Enrico Pandiani
Fuoco
Rizzoli, 2022
Recensione di Patrizia Debicke
15 gennaio 2004. Quando il furgone, che li stava trasferendo da Parigi al carcere di Lione, è stato coinvolto in un disastroso tamponamento a catena con diversi morti, in quattro sono riusciti a tagliare la corda e sono fuggiti insieme per i campi. Da allora hanno superato lunghi mesi di fuga spericolata e vertiginosa, evitando trappole e agguati, oppressi dalla fame e dal freddo, con il cuore in gola e nel mirino degli inseguitori, per rifugiarsi oltreconfine, in Italia. Prima tappa a Milano, poi, nel 2009, per non rischiare di essere scoperti, a Torino dove tutti loro erano riusciti a costruirsi una nuova vita senza mai sgarrare. A unirli, da allora, i vincoli indissolubili di una amicizia complice e quell’enorme segreto.
Ma chi sono i quattro di cui stiamo parlando?
Max Ventura, sedici anni prima César Colucci, marsigliese, ex componente di una banda di rapinatori di banche. Banda con un morto sulla coscienza che gli è valso una condanna a quindici anni di prigione. Ventura oggi gestisce un bel ristorante, L’Évêché, che apre i battenti all’angolo con via Mercadante dove, grazie alla buona cucina italo-francese e a Federica, la sua meravigliosa compagna, i clienti non mancano mai. Una brutta facciata compensata da un ristorante di successo, frequentato da una vastissima clientela, dove si mangia bene e dove c’è sempre un piatto a disposizione anche per i senzatetto.
Poi Abdel, ovverosia Rachid Belghazi, omosessuale, appassionato d’auto d’epoca e bon vivant, il bell’algerino dai profondi occhi azzurri. Ex ladro di professione, trasferito a Torino anche con l’aiuto del suo attuale compagno, avvocato di grido in città, ha aperto un’officina che tratta auto d’epoca.
Poi c’è Sanda, allora Florence Narindra, di padre malgascio e madre francese, che con i suoi ricci disordinati e lo sguardo intrigante non passa certo inosservata. Una carriera da giovanissima ex spogliarellista poi approdata come ballerina al Crazy Horse di Parigi fino a quando ha ammazzato un cliente che non voleva solo invitarla a cena… Legittima difesa secondo lei, ma rischiava dieci anni di galera. Oggi è socia di affari e di letto di Salvo, con il quale manda avanti una rinomata palestra di arti marziali.
Ultima e molto particolare, anche per la fascinosa malinconia di bruna alsaziana, troviamo Vittoria, alias Giselle Hartmann, laureata in infermieristica, coinvolta in una sporca truffa dal compagno di allora, oggi madre single di un’adorabile sedicenne, crede di aver ricominciato a vivere…
Sui quattro c’è anche un mandato di cattura emesso nel 2009 dalla questura di Milano. Ma sono riusciti a darsela a gambe, facendo addirittura credere all’Interpol di aver lasciato il Paese per l’Austria. Invece erano arrivati a Torino con una nuova identità. Un’identità che ha retto bene fino a quando un giorno…
Uno strano individuo, un vecchio dall’aspetto di un cagnone buono, si presenta alla porta di L’Évêché, il ristorante di Max battezzato con il nome del commissariato centrale di Marsiglia.
Sono stati scoperti e l’uomo che li ha trovati, che si farà chiamare Numero Uno, irromperà nelle loro esistenze. Scomoda irruzione che li obbligherà a confessare tutto ai rispettivi compagni e nel caso di Vittoria alla figlia, per loro fortuna avviata a un promettente futuro di hacker. Il vecchio, infatti, avanza una precisa richiesta, anzi un ricatto e, minacciando di portare a galla il passato e farli arrestare, li costringerà a lavorare per lui. Per evitare di distruggere le loro vite, dovranno rispolverare una vecchia storia legata a un traffico di medicinali e sondare il possibile dolo in un incendio che ha fatto numerose vittime. Furiosi ma ormai coinvolti, riciclatisi come eterogenea banda di investigatori, si metteranno all’opera e riusciranno a fare le bucce anche a personaggi dall’apparenza intoccabile.
Fino a scoprire che, come il male fatto viene punito, una buona azione, un atto di bene restano un incancellabile punto fermo che può garantire il diritto di dimenticare e ricominciare.
Ancora una volta Enrico Pandiani scrive un romanzo duro e scanzonato, dal quale traspare la sua bravura e l’intelligente e sottile vena di umorismo. Fuoco si rivela un romanzo dai toni noir che a tratti sfiorano la spy story, con personaggi che richiamano trame e contenuti di capolavori francesi dell’ottocento (Hugo?). Una trama di taglio scenografico in cui Pandiani giostra con abilità per bocca e ricordi dei protagonisti, con flash back e ritorni al passato per costruire un romanzo veloce, a tratti turbinoso, sicuramente più di azione che di introspezione. Un romanzo alla Lemaître che, come il gatto con il topo, pare voler giocare sadicamente con le vite dei personaggi, intrecciandone i destini in modo imprevedibile.
Fuoco è dedicato al grande amico di noi tutti, Stefano Di Marino. Stefano, se puoi vederci sorridi e comincia a contare in quanti ti volevamo bene. Sarà una fila lunghissima.
Enrico Pandiani inizia ad esprimere il suo talento di narratore fin da bambino, disegnando fumetti. Poi grafico e disegnatore, scrive la saga “Les italiens”, i cui protagonisti sono una squadra di poliziotti parigini e il Commissario Mordenti: Les Italiens è del 2009, Troppo Piombo del 2010 e Lezioni di tenebra del 2011. I primi tre episodi sono stati pubblicati per Instar Libri, mentre Pessime scuse per un massacro, quarto capitolo della saga, è uscito per i tipi Rizzoli nel 2012. Da segnalare anche La donna di troppo (Rizzoli, 2013), con la quale Pandiani ha inaugurato una nuova serie gialla ambientata nella sua città, Torino. Del 2014 e sempre per lo stesso editore è I semi del male, raccolta di racconti noir scritta a sei mani: oltre allo stesso Pandiani, vi sono storie di Carlo Bonini, Sandrone Dazieri, Giancarlo De Cataldo, Marcello Fois e Bruno Morchio. Tra i romanzi più recenti ricordiamo Più sporco della neve (2015), Una pistola come la tua (2016), Un giorno di festa. Un romanzo de «Les italiens» (2017), Polvere (2018) e Lontano da casa (2021).
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