ha voluto e, apparentemente ignaro di ogni limite e disciplina, ha approfittato a piene mani del credito concessogli ovunque: a scuola, all’università e poi nel lavoro e nel matrimonio, forte della capacità di conquistare il prossimo e forse di un’innata e pericolosa presunzione che l’ha portato a trascurare ogni cosa potesse contare. Marito di un bella donna e padre di una splendida bambina, ha considerato la sua famiglia come una cosa normale, dovuta, senza mai soffermarsi a riflettere su quelli che avrebbero dovuto essere i suoi doveri nei confronti di moglie e figlia. E quindi sfrenato, amorale e infedele, non ha provato nessuno scrupolo a tradire la moglie senza ritegno. Questo era stato il suo facile, meraviglioso mondo dorato fino a… quella terribile notte, in cui Andrea verrà schiacciato e sopraffatto da una tragedia. La moglie e la figlia brutalmente ammazzate a casa mentre lui era fuori per un appuntamento, per portarsi a letto la segretaria. L’ennesimo tradimento, ma stavolta la bravata ha esiti fatali. Con l’aggravante di non esserci stato per proteggerle, difenderle in qualche modo dai loro assassini.
Da quel momento l’ex bello e dannato Andrea, quasi impazzito e perseguitato dai sensi di colpa, per espiare sceglierà la feroce autopunizione di abbandonare la vita da professionista agiato e si costringerà a un’esistenza da barbone, trovando uno scomodo rifugio, con altri emarginati come lui, in un vagone dismesso alla Stazione Termini di Roma. E con lui conosceremo il gruppetto eterogeneo di “ultimi” con cui spartisce il suo quotidiano tran tran, fatto di frugare nell’immondizia e di pasti rimediati alla Caritas. Il suo nuovo universo, il vagone abbandonato dove si rifugia di notte con altri clochard, nel tempo diventati “amici. In questa specie di irresponsabile limbo dove, a comando, i cattivi pensieri possono essere annacquati dall’alcol, Andrea pensa di aver trovato la sua pace fino a quando, per un gesto di generosità, si troverà nella situazione di riconoscere al polso di una trans un braccialetto molto particolare, che aveva regalato alla moglie.
Quel braccialetto sarà la molla per tornare alla vita e tentare di far luce su quella orribile notte che aveva cercato di dimenticare. Notte senza colpevoli certi. Le indagini hanno attribuito gli omicidi a una banda di albanesi che ha fatto perdere le tracce tornando in patria.
Da quel momento, scoprire cosa accadde veramente sarà lo scopo di Andrea, con un’indagine condotta da lui e dagli amici clochard. Saranno loro ad aiutarlo, a spingerlo a impegnarsi, approfondire e cercare di fare piena luce su quanto accaduto.
Potrà farlo ma solo con l’aiuto di Anna, brava sostituto procuratore fuori dagli schemi. Anche se il ruolo di magistrato le imporrebbe di non lasciarsi andare alle emozioni, Anna decide di starlo a sentire e sarà l’unica abbastanza aperta da concedergli fiducia, mentre suo fratello Giorgio non gli crede e si vergogna di lui. Con l’appoggio sottobanco di Anna, Andrea intraprenderà un percorso investigativo pieno di insidie, tra poliziotti corrotti, sul pericoloso e crudele palcoscenico di una città difficile da immaginare. Un’indagine a più livelli che lo porterà anche a interrogarsi e a scavare a fondo dentro di sé.
Le scelte che si compiono portano a conseguenze che vanno accettate. Anche se si è invisibili agli occhi del mondo, c’è sempre qualcuno che si accorge della tua presenza: un’anima affine, un amico che offre doni inattesi con grande umanità, ma anche tanti nemici. Non si è mai trasparenti, ma si può riuscire a mimetizzarsi. Andrea, un uomo di stracci, potrà proseguire nelle indagini, tutelato da un magistrato che lo ha guardato e ha visto chiaro dentro di lui. Ha persino visto che adesso è proprio lui il primo a desiderare il riscatto, a voler trovare in sé la capacità e l’orgoglio di una nuova vita, quasi una rinascita, o comunque una seconda vita.
Il re degli stracci. La prima indagine di un invisibile è l’esordio narrativo, nel segno del noir, di Stefano Vicario. Un romanzo compiuto, forse destinato ad avere un seguito, particolare, introspettivo, arricchito dalle pagine che ci parlano di una Roma buia e sconosciuta. Una Roma segreta, forse nota così solo a loro, agli ultimi, agli invisibili. Ma una Roma che c’è, vive, respira, esiste e che in queste pagine si materializza attraverso i luoghi, i personaggi, i fatti e le immagini. Immagini colte al volo sul Lungotevere, con un tramonto a fare da sfondo agli spettacolari scorci che la Città Eterna offre a chi, come loro, può vedere e non soltanto guardare. Immagini che restituiscono essenza ai senzatetto, gli “invisibili”. Ma come fate a non vedere, a dimenticare cosa nascondono quei cartoni, quelle coperte ammucchiate per strada? Guardateli bene, sono persone, come noi, non si possono ignorare.
Mentre troppo spesso invece diventa invisibile il disgusto di ciò che ci circonda. Il vero disgusto. Quello che richiede sguardi lunghi e penetranti per essere riconosciuto. Quello che si nasconde subdolamente nell’avidità di chi, per soldi, è pronto a mettere in gioco pelle e salute della gente. Di chi non si fa scrupolo nell’avvalersi, anche sessualmente, di povere creature innocenti e sfruttare sofferenze e dolori altrui.
Una storia di tradimento e riscatto, una Roma noir in cui indagano un clochard senza passato e un magistrato fuori dagli schemi.
Stefano Vicario, specializzato in produzioni televisive, ha curato la regia di numerose trasmissioni e fiction, tra cui Il pranzo è servito, La corrida, I Cesaroni. È stato il regista di svariate edizioni del Festival di Sanremo, e ha curato la regia di spettacoli di Roberto Benigni di grande successo, da Tutto l’Inferno a I dieci comandamenti. Ha anche diretto nel 2001 il lungometraggio cinematografico ‘Sottovento!’ con Claudio Amendola e Anna Valle, di cui ha curato anche la sceneggiatura. Del 2018 è sua la regia di Conversazione su Tiresia, di e con Andrea Camilleri. (ANSA).
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